FOTO DI UMBERTO PIZZI DA ZAGAROLO
1- LETTA LODA "BAARÌA": INNO ALLA BELLA POLITICA - PRESENTATO IL LIBRO SUL FILM...
Virginia Piccolillo per il "Corriere della Sera"
«Questo libro, come il film Baarìa , è educativo perché è un invito alla bella politica. Quella che induce a fare qualcosa per la comunità in cui tutti siamo immersi». Nel giorno in cui il capo dello Stato rivolge un invito all'unità, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta strappa l'applauso rivolgendo un appello a «lavorare tutti insieme per una politica buona».
WALTER VELTRONIBattono le mani il regista da Oscar Giuseppe Tornatore e il giornalista Pietro Calabrese che ieri, al Circolo Canottieri Aniene di Roma, hanno presentato - assieme al presidente del circolo Giovanni Malagò e al presidente di Rcs libri, Paolo Mieli - Baarìa , il libro da loro scritto che tira le fila di quella «montagna di leggende, colori, emozioni, storie, contrasti e facce », da cui è scaturito il film che ora è in lizza per l'Oscar.
Applaude intera la platea bipartisan presente al circolo (dove sono nati film e libro giacché entrambi gli autori sono soci): da Walter Veltroni a Pupi Avati, dall'ad di Mediaset Giuliano Adreani a Irene Ghergo ed Enrico Lucherini, dai fratelli Taviani ai fratelli Vanzina, dall'editore Carlo Perrone al senatore pdl Luigi Compagna. Oltre, naturalmente, all'ad di Medusa, Giampaolo Letta, produttore di Baarìa e figlio di Gianni.
A lui rivolge uno sguardo il sottosegretario quando legge dal libro le parole di «Peppuccio » Tornatore: «Mio padre e suo nonno Cicco sono stati il poema omerico della mia conoscenza. Con quel suo ripetere: 'Non farò mai una cosa di cui dovrete vergognarvi'». E quando aggiunge: «I buoni sogni sono come la buona politica, possono avverarsi e cambiare il mondo». Il mondo di papà Tornatore, come ricorda Calabrese, non cambiò.
TRIO MEDUSAE i suoi ideali dovettero fare spazio a chi stava dando il via a suon di tangenti al sacco di Bagheria. Ma per Gianni Letta «quella delusione segna il limite che indica dove la politica manca. E il messaggio forte che ci dà Tornatore è un invito a riconsiderare i rapporti non solo tra le forze politiche, ma anche tra le persone, a mettere da parte i conflitti e fare qualcosa insieme per la società.
E lo dico anche a Walter Veltroni che è qui». Finita la presentazione chiarisce: «Non è un'autocritica. Un invito. Rivolto ad amici vicini e lontani». Nel libro però la politica è un accenno lontano. E', come dice Calabrese, «la favola moderna del successo di Tornatore ». «Lui - ammette il regista - da grande giornalista, ma soprattutto con la sua grande sensibilità, è riuscito a farmi dire cose che non mi sarei mai sognato di dire a nessuno». Ma l'ex direttore del Messaggero , di Panorama, di Capital e della
Gazzetta dello Sport ha fatto di più. Ha ricostruito, come sottolinea Mieli, «le difficoltà, le fatiche, i fallimenti e gli sforzi che precedono e accompagnano l'uscita di un capolavoro». Compreso il coraggio di rischiare: «Avere avuto il coraggio di osare un film come quelli che hanno reso famoso il cinema italiano, un film alla Visconti, è qualcosa a cui va dato un riconoscimento ».
2- È SOLO UNA SICILIA DA CARTOLINA DIVISA TRA COMUNISTI E MAFIOSI...
Marcello Veneziani per "il Giornale"
Dal Nuovo Cinema Paradiso al Vecchio Cinema Paraculo. No, quella non è la Sicilia vera, quello non è il Sud dei nostri padri e della loro infanzia divenuta poi la nostra. Quello è il kitsch, che come spiegava Hermann Broch, è la ripetizione senz'anima degli stereotipi, la caricatura pacchiana della realtà. Il film di Tornatore, Baarìa, non è un capolavoro ma una fiction televisiva.
