Reportage di Umberto Pizzi da Zagarolo alla manifestazione del No B. Day
1- EZIO MAURO E IL LEADER DEMOCRATICO "DOVEVA ESSERCI". "GIUSTO NON ADERIRE"...
Da "la Repubblica" - Confronto a distanza tra il direttore di Repubblica Ezio Mauro e il segretario Pd Pierluigi Bersani. «Bersani ha fatto male a non partecipare al No-B day - ha detto Mauro ai microfoni di Maria Latella su SkyTg24 - certe volte sembra che i leader del Pd e la loro base abbiano avversari politici diversi».
La risposta di Bersani arriva a In mezz´ora, dallo studio di Lucia Annunziata: «Mandare una delegazione ufficiale del Pd al No-B day avrebbe significato riproporre un modello tipo "Cecoslovacchia anni ‘50". La sua è un´opinione autorevole ma io rimango della mia idea», ha concluso Bersani.
Vincenzo Vita2 - BERSANI E IL NO B-DAY: "È STATO GIUSTO NON ESSERCI" - VELTRONI LO ATTACCA - RUTELLI: L'AGENDA DELLA SINISTRA LA DETTA DI PIETRO
Corriere.it
«È stato giusto non esserci, ma dobbiamo ascoltare questa energia». Pierluigi Bersani non si pente di non aver fatto aderire il suo Pd al «No B-day». Ma contro la linea del segretario torna a farsi sentire Walter Veltroni: «Mi ha meravigliato una certa diffidenza di alcuni dirigenti. Ho sentito dire: noi partecipiamo solo alle manifestazioni che promuoviamo noi, ma questo è sbagliato ».
Il giorno dopo la grande adunata «viola» di piazza San Giovanni, Antonio Di Pietro esulta ma non rinuncia ad attaccare e accusa chi gli ha attribuito la regia della manifestazione e chi ne sottovaluta il ruolo. L'ex pm si dice «orgoglioso» della piazza e di chi c'era. Ma pesano anche le assenze. Per il Pd, che non aderiva, c'erano Rosy Bindi, Ignazio Marino e Dario Franceschini.
Antonio Di PietroSpiega Bersani, intervistato da Lucia Annunziata per «In mezz'ora»: «Che deve fare un partito di fronte a una manifestazione della rete? Mettersi in coda? Imbucarsi? Mettersi il cappello? O mandare una delegazione come la Cecoslovacchia Anni 50?».
Nulla di tutto questo: «Un partito lascia liberi i dirigenti di andare, ma deve prendersi delle responsabilità: ascoltare questa energia e collegarla ad altre».
La testa del corteoContro Bersani, per motivi opposti a quelli di Veltroni, si schiera Francesco Rutelli, che prepara l'assemblea dell'Api, prevista a Parma l'11 e 12 dicembre. Per il fondatore dell'Alleanza per l'Italia, il cambiamento annunciato al congresso non c'è stato: «L'agenda della sinistra la fanno Di Pietro & Co ed è normalissimo che il Pd vada loro appresso». Critico anche Giorgio Merlo (Pd), per il quale è giunta l'ora di farla finita con «la piazza urlante e forcaiola».
Silvio in manette3 - IL RINNEGATO BERSANI
Ernesto Galli della Loggia per il Corriere della Sera
Ha fatto benissimo il segretario del Pd Pier Luigi Bersani a tenere il suo partito, almeno ufficialmente, lontano dalla manifestazione del «No B-day». Quella che si è conclusa sabato a San Giovanni, infatti, non è stata «la rivoluzione viola », «l'ingresso ufficiale della politica nell'era di internet », «un miracolo italiano », «un giorno che ha cambiato la storia», «la fine decretata della seconda repubblica» come si è subito proclamato con l'abituale sobrietà dalle colonne di Repubblica .
Silvio DimettitiIn una democrazia che sia minimamente tale cortei e comizi oceanici non cambiano mai realmente il quadro politico. Un anno fa, per esempio, Veltroni radunò al Circo Massimo almeno il doppio dei manifestanti di domenica: e cosa è cambiato? Nulla. Sei mesi dopo, anzi, dovette dimettersi.
Comizi e raduni sono al più un segnale. Ma nel nostro caso il «No B-day» non indica uno di quei sommovimenti epocali che a partire dal '68 ci vengono regolarmente annunciati ogni sei mesi, tutte le volte che qualche folla, specie se giovanile, si fa una passeggiata per le vie di Roma e che poi altrettanto regolarmente non avvengono mai.
Rosy BindiSegnala solo il principale problema politico del Partito democratico: quello di riuscire a difendere e affermare una propria autonoma identità e dunque una propria linea. Un problema che il Pd si tira dietro da quando è nato, ma per risolvere il quale - si deve essere giustamente detto Bersani - la via migliore non può essere certo quella di aderire a una manifestazione che, seppure spontanea, ha però assunto da subito le forme e i contenuti del radicalismo giustizialista dell'Italia dei Valori.
Roberto VecchioniVale a dire di un altro partito, diverso dal Pd e in un senso profondo suo concorrente. I termini della questione sono semplicissimi: se vuole vincere le elezioni il Pd deve conquistare almeno una parte dell'elettorato di centro; ma poiché è ovvio che questo elettorato rifiuta in genere ogni massimalismo, ne consegue che anche il Pd deve fare altrettanto.
Può farlo, però, solo se marca la propria distanza da Di Pietro, se sottolinea la propria decisa avversione verso l'antiberlusconismo parossistico dell'ex pm, verso la sua idea che il codice penale e i tribunali siano l'alfa e l'omega di ogni opposizione.
Paolo FerreroIn tutti gli altri Paesi avviene così senza problemi: in Germania, per esempio, l'Spd è aperto avversario della Linke (ci fa talvolta degli accordi di governo locale, ma è tutt'altra questione), in Francia i socialisti non aderiscono certo alle manifestazioni dei vari partiti della sinistra trotzkista.
Perché solo in Italia, invece, sembra che non possa accadere lo stesso? La risposta è che nell'infinita transizione apertasi a sinistra con il crollo del comunismo, con la fine del Pci e con le sue successive trasformazioni in Pds, Ds e ora Pd, l'elettorato di quella parte ha visto progressivamente disgregarsi qualunque profilo identitario realmente strutturato nel quale riconoscersi.