Per fortuna che c’era Tarak con “lectio magistralis” al presenta-libro di valori - quelli che si son visti ieri sono la rappresentazione plastica di un super potere che attraversa tutte le istituzioni e non ha alcuna voglia di fare un passo indietro - letta, Bernabei, geronzi, bernabé, rovati, gnudi, zaleski, assumma, dell'utri, gifuni

Condividi questo articolo


  • Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo

    Diceva Gandhi che  il potere deve essere leggero come un fiore, ma quello che ieri pomeriggio si  è ritrovato nel Palazzo della Cancelleria nel cuore di Roma era pesante e un  po' affaticato.

    ZALESKY E GERONZI - copyright PizziZALESKY E GERONZI - copyright Pizzi

    Fuori c'erano 40 gradi di calore e i personaggi che hanno risposto all'appello imperioso di Giancarlo Elia Valori per la presentazione del suo libro "Il futuro è già qui", hanno percorso lentamente le due rampe che portano al "Salone dei Cento Giorni", così chiamato quando il Vasari si vantò di averlo affrescato in poco più di tre mesi. Pare che Michelangelo di fronte ai dipinti che rappresentano la vita di Paolo III Farnese, abbia risposto al pittore di Arezzo "e si vede!", ma quelli che si son visti ieri nel caldo pomeriggio romano sono la rappresentazione plastica di un potere che attraversa le istituzioni e non ha alcuna voglia di fare un passo indietro.

    I primi ad arrivare intorno alle 16,15 sono stati Flebuccio De Bortoli ed Ettore Bernabei, il mitico direttore Rai al quale Fanfani suggerì di prendersi in grembo Valori, il "ragazzo di Meolo" che tra un incarico e l'altro trova anche il tempo di scrivere libri di geopolitica.

    ZALESKI - copyright PizziZALESKI - copyright Pizzi

    Il direttore del "Corriere della Sera" e Bernabei si sono appartati in un angolo per un lungo colloquio ed è probabile che Flebuccio gli abbia raccontato qualcosa sulle ultime novità del Gruppo Rcs. La più succulenta riguarda l'intenzione della casa editrice di cedere i periodici al furbo Urbano Cairo, l'editore innamorato del pallone che avrebbe dimostrato la sua disponibilità a farsi carico delle testate senza cacciare un quattrino, anzi ricevendo in cambio un pacchetto di 20 milioni. (Siamo giunti a questo: ti pago io se prendi le mie riviste!)

    Mentre i due parlavano guardando dall'alto lo stupendo cortile del Bramante con le colonne color porpora, uno stuolo di guardie del corpo più numeroso del G8 accompagnava in sala il gotha della finanza e dell'economia. Così mentre il finanziere franco-polacco Zaleski si accomodava in prima fila, ecco arrivare Cesarone Geronzi con un impeccabile completo blu-mare, poi Franco Viezzoli appoggiato ad un bastone, Marcello Dell'Utri, l'avvocato Giorgio Assumma, la coppia dei grand commis Gifuni e Monorchio (quest'ultimo senza la sua bella compagna) e Angelone Rovati, l'ex-giocatore di basket consigliere di Prodi. Il marito di Chiara Boni (mostra di foto in questi giorni a Roma) si è accomodato, insieme al pallido Gnudi, sugli scranni in legno che si trovano alle pareti del Salone che ancora oggi riunisce i membri della Cancelleria pontificia.

    WORK IN PROGRESS - copyright PizziWORK IN PROGRESS - copyright Pizzi

    L'effetto di Rovati e Gnudi seduti sugli scranni era tale da eccitare le televisioni e i fotografi, primo fra tutti quel Pizzi di Dagospia che gode come una marmotta in calore quando può sparare istantanee curiose. Uno dietro l'altro sono arrivati il generale Piccirillo che guida l'ex-Sisde, Franco Carraro, il solito Flick e Franchino Bernabè che ha dato un colpetto complice sulle spalle di Tarak Ben Ammar.

    Di donne se ne sono viste poche e quelle che c'erano come la bionda Federica De Sanctis di Sky e Rosy Greco de-elkanizzata sono state ammirate per l'abbigliamento adatto alla calura.

    Flebuccio De Bortoli aveva fretta di tornare a Milano. Nello spazio di pochi giorni si è tuffato per ben due volte nella mondanità e nel potere romani; la prima per la cena d'estate sulla terrazza della sora Maria Angiolillo, la seconda in questo Salone della Cancelleria per il libro che Valori ha pubblicato con Rizzoli.

    Flebuccio ha il fair play nel sangue e i capelli pettinati in modo giusto per non sfigurare in alcuna occasione, ma si capiva benissimo che voleva accorciare i tempi per evitare che la messa cantata diventasse insopportabile. Così, nella sua veste di moderatore-cerimoniere, ha dato la parola nell'ordine ai diversi personaggi della tavola rotonda.

    WORK IN PROGRESS - copyright PizziWORK IN PROGRESS - copyright Pizzi

    Il primo è stato Antonio Maccanico, l'85enne ex-ministro di Avellino che ha parlato con voce affaticata degli scenari internazionali, e a seguire sono arrivati gli interventi (per la verità modesti) di Antonio Catricalà e del magistrato Martone che hanno preceduto quello del cossighista Paolo Savona, il banchiere-economista superabbronzato e convinto che la partita del futuro si giochi sul dollaro.

    Nel Salone del Palazzo rinascimentale che ancora oggi gode dell'extraterritorialità, le palpebre sono diventate pesanti e se non ci fosse stata l'aria condizionata si sarebbe verificato il fuggi fuggi che avviene ad ogni presentazione di un libro.