È l'incrocio tra uno spot della Barilla che dura tre ore e un documentario apologetico sulle sezioni del Partito comunista italiano. Pieno di citazioni d'altri film, a cominciare dal proprio, di luoghi comuni e di un'epica da Camera del lavoro che abbiamo già visto negli anni passati: l'ultimo, infelice prodotto che riguardava l'alta Puglia, lo fece Michele Placido.
PIETRO CALABRESE GIUSEPPE TORNATOREMa quasi tutti i registi legati al Pci si erano cimentati nel genere, portando il neorealismo di Visconti, DeSica e Rossellini nei paraggi del realismo socialista. Premetto: ero andato ben disposto a vedere quel film perché mi era rimasto il dolce ricordo del suo magico Nuovo Cinema Paradiso e mi avevano rafforzato i vasti consensicheharaccoltoBaarìa, Berlusconi incluso. Ero convinto che uscendo dalla sale avrei dovuto ammettere: benché nostalgico del comunismo, è un gran bel film.
E magari avrei aggiunto: Tornatore è libero di farsi produrre un film comunista da Berlusconi; ma fa un po' schifo vederlo ieri manifestare contro la minaccia della libertà in Italia, lui che ha fatto in libertà un gran film del genere. Invece no, il film non è un capolavoro. Tutti i luoghi comuni sono gridati e marcati, il bambino che corre è un remake del neorealismo e dello stesso film di Tornatore; è tutto ricostruito in modo finto e sgargiante, sembra di stare a Las Vegas dove hanno costruito una finta Venezia, con gondole finte e canali finti.
Così la Bagheria rifatta in Tunisia. Buona per vendere paste e biscotti di antichi mulini e valli degli orti, vecchi nonni e improbabili mamme. Spacciati per genuini, come se fossero fatti in casa e invece sono prodotti industriali. Stucchevole alle volte, come la storia della mosca che fuoriesce dopo tanto tempo dalla trottola, o dei serpenti, il sangue e le uova. Una mitologia di plastica con sogni componibili come i mobili Ikea.
GIULIANO ADREANI GIUSEPPE TORNATOREE poi tutta questa epopea del comunismo, con una spartizione manichea del mondo. Tutti i buoni di qua e i cattivi di là, gli spottoni di partito secondo cui chi è contro la mafia ha da essere per forza comunista, dimenticando fior di siciliani uccisi dalla mafia perché portavano la divisa o avevano la fiamma missina nel cuore.
Tanti di loro ricordavano che la mafia in Sicilia era stata sconfitta solo dal fascismo e dal prefetto Mori, un nazionalista con forte senso dello Stato. Ed era tornata con gli americani; ma questo nel film di Tornatore non figura neanche di striscio, benché se si ripercorrano proprio quegli eventi e quegli anni.
A proposito, nel film ci sono tanti comizi, campagne elettorali, simboli, ma tutto un mondo che a sud e in Sicilia era vasto e ha contato tanto, è cancellato: non ci sono missini, e nemmeno monarchici, non si vede una fiamma, una stella e corona; eppure c'erano, eccome. A volte come nemici della sinistra, a volte come nemici del potere democristiano e mafioso, a volte come alleati della sinistra (do you remember la giunta Milazzo, comunisti e missini inclusi, con la benedizione di Togliatti?).
Tutta una Sicilia estirpata per un evidente residuo di odio e disprezzo militante. Solo immaginette da volantinaggio del Pci, i buoni lavoratori aggrediti da borghesi mafiosi in giacca e cravatta; epopea didascalica, da scuola dell'obbligo del vetero comunismo, solo qualche lieve accenno al disincanto verso il comunismo sovietico. Ma tutto esagerato, perfino la pioggia.
GIUSEPPE TORNATORE GIOVANNI MALAGOUn Sud ridotto a cartolina illustrata; certo, a volte uno, affamato di miti e di ricordi struggenti del passato, s'accontenta anche di queste patacche pur di respirare la magia del piccolo, immenso passato. Ma sono patacche buone per turisti (chissà che a Hollywood non piaccia proprio per questo, perché risponde ai luoghi comuni sulla Sicilia e sulla virtuosa sinistra contro la mafia).
