Nisha-lilia-diu per “Telegraph”
Il “Paradise” è il bordello di Stoccarda, uno dei mega-casini della Germania adornati in stile marocchino. Si tratta di una catena, come “Pizza Hut”, con cinque sedi in attività e tre in costruzione. Significa che il giro d’affari è in crescita. «Sì, sì!» ride Michael Beretin, socio della azienda, che indossa un orologio da 100.000 sterline e ha un ghigno alla
Jack Nicholson in “Joker”. E’ lui che sta seguendo il progetto del nuovo “Paradise” da inaugurare ad aprile: 15.000 metri quadrati a Saarbrücken, sei piani, e un costo di quattro milioni e mezzo di euro.
Non è Amsterdam la capitale europea della prostituzione. La Germania ha più prostitute pro capite di qualsiasi altra nazione del continente. Anche più della Thailandia. Secondo le ultime stime sono 400.000 le prostitute, che servono ogni giorno oltre un milione di uomini. In Germania comprare e vendere sesso o aprire bordelli è legale dal 2002. L’anno dopo il business ha fatto incassare 6 miliardi di euro, quasi quanto “Porsche” o “Adidas”. Ora si stima che sia intorno ai 15 miliardi di euro.
A Colonia aprì per primo il “Pascha” (il più grande d’Europa con i suoi dodici piani al neon), altrove sono stati inaugurati club del sesso, saune speciali, centri massaggi, bordelli dove per 100 euro puoi consumare quanto vuoi e con chi vuoi. Sull’autostrada si può fare sesso nei caravan preposti e nelle zone pedonali ci sono i “sex box”, dove andare con una prostituta può costare anche 10 euro. Ogni box è una sorta di garage in legno. Non c’è niente se non un “panic button”, da premere per emergenze. Il guidatore ha poco spazio di manovra, la prostituta ha invece più spazio per scappare se necessario.
Molti paesi stanno chiedendo di aggiornare le leggi sulla prostituzione, ma non sempre i modelli già in funzione hanno dato i risultati sperati. Il traffico delle prostitute non è diminuito, anzi in Germania e in Olanda è aumentato. Forse per ridurre il traffico c’è bisogno di ridurre la domanda. E la domanda si potrebbe ridurre colpendo il cliente.
Intanto qualcuno fa molti soldi. Il nuovo “Paradise” di Saarbrücken, sorge strategicamente a 5 km dal confine con la Francia, a un’ora da Strasburgo e dal Parlamento Europeo. La sede di Stoccarda ha anche la sauna e un cinema porno. Ogni anno da qui passano oltre 55.000 uomini.
Sia clienti che prostitute pagano 79 euro per l’ingresso, incluso cibo e Jacuzzi, ma sesso escluso. Si paga a parte. Il costo della prestazione è negoziato dai due e tutti i soldi vanno alla prostituta. La tariffa in genere è 50 euro per mezz’ora, quanto andare in un bagno turco. I prezzi si stanno abbassando per via della concorrenza e dell’arrivo di molte prostitute dal’‘est.
Saarbrücken un tempo era famosa per il cibo, ora per i bordelli, che sono un centinaio. In Germania è più facile avere la licenza per un bordello che per un negozio di alimentari.
Al “Pascha” gli incassi si fanno grazie alle ragazze, che pagano 175 euro per usare la stanza per 24 ore.
Devono andare a letto almeno con 4 uomini per non rimetterci. Qui i clienti (almeno cento al giorno) pagano 5 euro per l’ingresso e possono scegliere le ragazze del primo piano, e via dicendo, fino ai transessuali del settimo. Nell’edificio c’è un parrucchiere per le prostitute, un centro per manicure e pedicure, un ristorante self-service e una boutique che vende anche profilattici. Le lezioni di tedesco sono gratuite.
Nessuno impiega le prostitute. Le prostitute non sono lavoratrici ma clienti. I papponi non sono debellati. Non sono autorizzati ad entrare nei bordelli, ma aspettano fuori. Molte si prostituiscono solo per un periodo, il tempo di mettere da parte qualche soldo e finanziarsi altre attività. I clienti passano per il corridoio e scelgono le ragazze, sedute fuori dalla stanza.
Chiedono di tutto: chi vuole che gli si defechi addosso, chi vuole essere portato al guinzaglio come un cane. «Bisogna essere malleabili come gomme», dice una di loro. Scelgono la prostituzione, spesso con la promessa che sia il trampolino per altri lavori, e spesso non sanno a cosa vanno incontro.
A Stoccarda c’è poi la sede di “Gesext.de”, il sito che equivale all’“ebay” del sesso e incassa circa 10 milioni di euro annui. Gli utenti postano foto e dettagli su cosa sono disposti a fare. Le vergini sono quelle che guadagnano di più (una 19enne l’ha venduta per quasi 20.000 euro) ma il sito esige la prova dell’illibatezza con un attestato medico.
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Nel 2002 la sinistra liberale immaginò un’industria del sesso in cui i manager responsabili sostituissero papponi e sfruttatori, le prostitute lavorassero in sicurezza e in trasparenza, e i soldi del mercato nero andassero nelle pensioni e nelle casse della Germania. Be’, almeno i soldi delle tasse li hanno ottenuti.
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