Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
1 - ANCHE IL PRESIDENTE PER UNA SERA A BAARÌA...
Massimiliano Lazzari per "Il Messaggero"
Anteprima stroardinaria, ieri sera in piazza della Repubblica per la presentazione del film "Baarìa" in proiezione riservata a un selezionatissimo pubblico. Primo degli invitati il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, giunto puntualissimo come da programma alle 20 e 45 nonostante la pioggia. In sala molti politici.
WALTER VELTRONI E FAMIGLIANon c'è tappeto rosso, il clima di cordoglio per la strage di soldati italiani a Kabul si avverte ancora. Gianni Letta giunge accompagnato dalla moglie Maddalena. Lo seguono a breve Massimo D'Alema con la moglie Linda Giuva, Fausto e Lella Bertinotti, Luca Cordero di Motenzemolo con la moglie Ludovica.
Per assistere alla proiezione del nuovo film di Giuseppe Tornatore, ovviamente presente insieme con i due attori protagonisti Francesco Scianna e Margareth Madè, arrivano anche Walter Veltroni, Nicola Zingaretti, Piero Marrazzo, Achille Occhetto, Renata Polverini ed il vicesindaco Mauro Cutrufo. C'è anche il prefetto Giuseppe Pecoraio. Moltissimi giornalisti televisivi, soprattutto direttori o ex direttori di testate: volti noti come Bianca Berlinguer, Antonio Di Bella, Giuliano Ferrara, Clemente Mimun, Gianni Riotta, ma anche il direttore generale della Rai Mauro Masi, l'ex presidente Ettore Bernabè.
Ricchissima la "pattuglia" degli "addetti ai lavori" a cominciare da Michele Placido, Alessandro Haber, Enzo De Caro, e alcuni Maestri del cinema italiano come i fratelli Pupi ed Antonio Avati, Carlo Lizzani, Ettore Scola, Carlo ed Enrico Vanzina, Francesco Rosi, il grande compositore Ennio Morricone.
Nessuna parata di fotografi o telecamere per un appuntamento volutamente sottotono ma di volti noti, da "anteprima", se ne vedono molti, come Claudio Baglioni con la compagna Rossella Barattolo, Renzo Arbore, Sveva Sagramola, Rosy Greco, il senatore della tivù Pippo Baudo, ma pure altri nomi di spicco come Corrado Calabrò o Fedele Confalonieri.
SVEVA SAGAMOLA E MARITO2 - LA VERITÀ DI TORNATORE: "SONO I PRODUTTORI DI DESTRA A CERCARE I REGISTI DI SINISTRA"
Paolo D'Agostini per "la Repubblica"
Il momento della verità per Baarìa di Giuseppe Tornatore arriva venerdì. Nell´ordine, ha mostrato il film a Berlusconi (suo produttore con Medusa), ha inaugurato Venezia ma non ha vinto niente, ha fatto una proiezione nell´Abruzzo terremotato, ieri lo ha presentato al presidente Napolitano. Bagherìa fra anni 30 e 60 ricostruita vicino Tunisi. Decine di attori famosi. Per una manciata di minuti Monica Bellucci bacia appassionata un uomo: il miracolato è un macchinista del set. Stretto dialetto di Bagherìa, Palermo. Ma esce doppiato in italiano.
Subito attacchi da sinistra e da destra. Mancanza di coerenza: comodo fare gli artisti di sinistra prendendo soldi da destra. Cinema italiano parassita: Brunetta.
«Durante la lavorazione già cominciavano le polemiche: i soldi del cinema italiano li ha spesi tutti Tornatore. Improvvisamente tenevano tutti tantissimo all´azienda di Berlusconi. Ora coro opposto: ho fatto un patto col diavolo. E il costo è stato malevolmente gonfiato in proporzione all´antipatia verso di me».
Quanto è questo costo?
«25 milioni. Il Gattopardo oggi costerebbe più di 40 milioni. La coerenza: essere di sinistra e "prendere soldi da destra". Impostazione rozza e volgare. Da ragazzo mi scandalizzò che Visconti facesse Gruppo di famiglia in un interno con Rusconi. "Ma come, il compagno Visconti, con i soldi dei fascisti". Ma Visconti non ha rinnegato la sua visione. Io non ho mai subito condizionamenti ideologici. Una sola volta scrissi un film per Cecchi Gori e lui mi disse lapidario: troppe bandiere rosse. E non si fece. Medusa fa parte dell´impero Berlusconi, ma io ho fatto il mio film. Berlusconi ci ha trovato una scena, una battuta che gli sono piaciuti. E allora?».