Preferisco consigliarvi di rivedere Nuovo Cinema Paradiso, dove c'era più vera Sicilia nonostante il protagonista fosse un grande attore francese, Philippe Noiret, e non vi fosse lo sciame di attori siculi qui dispiegati, a volte anche eccellenti ma diretti a volte in modo affettato, ridotti a macchiette.
Contornati da recitazioni a volte parrocchiali, anzi sezionali, insomma dopolavoristiche. Quella di Nuovo Cinema Paradiso era poesia, questa è una furbata che vuol mettere insieme ideologia e commercio. Forse l'aspetto sentimentale da salvare è proprio nel familismo meridionale: merita rispetto quel voler rendere omaggio al proprio padre e alla propria famiglia.
Ma Nuovo Cinema Paradiso ricordava davvero i pomeriggi passati al cinema del paese; ricordava il sud, la mitologia paesana, la antica cafoneria del corso, gli scazzi e i rumori insala e la cavalleria rusticana. La trovata che lo rese ancor più fascinoso fu il passato visto con gli occhi di un bambino; lo vedi con stupore infantile, torni bambino, rivedi gli zombie del paese, le sagome curiose e gli aneddoti più saporiti.
GIULIANO ADREANI FERDINANDO BRACHETTI PERETTIRivedi il cinema come un sogno collettivo fatto insieme, ridendo e piangendo insieme e a volte digerendo anche. Era un film sulcinema, visto come il primo soffio di modernità e globalizzazione che arrivava nel villaggio ed assumeva le sembianze del paese. Tenero, appassionato, pulito, dove l'amicizia tra un adulto e un bambino non alludeva alla pedofilia.
Uscivi dal cinema con la voglia di baciare la maschera e l'operatore, e col segreto desiderio di tornare dentro, in sala. E insieme con la nostalgia del vecchio sud, del vecchio cinema di provincia e della tua infanzia. Un film pieno di tornanti; allora mi sentii anch'io, emigrato da quel piccolo mondo antico e terrone; un tornatore. Questo no, è il compagno Peppino. A questo punto meglio il Peppone padano di Guareschi; benché anticomunista, Guareschi dava umanità ai suoi nemici e calda simpatia ad ambedue gli antagonisti, rappresentando un bipolarismo duro e tenero che non divideva il paese in buoni e cattivi. Pur nel versante umoristico, Guareschi fu più civile, più vero e più educativo di Tornatore. Con un'altra differenza: il premier d'allora mandò in galera Guareschi, suo sostenitore; il tiranno di adesso invece produce il film a Tornatore, suo nemico.
3- È UN ROMANZO STORICO CON UN INNO ALLA BELLEZZA ...
Vittorio Sgarbi per "il Giornale"
Baarìa è la memoria e Bagheria è il presente. Giuseppe Tornatore ha voluto raccontarci, come in un sogno la storia della sua vita attraverso la vicenda esemplare di suo padre, i riflessi sulle proprie scelte. Realtà e sogno si incrociano e si attraversano in una continua sovrapposizione dei due registri che si rivelano all'inizio e alla fine. I bambini ne sono la chiave.
GIOVANNI MALAGO WALTER VELTRONIIl primo che incontriamo, in apertura, è Tornatore stesso che, dopo una lunga corsa per acquistare le sigarette per un piccolo compenso, prende quota e sialza in volo fino a vedere la città della sua infanzia, la Baarìa integraemitica. Il secondo, in chiusura,è il padre diTornatore che si sveglia dopo il sogno dentro il quale si dipana la storia. Tornatore si compiace di questa doppia dimensione.
Anche se il film racconta la storia coerente di due generazioni la sua e quella del padre, storia vera che è anche storia d'Italia e storia di Sicilia. A un certo punto i registri si confondono e, nell'aula di una classe dell'epoca fascista in cui Tornatore padre è mandato dietro la lavagna per aver disubbidito a una maestra di regime, la storia si trasferisce nel sogno. Il piccolo Tornatore padre si addormenta e sogna la propria stessa vita.
Quando,alla fine, si sveglierà, uscirà dalla scuola abbandonata per tornare nella propria casa sul punto di essere distrutta e, ignobilmente, «riqualificata» nel centro della nuova Bagheria sfigurata. Un particolare ci riconduce alla realtà: nelle rovine della casa ritrova un orecchino perduto dalla madre tanti anni prima.
