1 - IAGO-SPIA
Massimiliano Lazzari per il \"Messaggero\"
Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
Iago e Desdemona finiscono tra pollo fritto, cous-cous e feijolada. Un Otello brasiliano? No, il party carioca dato in occasione dell\'uscita nelle sale del film Iago che vede protagonisti la bellissima Laura Chiatti nei panni appunto di una Desdemona moderna e Nicolas Vaporidis in quelli di Iago, un film ambientato alla facoltà di Architettura di Venezia, con la regia di Volgango De Biasi.
L\'altra sera a festeggiare con loro c\'era anche Otello, ovvero l\'attore Aurelien Gaya, che ha estasiato le giovani con la sua bellezza anche se qualcuna, per la verità, lo ha scambiato per l\'ex calciatore della Roma Matteo Ferrari, tanta è la somiglianza.
2 - OTELLO NON È POI COSÌ ETERO COME SEMBRA
Marco Giusti per \"il manifesto\"
Diciamolo subito. Erano anni che non ci si divertiva così tanto di fronte alla scombinatezza, all\'ambizione esagerata, al non controllo di attori e battute in un film italiano di genere. L\'idea di questo \"Iago\", opera seconda di Volfango De Biasi, l\'autore, come dicono i manifesti, di \"Come tu mi vuoi\", interpretato dalle due neo star Nicolas Vaporidis e Laura Chiatti, era quella di inserire il vecchio \"Otello\" di William Shakespeare nel filone del film giovanilistico all\'italiana. Idea, si dirà, già sperimentata al tempo degli spaghetti western quando, non sapendo che storie ripescare, i nostri sceneggiatori rispolveravano i classici del liceo.
Antonella Troise e Enrico Lucherini - Copyright Pizzi\"Qualche buona lettura l\'avevamo fatta\" diceva allora Fernando Di Leo. E quindi giù con Dumas, Stevenson e ovviamente Shakespeare. Non ne vennero fuori opere riuscite, perché la citazione di un testo classico dentro un film di genere, se c\'è, è meglio nasconderla il più possibile, rischia di schiacciare quello che un regista ha di vincente, il genere di moda e il cast.
In \"Iago\" De Biasi riprende poi Shakespeare secondo il \"Romeo+Juliet\" di Baz Luhrmann, il sottotitolo recita \"Ambizione+gelosia+passione\", elaborando lo stesso mischione di classico e nuovissimo nei costumi, nelle battute, nelle scenografie, nella musica. E ricostruisce la storia di Otello e dell\'onesto Jago sì in quel di Venezia, ma nella sua odierna facoltà di Architettura, tra ricercatori affamati di successo in corsa per un progetto alla Biennale, nomine, incarichi nella scuola post-gelminiana e nel mondo corrotto degli architetti legati al potere come nemmeno il più sgangherato imitatore di Fuksas riuscirebbe a pensare.
Carlo Verdone e figlio Paolo - Copyright PizziNel disastro di un sub-sub-standard di situazioni, battute, (ahimé) recitazione, messa in scena, fotografia, costumi, ne viene fuori qualcosa da ristudiare tra qualche anno, ma oggi impagabile come divertimento popolare (o snobistico). L\'Italia di Apicella, della Domenica In di Giletti e Monica Setta che studia i classici. Dentro ci sta pure la lezione sulla moralità dell\'architettura e sullo stato dell\'università.
Insomma Iago (l\'ignaro Vaporidis), giovane povero che vive in un portierato dalla vecchia zia veneziana, è l\'allievo prediletto del rettore d\'Architettura, il potente e corretto Brabanzio (un Gabriele Lavia troppo esperto per non capire dove è finito). Perdutamente innamorato della figlia del rettore, la bella Desdemona (una Laura Chiatti per nulla convinta dell\'operazione), definita dai più \"una stronza\", Iago si illude di avere la strada spianata nella carriera e nell\'amore dalla sua avvenenza e dalla sua intelligenza. Niente affatto.
Giulia SeigerWalt - Copyright PizziA capo del progetto da mostrare alla prossima Biennale, Brabanzio mette il moro Otello (tal Aurelien Gaya, un cristone francese doppiatissimo), figlio di un architetto di fama mondiale, Philippe Moreau, col quale il rettore traffica per avere il 4 per cento sulla commessa di un ponte veneziano. \"Ma perfino in Colombia chiedono il 2\", gli dice Moreau. \"Ma qui siamo in Italia\" chiude Brabanzio. Come assistenti di Otello ci saranno il bianco cugino Cassio, sua figlia Desdemona, che si limita a far modellini e a mettersi abitini bianchi e, proprio come ultimo, il povero Iago.
In un solo giorno perde tutto. Lavoro, posizione e perfino la donna, visto che Desdemona gli preferisce il più bono e potente Otello (come avrebbero fatto tutte). Lui, al grido di \"C\'è una cosa che non possono portarmi via: la mia intelligenza\", inizia a tramare una complessa vendetta per riprendersi tutto.
Anche perché Otello è un trombone figlio di papà che abbocca facilmente, Cassio un fagiolone che pensa solo alle donne (\"Niente Biennale vuol dire niente master a Tokyo, cioè niente giappe. Ma tu ti sei mai scopato una giappa?\") e Desdemona una che si mette con chi vince. Via via che il film si discosta da Shakespeare diventa più libero, più assurdo e anche più divertente. Volano battute poche shakespeariane come \"So\' cazzi amari\". Nessuno muore, e perfino Otello si rivela non così etero come sembrava.
3 LAURA CHIATTI «ITALIETTA INGRATA»
Da \"La Stampa\" - Amareggiata per le critiche al film \"Iago\" appena uscito in cui è una moderna Desdemona, Laura Chiatti non nasconde la sua rabbia «per dei giudizi troppo aspri, certe volte non viene considerato l\'impegno profuso in un lavoro, per quanto si faccia il possibile in questa \"Italietta\" non conta la meritocrazia. Io non ho mai sgomitato per arrivare e mi sono trovata a fare questo lavoro per caso. Però spiace vedere che gli sforzi non vengono premiati».