Quest’estate l’attenzione globale dei media si è rivolta all’isola di Ibiza, dopo la
scazzottata tra Orlando Bloom e Justin Bieber al ristorante “Cipriani Downtown”. Ma la disputa, in realtà, ha radici più profonde ed è fra i locali che vogliono prendere la fetta più grande del mercato. Uomini d’affari, ereditieri, imprenditori fai-da-te, tutti cercano fortuna in questo El Dorado.
Negli anni Sessanta l’isola attraeva hippie e beatnik, nei Settanta è arrivato il ricco jet set e la speculazione immobiliare. Ma Ibiza ha raggiunto il suo apice negli anni Novanta, quando iniziò il movimento techno e tutti i festaioli d’Europa si riunirono nelle discoteche, abbracciando lo stile di vita edonista.
Negli ultimi anni il turismo è esploso (nel 2010 c’erano due milioni e mezzo di turisti) e l’arrivo di nuovi, ambigui, investitori, ha cambiato tutto. E’ diventata meta di oligarchi milionari, nuovi ricchi mediorientali che attraccano gli yacht al porto dei VIP, minorenni italiani con indosso le magliette “Ed Hardy”, calciatori e stelle del reality.
Giuseppe Cipriani, 49enne italiano a capo del ristorante in questione, ha aperto ad Ibiza due anni fa. Noto per essere playboy con una passione per le top model, ha portato sull’isola una clientela di alto profilo. Ha aperto il night club “Bomba” sulle ceneri del “Penelope” (che nel Duemila era il primo locale gay dell’isola,) situato a due passi dal “Pacha”, posto storico di notti selvagge.
La cosa non è stata gradita dal fondatore del “Pacha”, il 75enne Ricardo Urgell, il quale tiene la mano ben salda sul suo impero. In giro si mormora che i problemi amministrativi incontrati da Cipriani mentre costruiva la nuova proprietà, siano proprio legati alle conoscenze influenti che Urgell ha in municipio.
Allora Cipriani è stato abbastanza saggio di farsi aiutare da Danny Whittle, l’”architetto” che ha creato parte del successo del “Pacha” e della reputazione dell’isola. Cultore della musica elettronica, ha inventato feste ed eventi seguitissimi come “We Love parties”, assoldando la crème degli artisti di musica elettronica. Poi è diventato direttore artistico del “Pacha”, dove è rimasto per tredici anni. Secondo lui i DJ superstar sono ancora la chiave del successo di un nightclub: «Puoi avere uno stadio magnifico, ma se non hai i migliori giocatori, i clienti non arrivano».
Un anno fa, cogliendo le trasformazioni in corso nell’isola, Whittle ha deciso di far arrivare a un simile successo anche il “Cipriani”. Ma la competizione è aperta e i cambiamenti non sono sempre bene accetti. Infatti l’apertura di “Bomba”, per la coppia Cipriani-Whittle, si è trasformata in un incubo. Dopo poche settimane dall’inaugurazione, hanno dovuto cambiare il nome al club per problemi di proprietà intellettuale. Da “Bomba” è diventato “Boom!”, e i guai non sono ancora finiti.
La diatriba fra Cipriani e Urgell non ha comunque scalfito l’onnipotenza di un altro magnate locale: Abel Matutes, 73 anni, sindaco di Ibiza sotto la dittatura di Francisco Franco e membro del parlamento spagnolo e europeo, insomma uno che ha saputo combinare politica e affari in modo eccezionale. Giusto per dirne una, suo è il nuovo impressionante “Hard Rock Hotel”, e il ristorante annesso, il più costoso al mondo. Praticamente, molti dei due milioni e mezzo di turisti annui che arrivano sull’isola, pernottano nei suoi alberghi, o pagano per usufruire di qualche sua proprietà.
Il gruppo “Matutes”, infatti, possiede il mitico “Space Club” e il “Privilege Club”, oltre all’”Ushuaia Hotel”, dove i famosi pagano 10.000 euro a notte per una suite.
Ovviamente, nessuno fa i soldi, senza farsi anche dei nemici. Ma Giuseppe Cipriani pare abbia una certa abilità nel riprendersi e da poco è riuscito a comprare per oltre 8 milioni di euro un pezzo di terra strategico di fronte al nuovo ristorante di Roberto Cavalli, proprio sulla Marina Botafoch.
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Mentre tutti si contendono la corona di Re a Ibiza, è certo che l’isola sta cambiando. A parte il mercatino delle pulci di Las Dahlias, nel villaggio di San Carlos, non è rimasto niente del paradiso dei figli dei fiori degli anni Settanta. Dopo anni di cocciuta resistenza, anche i contadini hanno ceduto e venduto terreni a impresari della notte.
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