    Per fortuna è arrivato il colpo d'ala e a darlo non è stato un economista o un uomo di legge, bensì Tarak Ben Ammar, il finanziere tunisino che oltre a produrre film ha le mani in pasta da anni nella finanza e siede nel salotto di Mediobanca e Generali.

    Quest'uomo che bazzica l'Italia fin dal 1995 quando ha portato nelle stanze di Mediaset Al Waalid, Leo Kirch, Rupert Murdoch, ed è considerato da Berlusconi come un socio e un fratello, si porta addosso la fama di faccendiere navigato e abile nel curare soprattutto i suoi interessi.

    VINCENZINO LA TORRACA - copyright PizziVINCENZINO LA TORRACA - copyright Pizzi

    E lui non ha mai preteso (l'ha detto anche ieri) di essere uno scrittore oppure un economista e un politico, perché il suo mestiere è produrre programmi televisivi e pellicole di successo come "La Passione" di Mel Gibson.

    E la passione è stato l'ingrediente principale del suo intervento che è iniziato intorno alle 18 e ha sorpreso la maggior parte dei presenti. Per circa mezzora questo nipote del defunto presidente della tunisia Bourghiba, ha parlato con il cuore in mano e con un apprezzabile respiro culturale. "Sono l'unico rappresentante dell'Islam - ha esordito Tarak - ma non credo nello scontro di civiltà. E la mia storia d'amore con l'Italia dura da 50 anni", poi rivolgendosi più volte all'amico Giancarlo", ha parlato della forza dei media che rappresentano veicoli di cultura e possono sconfiggere il terrorismo di Al Qaeda "rispetto al quale i paesi arabi sono assolutamente contrari".

    L'analisi del finanziere ha toccato i temi dell'influenza della Cina e della Russia nel Mediterraneo ed è andata avanti con un appello a superare le divisioni storiche tra Israele e Palestina. Per ben tre volte ha citato l'amico Gheddafi con il quale ha avviato business succulenti che toccano gli interessi personali e dell'Italia, e con plateale piaggeria ha elogiato il rifiuto del colonialismo che Berlusconi ha fatto quando è andato sotto la tenda di Tripoli per riscattare l'umiliazione del mondo arabo.

    TAREK BEN AMMAR - copyright PizziTAREK BEN AMMAR - copyright Pizzi

    Un colpetto Tarak lo ha dato anche all'amico Sarkozy quando ha detto che il progetto del leader francese di mettere intorno a un tavolo i 27 paesi dell'Unione mediterranea non può funzionare. E infine mentre Franchino Bernabè lo ascoltava con le lacrime agli occhi, quel gran furbone di Tarak ha suonato la cetra per il libro di Giancarlo Elia Valori che con un'analogia spropositata "può rappresentare addirittura il programma di un leader di governo".

    Non so se questa sarà l'intenzione dell'amico Giancarlo - ha concluso il tunisino che sta cercando di metter pace tra papi-Silvio e lo squalo Murdoch - ma una cosa è certa, il futuro è già qui e niente sarà come prima! Quasi a smentirlo è arrivato in sala pochi minuti dopo l'onnipresente Gianni Letta, l'uomo che in queste ore sta soffrendo per l'isolamento del suo Capo dal Vaticano e dai media internazionali.

    Per fortuna che c'era Tarak con la sua "lectio magistralis", così ha pensato Flebuccio De Bortoli ansioso di riprendere l'aereo per Milano, una città dove con 40 gradi di calore non riesci a mettere insieme nemmeno un paio di escort.

     

     

    Condividi questo articolo

    FOTOGALLERY

    ultimi Dagoreport

    VENETO DI PASSIONE PER SALVINI – IL “CAPITONE” PROVA AD ALZARE LA CRESTA E USCIRE DALL’ANGOLO: “CHIEDEREMO IL VENETO E IL TERZO MANDATO PER ZAIA”. MA SA BENE CHE IL DESTINO DELLA REGIONE, VERO FORTINO E CASSAFORTE DEL CARROCCIO, È SEGNATO: GIORGIA MELONI VUOLE METTERE LE MANI SUL NORD-EST. E COME DARLE TORTO? FORZA ITALIA CON L'8% GOVERNA PIEMONTE, SICILIA, BASILICATA E CALABRIA. LA LEGA, CON UNA PERCENTUALE SIMILE, HA IN MANO VENETO, LOMBARDIA E FRIULI. PERCHE' LEI, CHE GUIDA IL PARTITO DI MAGGIORANZA RELATIVA, DOVREBBE ACCONTENTARSI DI LAZIO, ABRUZZO E MARCHE? - LO PSICODRAMMA NEL CARROCCIO È INIZIATO DOPO CHE IL MITE LUCA ZAIA È USCITO ALLO SCOPERTO (“SE PERDIAMO QUI VA TUTTO A ROTOLI”). A VENEZIA SI PREPARA LA SCISSIONE, CON UNA “LISTA ZAIA”...

    DAGOREPORT - COME MAI TRUMP NON HA FATTO GRAN CASINO SULLA FORNITURA DI ARMI ALL’UCRAINA (MISSILI A LUNGO RAGGIO E MINE ANTI-UOMO) DECISA DAL PRESIDENTE USCENTE JOE BIDEN? SECONDO FONTI AUTOREVOLI DI WASHINGTON, TRA I DUE C’È STATO UN ACCORDO, CHE PERMETTERÀ POI A TRUMP DI NEGOZIARE CON PIÙ FORZA UNA PACE CON PUTIN. COSÌ, DA UNA PARTE, IL TYCOON COL CIUFFO A PENZOLONI SI E' LIMITATO A UN MISERO TWEET. DALL’ALTRA A PUTIN NON CONVIENE DI FARE ORA IL DOTTOR STRANAMORE PER DUE BUONI MOTIVI…