zago di francesco chierico aldair
Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
Francesco Persili per Dagospia
“La rimonta col Liverpool? Si può fare, crediamoci”. Eusebio Di Francesco lo ripete come un mantra ovunque: in sala stampa, dentro lo spogliatoio, nel salotto tv di Fabio Fazio e al ristorante “Lo Zodiaco” di Monte Mario. È qui che il tecnico giallorosso ha ritirato il Premio Colalucci, ideato dal segretario nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Guido D’Ubaldo. “Credo che questo riconoscimento sia nato dall’applauso che la sala stampa mi ha riservato dopo la vittoria col Barcellona.
guido dubaldo legge la motivazione del premio colalucci assegnato a di francesco
Ne sono stato molto lusingato. Ma spero anche di prenderne altri di applausi così”, spiega il tecnico giallorosso che elogia l’ex romanista Salah, grande protagonista della partita d’andata con i Reds: “E’ il calciatore che ha cambiato la gara. In un’intervista ha detto: ogni giorno cerco di essere un calciatore e una persona migliore. Questo è il percorso giusto per tutti quanti, anche per me”.
Premiato anche Gianni Melidoni, storico capo della redazione sportiva de “Il Messaggero”, che ha ricevuto dal presidente del Coni Giovanni Malagò il riconoscimento dedicato a Giuseppe Colalucci, giornalista-avvocato e fondatore de “Il Tifone”, settimanale satirico-sportivo che negli anni ’60-’70 dispensava articoli caustici, gossip e sarcasmo a gogò sul mondo del calcio.
guido dubaldo con franco melli premia eusebio di francesco
Alla serata erano presenti molti ex calciatori giallorossi. I campioni d’Italia del 1983 Nela e Chierico ma anche Zago e Aldair che insieme a Di Francesco hanno vinto il terzo scudetto giallorosso nel 2001. “Loro l’hanno vinto”, si schermisce l’allenatore che riceve i complimenti di Franco Melli (“E’ il principale artefice dei successi della Roma e rischia di diventare l’allenatore più importante della storia del club”) e di Ubaldo Righetti, uno dei 'reduci' della finale di Coppa dei Campioni del 1984 contro il Liverpool: “Di Fra lo seguo da anni, è un allenatore all’avanguardia”. Per "Picchio" De Sisti “sta educando i calciatori della Roma ad avere una mentalità diversa”.
marcellino radogna premiato da gianni melidoni
Dopo la semifinale d’andata Di Francesco è finito sul banco degli imputati per le sue scelte tattiche. L’ex difensore del Manchester United, Rio Ferdinand, ha affondato il tackle: “La Roma si è consegnata al Liverpool, l’allenatore l’ha abbandonata”. “Sono stati fatti a brandelli”, Roy Keane, centrocampista di riferimento di Sir Alex Ferguson, ha puntato l’indice contro i difensori giallorossi. Il direttore del Genoa Giorgio Perinetti, ex ds della Roma, quando sente parlare di modulo sbagliato, taglia corto: “Sono discorsi che lasciano il tempo che trovano. Se Di Francesco non avesse provato a cambiare contro il Barcellona non avrebbe rimontato la partita. L’allenatore deve trovare soluzioni, alle volte riescono, altre volte no”.
giovanni malago premia gianni melidoni
La differenza l’ha scavata Salah, il grande ex che i tifosi romanisti non smettono di rimpiangere: “Troppo facile parlare ora. La Roma in quel momento aveva la necessità di cederlo. Forse c’erano altri giocatori che potevano essere messi sul mercato e sarebbero stati rimpianti meno di Salah. Uno in particolare, ma non lo dico…” L’egiziano, che oggi vale dai 200 ai 250 milioni, è l’oggetto del desiderio del Real Madrid. Sarà lui il colpo del mercato 2018? “È chiaro che a quelle cifre i club italiani non possono competere. Ma le società della nostra serie A devono cambiare paradigma: Salah va scoperto a 21 anni quando gioca nel Basilea e si può prendere con 15 milioni. Puntare su giovani talenti e non su top player affermati. Questa è la ricetta di Giorgio Perinetti, tra i migliori talent scout del calcio italiano. Al Genoa è stato in prova anche Francesco Renzi, classe 2001, figlio dell’ex premier. “Francesco è un ragazzo che ama il calcio. E’ venuto a fare un provino da noi perché mi è stato segnalato dai nostri osservatori. Gioca da attaccante, segna e ha delle qualità. Il cognome è ininfluente…”
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