Chiara Beria Di Argentine per \"La Stampa\"
Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
Patata farcita con asparagi croccanti per antipasto; 60 ospiti scelti tra influenti signori lumbard, da Bruno Ermolli a Marco Tronchetti Provera, agli avvocati Cesare Rimini e Anna Maria Bernardini De Pace, matrimonialisti di grido e i superdirettori Paolo Mieli e Ferruccio De Bortoli. Ritratto di salotto altoborghese meneghino in festa, ieri sera, in onore di Roberto D\'Agostino e Umberto Pizzi, supremi cantori di quel generone romano tutto abbacchio, baciamani e labbrone al silicone.
Retroscena: Roberto D\'Agostino, l\'inventore del sito «Dagospia» e Umberto Pizzi da Zagarolo, fotocronista delle notti dei potenti nella Capitale, hanno presentato, al Circolo della Stampa di Milano, «Cafonal» (440 pagine, Mondadori), dedicato agli «Italioni nel mirino di Dagospia».
Tra le foto di copertina un solo milanese, Silvio Berlusconi («Ama fare battute con doppi sensi, non fa parte di una certa Milano. A Roma, infatti, si trova benissimo», sentenzia Dago); e solo le immagini scattate da Pizzi alla Scala e alla presentazione di un libro della «zarina del bon ton», Lina Sotis. D\'Agostino con la moglie Anna Federici e Pizzi sono stati accolti con molti onori.
Davanti al pubblico capeggiato da Alba Parietti e Katrine Price Mondadori, il direttore del «Corriere della Sera», Paolo Mieli, ostinatamente invisibile alla mondanità milanese, per Dago ha officiato nel pomeriggio, in sala Montanelli, la presentazione dell\'opera: «Da storico dico che \"Cafonal\" resterà come la miglior testimonianza della Seconda Repubblica».
Ferdinando Proietti e Roberto D\'Agostino - Copyright PizziAltri presentatori: Alfonso Signorini, direttore del settimanale «Chi» e Daniela Santanché. Bye Bye alla cena dai Brion e al megaparty natalizio al Superstudio dell\'Edison con Ilaria d\'Amico: le tout Milan è accorso da Francesco Micheli per omaggiare la premiata azienda Dago&Pizzi.
Ricevuta la prima copia di «Cafonal», l\'eclettico finanziere Francesco Micheli, non solo ha deciso di presentare il libro, ma ha anche aperto la sua raffinata casa, dai quadri eccelsi e gran vista sul Castello Sforzesco, alla Milano di Dago. Lina Sotis e Noris Morano, Antonella Camerana e Pierluigi Cerri, Gaetano Micicchè e Giorgio Forattini, Sergio e Gabriella Dompè, Gae Aulenti e Maurizio Costa, Carlo Clavarino e Renato Mannheimer, tra gli altri ospiti della allegra serata.
Scrive in «Cafonal» Roberto D\'Agostino che Milano non avrebbe bisogno di «cafonalizzarsi» in certi «attovagliamenti romani dove si mischia una cardinale con una mignotta, uno scrittore con una marchetta...». Ma è davvero una città meno cafonal della Capitale? «Ammetto che qui ho un buco, grande come la laguna di Venezia, nelle fonti», ribatte D\'Agostino.
Lor signori con sciure sono da ieri avvertiti: «Mando un anno a Milano Pizzi e vi distruggo!».
LO STRAPAESE IN POSA
Mario Ajello per \"Il Messaggero\"
Nani e ballerine, big e peones, damazze e monsignori, potenti veri e millantatori, veline e statisti (ma ne esistono ancora?), marzulli e santorine, bassi, grambassi, colossi (del pensiero, come Moggi, Briatore, Tinto Brass), angeli e demoni, zombi e banchieri, bolliti e rampanti, buffi e buffet, papisti e massoni, villari e villani.... Tutti, e tutti insieme, in un vortice di presenzialismo e di edonismo in cui si mescolano conversazione e svolazzo carnale, gnam gnam da grandi spanzate e ostentazione del potere o almeno di un seno rifatto, o di un salotto trendy anzi trash, o di un acchiappo giusto, o di un pettegolezzo da trasmettere e di cui godere.