È evidente, con tutti questi espedienti narrativi, necessaria Tornatore per preservare l'aura favolosa, che il film non vuole rappresentare una realtà oggettiva, non vuole essere la storia della Sicilia negli anni del fascismo e della rinascita dopo la liberazione con lo sbarco degli americani, ma un«amarcord» filtrato attraverso la sensibilità poetica di Tornatore e l'amore e il rispetto per l'esperienza del padre, militante comunista concreto, non fanatico, le cui speranze e le cui aspirazioni, come nella vita di molti, sono alla fine frustrate.
GIANPAOLO LETTA WALTER VELTRONI ALESSANDRO CASARSANon bisogna perdere di vista la «posizione» di Tornatore che è quella emozionata del poeta, nondellostorico.IlpregiomaggiorediTornatore- e da questo deriva lo spontaneo consenso di Berlusconi che ha probabilmente danneggiato Tornatore nell'ambiente conformistico e allineato sul pensiero unico degli intellettuali e degli uomini di cinema- è di non avere raccontato una storia a tesi, secondo un pregiudizio ideologico, di non avere diviso il mondo in buoni e cattivi, ma di avere assecondato la dolcezza della memoria, recuperando motivi, caratteri, personaggi della propria esperienza vissuta. Non essendo un film a tesi Tornatore non vuole parlare di quello che non ricorda o di quello che non ha vissuto.
Per questo è la prima volta che in un film siciliano, di impegno civile, la mafia non è protagonista, ma se ne avverte la presenza così come la ha avvertitaTornatore, non dominante nella società,ma arroccata in alcune situazioni di potere che non condizionavano la vita delle persone semplici.
Tornatore non è Saviano, non vuole fare denunce e non vuole fare la vittima. La sua vita, come quella di suo padre, non è stata condizionata dalla mafia. E forse questa onestà è rimproverata a Tornatore da quanti considerano il suo racconto edulcorato, ambientato in una Sicilia da cartolina, che non rispecchia la realtà. Infatti Tornatore racconta una favola, una favola bella.
La vita del padre, prima della sua, come quella di un dirigente comunista siciliano interferisce con la storia, riflette, a distanza, i momenti difficili della resistenza al fascismo, quelli, pieni di speranza e di illusioni, della democrazia che si viene formando. Roma, Togliatti, le elezioni politiche; e poi, quando entra in scena Giuseppe il movimento studentesco, la rivoluzione del costume dopo il '68 e anche il sacco di Bagheria, la distruzione della bellezza di ville e giardini, nell'impotenza di chi ha vissuto in un paradiso. E proprio qui sono i temi più cari a Tornatore.
GIANNI LETTA PIETRO CALABRESELa storia d'amore fra il padre e la madre nelle bellissime figure interpretate da Francesco Scianna e Margareth Madè. Belli, innamorati, pronti a sfidare le convenzioni che non li vorrebbero insieme. Tornatore racconta questa storia d'amore con una partecipazione straordinaria e con una finezza pucciniana.
Ma ciò che appare a chi guarda è l'intersecarsi della storia privata con la storia civile in un modo non dissimile da quello dei Promessi Sposi. Anch'essi fiction, ma soprattutto romanzo storico e Tornatore rende romanzo la storia d'amore dei suoi genitori. Così il film mette in scena una Sicilia della memoria che è un luogo di bellezza sullo sfondo del quale i due promessi e poi sposi, recitanola loro favola personale.
Che è stata la vita del padre di Tornatore, e che Tornatore ha voluto rappresentare così come la ricorda e così come il padre glie l'ha raccontata. Allo stesso modo che essa sembra essere uscita dal suo sogno dietro la lavagna.
E nel contrasto fra quella che Baarìa è stata e quella che Bagheriaè, deriva il desiderio di un riscatto ed è questa forza positiva che rende il film di Tornatore importante per l'immagine della Sicilia, tanto vituperata, e per l'immagine dell'Italia, ma anche quello che la Sicilia potrà essere per l'Italia ritrovata come il Paese della bellezza infinita di cui la Sicilia è il maggiore ornamento. Una storia diversa da quelle da sempre raccontate della Sicilia ma,certamente,una storia vera.