MEJO BERLUSCONI CHE CANTA GLI STORNELLI O DE BENEDETTI CHE FA LIBRI-VALIUM? - INSIEME CON FIDO RAMPINI SI ARRAMPICA SULLE VETTE DELL’APOCALISSE ECONOMICA - TANTA SAGGIA TEORIA CHE HA PRODOTTO TANTI FALLIMENTI (DALL’OLIVETTI ALLA SGB)

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  • Dario Fertilio per il \"Corriere della Sera\"
    Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo

    CarloCarlo De Benedetti Emma Bonino - Copyright Pizzi

    E se la spinta propulsiva della globalizzazione si fosse davvero esaurita? In attesa di saperlo, tanti pregustano una bella rivincita sul capitalismo liberista. Così, a partire dal fatidico lunedì 6 ottobre con il crollo in Borsa e le previsioni di tramonto dell\'Occidente - foschi messaggeri di sventura rilanciano antiche ricette: aiuti e rottamazioni di Stato, mitiche programmazioni, salari come variabili indipendenti, svalutazioni creative, surrogati di scala mobile e, antica stella polare, l\'intramontabile protezionismo.

    Questo revival antiliberale ha una caratteristica strana: somiglia, quasi identificandovisi, con l\'apocalisse prossima ventura annunciata da altri profeti, quelli che vedono negli immigrati clandestini i nuovi barbari, nei prodotti cinesi una macchina infernale capace di strangolare l\'industria italiana, nei capitali stranieri l\'abbordaggio piratesco alle nostre imprese, nei segnali di guerra fredda l\'occasione per alzare muri e srotolare fili spinati. Due apocalissi in una, insomma, entrambe annunciate da profeti ostili al merito, al rischio, allo spirito di impresa e di avventura.

    Parte da qui, risalendo con vigore controcorrente, il libro firmato dall\'imprenditore Carlo De Benedetti (che ha legato il suo nome alla Fiat e all\'Olivetti e oggi presiede il Gruppo Editoriale L\'Espresso) insieme con il giornalista Federico Rampini, corrispondente da Pechino della «Repubblica».

    BottaBotta di sonno di Mario Pirani - Copyright Pizzi

    Saggio di politica e sociologia economica \"alla Galbraith\", il loro, per originalità espositiva; e insieme dotato di uno spirito da reportage capace di sfuggire al tecnicismo; per cui Centomila punture di spillo evita ogni collocazione politica scontata e sottopone a critica disincantata anche le mitologie del centro-sinistra.

    Soprattutto, il libro è animato da una tesi insolita, quasi a tradurre in linguaggio economico il dover essere dell\'etica kantiana: le «centomila punture di spillo» richiamate nel titolo sarebbero quelle decisioni individuali, decentrate, silenziose e piene di coraggio che ognuno di noi può prendere, mettendosi in pace la coscienza, rompendo consorterie e conformismi, facendo progredire sia pure di un solo millimetro il treno su cui tutti viaggiamo.

    Ogni persona che, dopo l\'inglese, si mette a studiare l\'arabo o il cinese; affronta i rischi e i disagi di un lavoro all\'estero; si mobilita nel volontariato; si impegna nella difesa dell\'ambiente; arricchisce il bagaglio delle conoscenze e delle regole produttive made in Italy che in futuro diventeranno merce d\'esportazione: tutti costoro stuzzicano il corpo pigramente addormentato del paese. Le loro punture apparentemente insignificanti preparano il miracolo, e forse un giorno risveglieranno la bella addormentata.

    La sorpresa del saggio-reportage di De Benedetti e Rampini viene dall\' «ottimismo della volontà» e dalla mancanza di sistematicità che lo anima. Variegate sono le intuizioni, apparentemente casuali le illuminazioni, ma i bersagli costanti degli autori sono i feticci chiamati «piani globali», «utopie al potere», «libri dei sogni».

    CarloCarlo De Benedetti Enzo Bianco - Copyright Pizzi

    I consigli che più colpiscono, fra le Centomila punture di spillo, sono di volta in volta: rivolgersi all\'area del Mediterraneo meridionale come sbocco per gli investimenti, imitando la Germania ad Est; adottare il modello indiano, coinvolgendo le imprese nell\'insegnamento dell\'alta matematica ai giovani; attirare e aprire il mondo del lavoro agli immigrati di talento, come imprenditori, professionisti, ricercatori; organizzare nelle metropoli pattuglie di poliziotti multietnici; puntare sul modello ambientale tedesco come opportunità per il rinnovamento tecnologico e l\'esportazione; adottare un solo contratto di lavoro che accresca, ma solo a partire dal terzo anno, le garanzie di non licenziamento; importare il modello sociale finlandese per coniugare innovazione tecnologiche e protezione sociale; spingere le aziende a riqualificare le «pantere grigie» ultrasessantenni; e soprattutto esportare in tutto il mondo la ricchezza di cui siamo primatisti assoluti, cioè il «know-how» ambientale, il millenario brand italiano del buon vivere e della bellezza.

    Può darsi che le Punture di spillo immaginate da De Benedetti e Rampini pecchino nonostante tutto di utopismo, e sottovalutino le minacce autoritarie che vengono da molti regimi. Tuttavia, scommettendo, sul dopodomani, mettono in crisi - e già non è poco - la dilagante retorica della paura.

     

     

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