Ecco, insomma, il teatrone casereccio. Ovvero lo Strapaese di Cafonal. Così s\'intitola la spumeggiante (cin cin! champagne!) rassegna fotografica degli «italiani nel mirino di Dagospia», curata per Mondadori dal titolare del sito più gossiparo che c\'è (Roberto D\'Agostino) e dal suo inviato armato di Nikon in mezzo ai nuovi \"mostri\" del bosco e del sottobosco del potere: Umberto Pizzi da Zagarolo.
«Avevano sete e li abbiamo dissetati./ Avevano fame e li abbiamo diffamati»: il gioco di parole di Roberto Benigni diventa il motto di D\'Agostino e via allora con la commedia scollacciata dell\'arte in cui sora Lella Bertinotti fa la party-giana in mezzo alle bonazze e ai berluscones. Tremonti si mette le dita nel naso. Veltroni viene immortalato con occhi da Frankenstein. Tinto Brass viagrizza le feste e infila il naso nei vari popò. O la magnifica volgarità di Donna Assunta Almirante, che indossa una t-shirt luccicante peace&love. O D\'Alema politico «incarciofato». O l\'ambasciatore americano che fa il \"trenino\" danzante con il mondanissimo Mario D\'Urso. E Cesarone Previti che, sbuffando il fumo del suo sigarone, sta seduto all\'Olimpico a guardare «\'aaa laaaazioooo»? E Ratzinger immortalato, ancora da cardinale, in un capitolo intitolato: «Dalla parrocchia alla pacchia»? Non si salva nessuno.
Di là i Nostri - ma di là non c\'è nessuno - e di qua i Mostri. Trattati con misericordia, però. Guardati con tenerezza nel loro acquario fatto del nulla riempito col niente. «C\'erano una volta i Berti-nights» e infatti Fausto e signora spiccano in questo teatrone. Per non dire di Lapo e della Marini, dell\'Angiolillo e di Storace e dei «tipini Fini» e del pancione capalbiese di Petruccioli, di Fassino Grissino in costume da bagno, della Palombelli in Rutelli «nuda alla meta», di Umberto Eco che fa la «lotta dura contro l\'abbronzatura» e via così.
Nella prefazione, scrive Filippo Ceccarelli: «Queste sono le opere di un poeta, Pizzi, che non fotografa mai la moglie perchè le vuole bene». Eppure, in questo demi-monde da basso impero, pochi non vogliono esserci e i più bramerebbero di farvi parte. Perchè fra la celebrità e lo svacco il confine è sempre più labile. Ed è difficile annoiarsi in questo mare di promiscuità nel quale i potenti stanno «attovagliati» con le «gnocche», con le «signore bombastiche», con le «topolone d\'antan», con le pornodive in delirio promozionale.
Il tutto si risolove in un tripudio di labbra gonfie e di arrapamenti vari, di tappeti rossi e di ruffianerie, di fatti e di gossip e di sghignazzi e di liturgie d\'identità e di cerimonie d\'appartenenza a un universo salottiero di happy few. Che dentro Cafonal vengono smitizzati e guai a perdersi uno dei loro tripli menti, o una delle loro \"zampe di gallina\" liftate, o una delle loro «balconate» al silicone, o una qualsiasi delle loro pose anche simpatiche, come quella dell\'austera Emma Bonino che scatenatissima balla un twist al «Gilda».
Ecco poi Valeriona Marini smaltata come una vasca da bagno («Ha pure i rubinetti sulle natiche», assicurano i curatori del libro). E le cortigiane che fanno il baciamano a \"Papa\" Paolo Mieli. E le altre sequenze rubate sull\'orlo (e oltre l\'orlo) del burino. Di cui sono vittime per esempio gli «oni», come li chiama D\'Agostino: «Berlusconi, Veltroni, Gentiloni, Formigoni, Fioroni, Maroni... Prendere tutti gli \"oni\", shakerare con lampi di flash e il Cafonal è servito».
Totò direbbe: «Cicoria per tutti!».