Già, le lodi di Berlusconi.
«Speculazioni. Per tre anni di lavoro ho guadagnato gli stessi soldi presi per La sconosciuta, fatto in un anno».
Le lodi di Berlusconi.
«Io mi sono confrontato con Giampaolo Letta (ad di Medusa, ndr), non con lui. Questi polemisti lo chiedano ai produttori "di destra": perché non gli fa schifo fare film con registi "di sinistra"».
Eppure il tema fa sempre presa.
«Casomai mi pare interessante che con Medusa riescano a raccontare le loro storie artisti ideologicamente non in armonia con loro».
Brunetta ha tirato in ballo Rossellini "prima fascista e poi comunista".
«Brunetta non sa di che parla. Le sue battute da malandrino di periferia mi disgustano. Nomina Rossellini che non si può più difendere mentre a Placido l´ha mandata a dire trasversalmente. Secondo lui l´Italia è abitata da assenteisti e parassiti: sarà vero che lui è così efficiente? Ha rispolverato una terminologia scelbiana, il "culturame". Scambia le eccezioni con la massa del cinema italiano fatto di serietà, passione, sacrificio».
Perché il cinema fa sempre notizia quando se ne parla male?
«Perché funziona la demagogia. Sembra che in Italia non si siano fatti gli ospedali per colpa del cinema. Semmai il cinema ha contribuito a sensibilizzare le coscienze sui grandi problemi. È una visione malata quella di Brunetta. Il cinema italiano è stato messo in ginocchio da questo governo, e a dispetto di questo ha fatto miracoli. Il malato dovrebbe essere morto da un pezzo e invece ogni anno ci sono sempre uno, due, tre film che ricordano al mondo che il cinema italiano esiste. Ma si informi, Brunetta. Siamo gente che sgobba, che crede, che fatica».
Le lodi in anteprima di Berlusconi non le ha fatto un favore.
«Io l´ho saputo a Venezia. Aveva chiesto di vedere il film, alla fine della proiezione organizzata per lui (lo ha visto tutto) sono andato a salutarlo e mi ha detto delle belle cose. Per me era finita lì. Quando ho saputo delle sue dichiarazioni ho capito subito che sarebbero state usate maliziosamente: se ha detto che gli è piaciuto vuol dire che tu e lui siete "tutta una cosa".
Sebbene io ritenga che abbia parlato in buona fede, mi ha sorpreso che una persona così esperta di comunicazione abbia tanto sbagliato il timing. Meglio sarebbe stato se i suoi generosi complimenti si fosse limitato a farmeli privatamente. Ha condizionato? Non credo. Se così fosse lo riterrei più grave che se Medusa mi avesse censurato. E nessuno pretendeva un premio "obbligatorio", a Venezia».
Il nonno Cicco del film è suo nonno, papà Peppino è suo padre, e il bambino Pietro è lei.
«Avevo in testa di restituire la dimensione eroica che da ragazzino percepivo dal comportamento di chi mi era vicino. Sono nato nel ´56. I racconti della guerra per me erano omerici: come uomini minuscoli avevano vissuto fatti maiuscoli. L´essere comunista di mio padre ne faceva parte. Il suo inseguire il sogno di migliorare la vita di tutti sposando un´ideologia controversa, malvista, sofferta. Il film contiene nostalgia per una politica migliore.
Sono contento che Berlusconi abbia apprezzato un comunista che tornando dall´Urss capisce che con quel comunismo non ha niente in comune. Ma non ha citato quando lo stesso comunista rivendica l´originalità del proprio comunismo non rinnegato».
Il film dice che non basta sventolare stracci rossi.
«Mi sento coerentissimo con quegli insegnamenti. Ho imparato da quegli esempi a non fare mai l´errore di ritenere che gli avversari sono sempre e tutti mascalzoni disonesti e stupidi. E tutti quelli che la pensano come me onesti bravi intelligenti. Succede anche il contrario. Se non si accetta l´idea del convivere con chi è diverso non si va avanti. Questo è il bipolarismo. Ecco, forse ho fatto un film sul bipolarismo».