Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
Amedeo La Mattina per \"La Stampa\"
Ci ha pensato Silvio Berlusconi ad animare l\'assemblea dei parlamentari Pdl e aprire un nuovo fronte polemico con Gianfranco Fini. Per tutto il giorno la riunione era andata avanti sonnolenta a discutere del nuovo partito che debutterà al congresso del 27 marzo. Alle cinque di pomeriggio è arrivato il premier carico e scoppiettante.
ADOLFO URSO CIRCONDATO DA FORZA GNOCCA - Copyright Pizzi«Qualcuno qui ha il mal di pancia», ha detto guardando alcuni deputati e senatori di An che devono ammainare la bandiera del loro partito e immergersi nel calderone del Popolo delle libertà in cui regna il Cavaliere. Poi ha cercato di stringere il discorso perché bisognava tornare a Montecitorio dove ieri si votava per la prima volta con le nuove regole delle impronte anti-pianisti: «Mi raccomando lavatevi bene i polpastrelli...».
Tra le poltrone del Teatro Capranica è sembrata una stilettata al presidente della Camera, il quale ha voluto fortemente questo nuovo sistema di voto che nella maggioranza (e anche da parte di Berlusconi) è visto come un pericolo per la tenuta del governo. Spesso in aula sono molti gli assenti che finora si sono fatti coprire dai colleghi-pianisti.
EYA EYA ALA LA GIUSEPPE CIARRAPICO - Copyright PizziE\' successo, e lo ha ricordato, scherzando, lo stesso Berlusconi, che all\'ultimo voto di fiducia «63 deputati della maggioranza volevano mandarmi a casa». Ecco quindi la sua proposta-choc: riconoscere «il voto di un gruppo nel solo voto del capogruppo». Per il premier è una priorità riformare i regolamenti parlamentari che «non sono adeguati per un governo che deve avere tempi certi nell\'approvazioni delle leggi».
Berlusconi ha perfino chiamato sul palco il ministro degli Esteri Frattini a spiegare che da quarant\'anni nell\'assemblea nazionale francese è previsto il voto per delega: il capogruppo può votare al posto del singolo parlamentare. Ma la proposta del premier è stata subito bocciata da Fini: «Già l\'aveva avanzata ed era caduta nel vuoto. Accadrà la stessa cosa anche questa volta. E\' una proposta impossibile».
Un\'altra bordata il presidente della Camera l\'aveva lanciata con un\'intervista al quotidiano spagnolo «El País» nella quale diceva di non sentirsi il «delfino» di Berlusconi: «Io sono repubblicano e Berlusconi non è un re con un erede».
A Palazzo Chigi poi non era sfuggita un\'altra affermazione sul futuro del Cavaliere al Quirinale, ben sapendo che per il Colle un pensierino lo ha fatto anche Fini: «Certamente lui oggi ha un sostegno personale e popolare per cui questa ipotesi non è affatto remota».
EYA EYA ALA LA GIUSEPPE CIARRAPICO - Copyright PizziDunque, scintille tra i due leader del Pdl, con Berlusconi che viene smentito dai suoi stessi capigruppo. Tutti infatti negano che all\'ordine del giorno ci sia una riforma che delega il diritto di voto dei singoli parlamentari. Anche il presidente dei deputati leghisti, Roberto Cota, l\'ha derubricata a «una provocazione: una cosa non realizzabile».
Getta acqua sul fuoco Ignazio La Russa, reggente di An: «Ci vorrebbe una riforma costituzionale. La risposta di Fini non è una critica ma solo un giudizio sulla fattibilità». A prendere sul serio le parole di Berlusconi è invece l\'opposizione.
I due capigruppo del Pd, Antonello Soro e Anna Finocchiaro, hanno parlato di «pulsioni autoritarie» del premier, del suo «incontenibile fastidio per le regole della democrazia e della sua inossidabile visione proprietaria delle istituzioni». Giù duro Antonio Di Pietro, il quale ha detto di battersi per evitare che «un nuovo Saddam Hussein si impossessi del Paese»: «Berlusconi è un pericolo per la democrazia».
FRANCO FRATTINI - Copyright PizziAlla vigilia del congresso fondativo del Pdl, che Berlusconi ha definito «una data storica», permangono diffidenze e punti di vista opposti. Come quello del capogruppo vicario del Senato, Gaetano Quagliariello, che all\'assemblea di ieri ha paragonato il Pdl a «un Don Camillo post-moderno» contrapposto alle «armate di Peppone». Gli ha risposto a brutto muso FareFuturo, la fondazione presieduta da Fini: «Ancora Don Camillo e Peppone? Basta, abbiate pietà di noi e, soprattutto, dell\'Italia».