IL MARCHESINO LUCA CORDERO DI MONTEZEPREZZEMOLO DA LEZIONI DI BON TON A CORTINA - ALLE PRESE CON UNA BRIOCHE E CAPPUCCINO SI TRASFORMA IN UN MONNEZZA Dè NOANTRI - NELLA VALLE DEL CADORE PERDUTO CIRCOLANO STRANI TIPI: PERRICONE, SCARONI, LOTITO - UNA RASSEGNA ANTROPOLOGICA DI LOR SIGNORI IN PANTALONI ALLA ZUAVA E ALPENSTOCK

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  • foto di Umberto Pizzi da Zagarolo

    Pietrangelo Buttafuoco per Panorama (mirabile reportage del 2005)
    Chiamarla «montagna incantata» per carità no, sempre di sanatorio trattasi. E va bene che tubercolosi, tisi, gotta e vario lordume d'anima fecero ai tempi la gnàgnera della villeggiatura riccona, ma Cortina d'Ampezzo, regina delle Dolomiti, reclusa nel coro di cime magnifiche è la meta di almeno un assoluto: la brace asciutta del sole avvolta nel riflesso delle rocce, una faccenda per pezzi d'uomini dalla salute forte.

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    E' il pathos della distanza Cortina, è la piccozza in luogo del martello di Thor, è un carosello di cordame, di ferraglia, di bici dalle ruote dentate, di pelosi ai piedi, di stemmini dei rifugi da inchiodare ai bastoni da passeggio, ed è così d'estate, e l'inverno innevato va ancora meglio da procurare le visioni sull'abbaglio del bianco: perfino lo spettro di Leni Riefenstahl si può incontrare, così come la silhouette della Pantera Rosa.

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    Lungo la passeggiata sull'antica strada dei binari c'è l'elegante spirito di Indro Montanelli a spasso, finalmente felice di non essere più fermato dagli importuni. Piuttosto da David Niven, amabile conversatore, l'altro fantasma che assiste con benevola ironia perfino le matrone addobbate coi costumi ampezzani dall'inequivocabile accento di Cava de' Tirreni. Nel sogno dei meridionali abbienti Cortina è il parametro dei parametri per sognare quell'orgia del vezzoso giammai realizzabile a sud di Catanzaro.

    Italiana dal 1920, agli occhi di zia Nunziata Cortina è un' Heidi applicata al piano regolatore, quella che poi ha imposto nell'abusivismo edilizio l'uso di tetti alpini a Valguarnera Caropepe. E bisogna farsene una ragione del fatto che tutti i posti belli divengano poi, colonia per soli ricchi. C'è anche Luca di Montezemolo ma non fa testo perché lui ha il dono dell'ubiquità chic, sta dappertutto: a Capri come al Forno di Zuel, la pizzeria per veri intenditori. L'unica cosa che non sa fare è sciare, né pattinare sul ghiaccio, non ha mai comprato uno skipass e ciò lo rende santo, simpatico, nazionale e popolare, è il Padre Pio dell'extra lusso lui.

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    Tutti i vip che brulicano a Cortina ci vanno per soggiornarvi: non fanno sport, non vanno sulle piste, fanno solo passeggiate. Le loro signore acquistano cestini di vimini con inserti di renna alla Cooperativa («Cooperativa un par de palle» dice un incauto avventore, «ce vole un mutuo pe' comprà»), imbottiscono panini con il Lioner, convocano le amiche per dei pic nic sui prati fino a quando i bravi contadini non le cacciano via con i forconi e intanto esibiscono capigliature e boccoli in stile cocker.

    Le vippesse che sono in relax fanno «molta vita di case» a Cortina e ricevono in quelle dimore inzeppate di angeli di legno strabici, pizzi, grolle, tendine, gerani e ciuf -ciuf di spruzzacqua da giardino molto ganzi, proprio una gran vita quella di Cortina. La vita del vip a Cortina, sebbene debbano provare il brivido di attaccare la bombola alla canna del gas (non c'è la rete del gas), scorre alla grande.

    Avendo dovuto rinunciare al Caminetto (ai piedi della montagna della Tofana, un ristorante che fu tanto caro a Montanelli ma che non esiste più, bruciato come in un regolamento di conti a Scampia), i suddetti vip, per fare colazione (vulgo: il pranzo di mezzogiorno), si accomodano ai tavoli di Villa Oretta, poi vanno a fare la sauna in centro, oppure all'Hotel Cristallo, o al Faloria, affidati alle cure alberghiere della famiglia Melon.

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    Tutti fanno sauna perché tutti vogliono dimagrire e il pomeriggio passano il tempo dell'ozio adiposo giocando a carte su tavoli verdi circondati da legname scrostato. Un piccolo spazio per una tazza di cioccolata con panna da Lovat, potente pasticceria, si trova sempre. La prima metà serata la passano a fare shopping e quando poi a una certa ora, col suo presepe di vetrine, anche Cortina rischia di somigliare a Riccione, o a qualsiasi altro posto di vacanza, l'unico elemento di distinzione i signori villeggianti lo conquistano prendendo un aperitivo al Posta, l'hotel che fu il regno di Pupin, il principe dei portieri d'albergo, e che ancora oggi fa da ombelico al salotto d'alta quota.

