Michele Anselmi per Il Riformista
Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
C'era anche Walter Veltroni, solitario e ramingo, non più corteggiato, giovedì sera a Villa Medici, per la pre-festa dei Nastri d'argento, storico premio di cinema organizzato dal Sindacato giornalisti cinematografici (da non confondere con i critici). La sontuosa cornice, scelta ad hoc per ricevere la folla di cineasti, divi, presenzialisti e imbucati, serviva a illustrare le cinquine in vista della premiazione vera e propria, prevista il 27 giugno a Taormina.
Ma intanto, a mo' di riscaldamento, anche un po' per ribattere sul piano mediatico ai David di Donatello, la presidentessa Laura Delli Colli ha voluto sparare qualche cartuccia: il riconoscimento a "Gomorra" come "film dell'anno", il Nastro d'onore a Ettore Scola, presente in carne ed ossa e con una mostra dei suoi disegni, i Nastri speciali a Raoul Bova e Piera Degli Esposti, il Nastro d'argento per il doppiaggio ad Adriano Giannini.
A sorpresa, ma neppure tanto, è arrivato anche Roberto Saviano, guardato a vista dalla nutrita scorta, e molto applaudito dagli astanti quando ha ricordato, citando Biagi, che "l'unica resistenza possibile è fare bene le cose, e io ci provo" (poco prima aveva spiegato: "Non sono io a fare paura alla camorra, fa paura il mio lettore").
ARMANDO TROVAIOLI WALTER VELTRONI - copyright PizziNaturalmente il premio extra a "Gomorra" è servito anche a rinverdire e variare un po' la cinquina più significativa, riservata al regista del miglior film, dove ora spiccano Francesca Archibugi ("Questione di cuore"), Pupi Avati ("Il papà di Giovanna", Marco Bellocchio ("Vincere"), Marco Risi ("Fortàpasc") e Paolo Sorrentino ("Il Divo").
In più, a cogliere una tendenza già segnalata dai David, s'è deciso di creare un Nastro speciale dedicato alla commedia, dove hanno trovato accoglienza, in un tripudio di citazioni multiple (il regista, tre-quattro attori, l'intero cast), "Diverso da chi?" di Umberto Carteni, "Generazione mille euro" di Massimo Venier, "Italians" di Giovanni Veronesi, "Si può fare" di Giulio Manfredonia, "Ex" di Fausto Brizzi.
ARMANDO TROVAIOLI - copyright PizziProprio Brizzi, alla sua maniera sorniona, pur apprezzando l'attenzione verso la commedia, s'è divertito a sfotticchiare un po' la proliferazione di candidature. "Se va avanti così mi ritroverò a concorrere nella categoria miglior film di Brizzi dell'anno". Molti, in sala, non hanno capito, o chissà. Al lato opposto, qualche minuto prima, Pupi Avati s'era voluto togliere un sassolino dalla scarpa, sussurrando: "Grazie, era un po' che mancavo, finalmente vi siete ricordati di me".
Il giorno dopo, per approfondire un po' la questione, vale la pena di risentire Brizzi. Sta finendo di ritoccare col fedele Marco Martani il copione del nuovo film, "Maschi contro femmine", che girerà dopo l'estate. Trattasi di un'altra commedia corale sulla guerra dei sessi (il titolo spiega già molto), nella speranza di bissare il successo di "Ex": nazionale e internazionale, vista l'accoglienza ricevuta al Marché di Cannes, dove il film è stato il più venduto tra gli italiani.
BEPPE FIORELLO - copyright Pizzi"La mia era solo una battuta, non volevo fare l'antipatico, segnalavo semplicemente un'eventualità: andando avanti così, si arriverà a restringere la categoria a se stessi, a una sola persona", scherza il regista di "Notte prima degli esami", candidato, appunto, insieme a tutto il cast del suo film. "Tanto peggio che ai David, non può andare. Dieci nomination, neanche una statuetta", aggiunge. "Ma mi chiedo: e se vince ‘Ex', in quanti dovremo salire sul palco a ritirare il Nastro?".
In effetti, il rischio è proprio quello. Che a forza di rimpolpare e raddoppiare le candidature, facendo concorrere un attore o un direttore della fotografia per due film, un produttore addirittura per tre, si finisca con lo svilire un po' il valore del premio. Per natura selettivo, mirato, non elastico.
DOMENICO PROCACCI ROBERTO SAVIANO - copyright PizziConcorda Brizzi. "La gara è gara. Io e Martani veniamo dall'agonismo sportivo, siamo abituati al confronto duro. Poi, vero, i premi di cinema sono anche un gioco. Sapendo che la gara vera si fa da un'altra parte: staccando biglietti, più biglietti possibile, per poter girare altri film". Detto questo: "Ben venga il Nastro alla commedia, non mi sento per nulla ghettizzato rispetto ai film più seri, d'autore. Giusto non far concorrere film con obiettivi diversi. Infatti i Golden Globe americani operano la distinzione tra genere drammatico e commedia. Anche se i confini sono labili".
CITTO MASELLI - copyright PizziIn che senso? "Beh, io vedo ‘Questione di cuore' come una commedia malinconica, molto bella. Al pari di ‘Si può fare'. Ma il primo sta tra i film seri, il secondo tra le commedie. E poi mi chiedo perché nella neo-cinquina non ci sia ‘Natale a Rio'. Comunque si giudichi il cosiddetto cine-panettone di De Laurentiis, quel film doveva starci".
ROBERTO SAVIANO - copyright PizziNaturalmente, i gusti sono gusti, pure insindacabili. I Nastri, legittimamente, cercano di differenziarsi dai David, più ricchi e istituzionali, e lo fanno allargando le rose (fin troppo: soggetto e sceneggiatura, ad esempio, potrebbero essere unificati), dilatando i criteri temporali legati alle uscite, chiamando a raccolta l'intero cinema italiano, moltiplicando gli omaggi. C'è chi - un regista famoso di cui non faremo il nome - parla addirittura di "Premiopoli", chi di "sovraffollamento", chi di "horror vacui". Vale anche per i David di Donatello, sia chiaro.