1 - APPASSIONANTE
Jena per La Stampa" - È stato un discorso così appassionante che Bersani si è addormentato mentre lo pronunciava.
2 - LA PIAZZA SECONDO PIZZI...
Umberto Pizzi per Dagospia
Caro Dago, per uno che tuttora quando sente l'Internazionale Socialista ha la stessa sensazione di un'iniezione di adrenalina, la manifestazione di sabato scorso a Piazza del Popolo è stata come una stilettata al cuore. Non per la piazza, che risponde sempre con grandi entusiasmi - una massa umana che ha superato ogni aspettativa - ma per tutti quei dirigenti del centrosinistra che più che mai si sono presentati divisi.
WALTER VERINI LUIGI ZANDA E ANNA MARIA MALATOOgnuno cercava di coltivare il suo orticello; alcuni si salutavano a malincuore, altri per nulla. Quelli che giravano con cartelli come "contro Berlusconi ma non con Bersani", e quei vecchi compagni del PCI che se ne stavano seduti in un angolo soli e dimenticati.
Tutto mentre un nostalgico Bertinotti gridava (riferendosi alle bandiere dei partiti) "Che colori sono questi. Sono dei patchwork sbiaditi. Vuoi mettere il colore delle bandiere rosse!!"
Ancora una volta, come in tutte le manifestazioni di massa emergono i futuri leader del centro sinistra e fra tutti Nichi Vendola che e'stato l'unico a trascinare la piazza.
3 - EMMA&NICHI LA STRANA COPPIA DIVENTA SUPERSTAR
Fabio Martini per "La Stampa"
Stavolta l'ordine è stentoreo. Sul mega-palco di piazza del Popolo possono salire soltanto gli oratori, per gli altri il divieto è assoluto. E così, quando alle scalette si presenta Emma Bonino, con una squillante giacca gialla, i compagni del servizio d'ordine non muovono ciglio. Ma c'è un uomo che la insegue. L'imprevisto suscita un fremito nei guardaspalle perché da lì non deve passare nessuno. Accidenti: l'uomo che cerca di passare le linee è Massimo D'Alema. Un compagno del servizio d'ordine, con un coraggio da leone, appoggia una mano sulla spalla di D'Alema per bloccarlo.
UNA DEL POPOLO VIOLAMa nel frattempo lui è già giunto alla meta. Un bacio e un abbraccio alla Bonino e "Baffino" può riscendere le scalette. Sono le 15 è iniziata da minuti la manifestazione indetta da tutti i partiti del centrosinistra e quel gesto minimalista di D'Alema resterà uno dei rari momenti di affetto che si scambieranno tra di loro i leader dei tanti partiti del centro-sinistra, di nuovo tutti assieme per una manifestazione comune. Erano cinque anni che non salivano tutti sullo stesso palco e una certa, reciproca distanza non deve stupire.
SIMONE CRISTICCHILa regia prevedeva che sul palco salisse un leader alla volta? Nel backstage ognuno è restato per conto suo. Per quasi due ore Pierluigi Bersani, mentre parlavano gli altri, è rimasto dentro il gazebo del Pd, con le tendine chiuse. Antonio Di Pietro è arrivato in piazza mentre parlava Emma Bonino, ma dopo averla ascoltata per un minuto e mezzo, ha preferito gettarsi in pasto ai giornalisti.
PIERLUIGI BERSANIPaolo Ferrero, il leader del Prc, nel suo cappotto blu, se ne sta per conto suo in un crocchio "rifondarolo", Riccardo Nencini in quello socialista con Bobo Craxi, Angelo Bonelli, capofila dei Verdi, chiacchiera con i suoi, Nichi Vendola e Fausto Bertinotti discettano a lungo in un capannello comunista.
Ad un certo punto arriva anche Walter Veltroni, con le due figlie. Sfiora Massimo D'Alema, i due non si salutano. L'unico che fraternizza con tutti è Armando Cossutta. Ottantatré anni, oramai fuori dai giochi, l'Armando se ne sta seduto su un tubo Innocenti nei pressi del palco e ogni volta che passa uno dei big, si alza, lo saluta e, nel caso, lo abbraccia.
PAOLO CENTODunque, ognuno per conto suo, anche perché una nuova Unione ancora non c'è e quello che si è ritrovato sul palco per ora somiglia più ad un comitato di liberazione da Berlusconi che ad una futura coalizione di governo. Ma la sorpresa della piazza, una piazza in gran parte del Pd, è stata l'accoglienza ai due personaggi che, se dovessero vincere le sfide regionali, potrebbero cambiare il Dna del futuro centro-sinistra: Emma Bonino e Nichi Vendola.
NICOLA LATORREQuando la leader radicale è stata chiamata sul palco, dai sessantamila (tanti ne contiene piazza del Popolo, ma altri 30-40 mila circolavano nelle strade laterali), si è alzato un «Emma, Emma», un coro per nome che più tardi non gratificherà neppure l'applauditissimo Bersani. In una piazza di "compagni", lei non si spersonalizza («I miei compagni radicali»), ma fa capire che orami fa parte della squadra: «Sono grata alle forze politiche che mi hanno candidato, alle quali va il mio ringraziamento e la mia emozione».
E poi butta lì una frase a futura memoria: «Noi radicali siamo i federatori», lo stesso aggettivo che 15 anni fa Nino Andreatta coniò per il futuro leader dell'Ulivo, Romano Prodi. E l'altro big osannato è stato Vendola. Ha urlato per dieci minuti, con quella passione visionaria che fa impazziare la gente di sinistra. Con un incipit che vuole essere letterario: «Già si sente il cattivo odore, già la crisi del berlusconismo...».
MASSIMO DALEMAE Tonino? I suoi erano arrivati alle 8 del mattino per piazzare i palloncini dell'Italia dei Valori sotto il palco, ma la mitragliata di invettive anti-Berlusconi scandita da Di Pietro («Piduista, «corruttore matricolato», «novello Nerone», «fascista di ritorno») gli ha garantito tanti applausi, ma sempre meno di quelli tributati ai due "emergenti", gli unici chiamati per nome dalla folla democratica. Emma e Nichi.
ANTONIO DI PIETRO