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    Cortina è il solito luogo comune per tutte le mamme che si portano a letto i maestri di sci, per il Conte Max che alberga in ogni suo visitatore e per i film che l'hanno fatta eterna nell'immaginario del generone romano. Cortina, infatti, un tempo celebre anche per le sue agguerrite squadre a «Giochi senza frontiere», è la prosecuzione della Camilluccia, quartiere medio-borghese di Roma nord, su altri prati. E con altri mezzi. Meno Smart e più fuoristrada. La rivista Automobili ha perfino fatto un'edizione tutta ampezzana con dei servizi opportunamente calibrati sul target: c'è la vettura con annessa zoccola scosciata e poi quella con famigliola e bimbi biondi.

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    E' la vetrina dell'eccellenza Cortina, ha avuto il suo album di mondanità con le teste coronate, gli artisti, gli scrittori, i grandi borghesi come i Barilla, i Gazzoni, i nobili come i Marzotto, il grandissimo conte Giovanni Nuvoletti e poi gli importanti indigeni: i Ghedina, gli Alverà, i Menardi, i Zardini.

    Corsi e ricorsi della storia possono anche imporre rivoluzioni nei salotti per cui Paola Ferrari, moglie di Marco De Benedetti, ha soppiantato le serate di Marta Marzotto. Smanie per la villeggiatura e ansie di nobiltà hanno spinto Diego Della Valle a comprare in zona Acquabona la casa di Susanna Agnelli, ha fatto come quel pretore che per farsi rispettare si comprò il cavallo del capo mafia, ma il trionfo vero a Cortina, in Corso Italia, con le buste di Ghedina Zuccaro, Giacobbi, Marinotti e Ritz Saddler, se lo costruiscono gli arrivati dopo, i romani appunto. Sono loro che vanno alla Pescheria, da Arturo Piva, il pescivendolo di Cortina che, certo, non offre tonni d'alta montagna, ma pesciolini di fiumi e dei laghetti.

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    E sono sempre i romani, solitamente furbi, che per amore di fuffa accompagnano i loro pargoletti nei laghi Ghedina o Pianozes, dove i montanari, solitamente bonaccioni, li pelano noleggiando loro canna da pesca con annesso verme e con annessa trota salmonata boccalona che si fa pescare subito per essere immediatamente pesata e pagata: sono botte di cento euro come niente.

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    I frigoriferi dei romani sono strapieni di trote ibernate e a proposito di farsi pelare, sono ancora i romani i migliori clienti di Nerio Alessandri, il bolognese inventore del Tecnogym (ormai entrato nell'empireo degli amici di Montezemolo), e sono ottimi pagatori della signora Pesavento, una sorta di Crudelia de Mon, titolare della società immobiliare che ha certamente le case più belle, ma li fa tremare con una sola occhiata.

    E' la vetrina dell'eccellenza Cortina, e il viaggiatore mimetizzato nel fitto mazzo di quaranta giapponesi sulla funivia diretta al rifugio Faloria ascolterà la conversazione tra il macchinista e la guida escursionista e ne ricaverà queste informazioni: che il 28 agosto chiudono dodici alberghi, che mancano gli sghei e che ad agosto piove, anzi: «Rompe il tempo». Su quest'ultimo bollettino i due ampezzani recitano a due voci la stessa domanda: «Che cavolo mai viene in testa ai turisti di venire tutti adesso, perché non se la godono a luglio la bella Cortina?».

    I giapponesi li avranno pure gli sghei, in pieno centro, a Cortina, c'è pure una pizzeria che si chiama «Porto Rotondo», tanta è forte la catena di gemellaggio tra i danari, ma i viaggiatori dell'ordinary people sappiano che per esempio un nudo e crudo biglietto Alitalia A/R Roma-Venezia, comprensivo di diritti d'agenzia e di spaventosi ritardi, costa 440,00 Euro. Ladri!, si dirà, è più conveniente ed è più bello prendere il vagone letto che da Roma Tiburtina porta alla stazione di Calalzo, da lì fittare un taxi e scendere al Posta.

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    Non essendoci più il soggiorno sociale che trasferiva i bimbi di mare ai monti e, al contrario, quelli dei monti ai mari, il viaggiatore che s'avvicina a Cortina sappia altresì che deve vedersela con un rituale di panza e presenza reso complicato dalla solvibilità.

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    Cortina, insomma, è l'unico posto in tutto l'Occidente dove una signora in chador non scatena paure. Non vestirà mai il costume ampezzano, il Dinder, ma dalla dita inanellate di brillanti, saprà come far scivolare carte di credito nel frattempo che il marito, circondato di bambini, sorseggerà il suo solito aperitivo: succo d'ananas guarnito di fragola.
    Ghiacciato, non shakerato.

     

     

     

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