Alberto Dandolo per Dagospia
Barcellona, calle Pamplona 88, quartiere Poble Nou. Pieno centro. A due passi dagli ingolfati circuiti turistici che convergono alle ramblas. Questa domenica l’aria era mite. Anche in piena notte. Ed è proprio quando le luci della natura si spengono che i marciapiedi di questa fetta di città si animano di ben altri bagliori. Quelli di una umanità varia e avariata.
Ma con un denominatore comune: la voglia di stravizio, di eccesso e di piacere ai confini del collasso pecoreccio. Ed ecco che allora sull’asfalto di queste «calles» vedi adagiarsi i tacchi a spillo delle peggio mignotte e delle mejo trans, le fauci di maschi bulimici di droghe e sodomie, ma anche le narici infojate di bimbiminkia alla ricerca della sniffata a basso costo.
Ed è proprio in questo dedalo di viuzze (via Pamplona appunto) che si erge come un monumento al sacro vizio quello che è considerato il tempio del «cyber punk» iberico (che fu): il RazzMatazz.
Questo posto, che due settimane fa ha compiuto 14 anni, ha conosciuto tutte le traversie e le contraddizioni di Barcelona. E’ specchio delle sue grandezze e delle sue peggio scivolate verso il basso. Dei suoi desideri lascivi e della sua creatività avanguardista. Che poi sono la stessa cosa.
Siccome siamo sotto Halloween il locale ha pensato bene di spegnere le sue candeline unendo il gotico al più trucido sadomaso. In un carnaio eterogeneo dove il culo sodo della trans si mixa con la testona del nano vestito in pelle e con frustino al seguito.
Si entra e l’atmosfera è surreale. Quasi rarefatta. Si sente un forte odore di incenso misto a quello di cannabis. Lo spazio è enorme, buio, ma allo stesso tempo asfissiante per l’enorme quantità di corpi che lo calpestano. In fondo c’è un enorme palco con un gabbione che ha dentro il dj. Al lato della gabbia invece si erge una croce di legno, posta in maniera obliqua, con al centro un sedile in pelle e ai lati catene in acciaio.
Lo spettacolo ha inizio.
Dall’alto scende una grossa pedana tutta piena di fiori con un trono su cui si adagiano i circa 200 kg di una drag bionda di botticelliana memoria. Accanto a lei due nani scatenati. Vestiti da mistress.
I nani iniziano a dispensare pozioni di liquido rosso. E’ vodka e colorante. L’atmosfera si surriscalda quando arrivano tre trans statuarie. Di età diverse. Le trans danno vita a centro pista ad uno spettacolino per stomaci forti. Si leccano, si cavalcano, simulano orgasmi.
Intanto sul palco ha inizio il momento della «crocefissione». Ad appendersi alla croce un bel ragazzotto barbuto e col culo all’aria. Diventa l’oggetto delle «fustigazioni» e delle punizioni corporali dei nani e delle trans. Intanto dall’alto scende una donna tutta «s-vestita» di bianco e con vagina in bella mostra che simula una impiccagione volontaria.
Lo spettacolo continua con pirotecnici giochi di fuoco.
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Ma il vero show si consuma negli enormi e accoglienti bagni del locale. Sniffate selvagge, cannoni liberi e fellatio con pubblici zampilli.