Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
team giornalisti italiani in allenamento
Da www.ansa.it
Il ricordo di Pier Paolo Pasolini passa anche attraverso il calcio. Quello giocato, come a Pietralata, una delle tante periferie descritte dallo scrittore, poeta e regista friulano. A 40 anni dalla sua uccisione, attori, scrittori, giornalisti si sono sfidati sul campo del Fulvio Bernardini in un quadrangolare intitolato "Pasolini gioca ancora". Ad aggiudicarselo è stata la nazionale scrittori Osvaldo Soriano Fc che ha superato soltanto ai rigori la Pasoliniana, formazione composta da veterani della squadra di rifugiati Liberi Nantes.
stefano di traglia francesco siciliano
Ma in campo si sono affrontate un po' tutte le anime di Pasolini, rappresentate dal Team Giornalisti Italiani e l'Italianattori che il poeta corsaro contribuì a fondare. "Nel mio ruolo di ministro della Cultura, credo di dovere, in qualche modo, scusarmi per le istituzioni che non hanno capito Pasolini e, anzi, spesso lo hanno emarginato", dice il ministro Dario Franceschini che ha dato il calcio d'inizio del torneo assieme a Ninetto Davoli. "Pasolini è stato tante cose - aggiunge il ministro -. Anche calcio. Ci sono delle immagini bellissime di Pasolini in giacca e cravatta che gioca con i bambini nella periferia romana.
squadra pasoliniana in allenamento
E questa iniziativa, qui a Pietralata, è il modo migliore per iniziare questo ricordo di Pasolini". Davoli, protagonista di suoi tanti film, oggi non è in campo ma i ricordi dell'amico sono vivi. Anche di quando inseguivano un pallone. "Non dico che viveva per il calcio, ma quasi- spiega -. Lo chiamavano lo Stukas perché era velocissimo. Aveva una passione sviscerata. Qualche volta capitava che doveva fare delle conferenze ma se c'era una partita delle volte diceva una scusa per venire a giocare".
Su un campo da calcio, Pasolini tentò anche di superare un diverbio con Bernardo Bertolucci. "Ma Bertolucci ci ha un po' fregato perché schierò degli ex giocatori - spiega Davoli -. Pasolini si arrabbiò? A lui mica gli piaceva perdere. Giocava sulla fascia, era uno che faceva il doppio passo alla Biavati, era il suo idolo". Nel gioco del pallone, l'artista trovò un linguaggio, una forma espressiva assolutamente complementare alla letteratura. Il simbolo di una purezza perduta.
ninetto davoli con edoardo leo
"Mi dispiace non aver mai avuto la possibilità di giocarci contro, sarebbe stato bello - si rammarica Matteo Garrone, per un giorno regista di centrocampo -. Da Davoli mi facevo raccontare sempre aneddoti legati alla sua vita e al calcio. Aveva una grande capacità di riuscire a capire prima di tutti gli altri quello che sarebbe successo nel nostro Paese". Giacomo Losi, invece, lo affrontò da avversario in un'amichevole al Flaminio tra l'Italianattori e gli ex di Roma e Lazio.
maurizio mannoni e il ministro dario franceschini
"Mi impressionò la sua voglia - sottolinea -. Mi sembrava un ragazzino. Incitava i compagni, correva su tutti i palloni. A chi lo paragonerei? Come spirito mi sembra Florenzi. Fisicamente era mingherlino ma la voglia di giocare era tanta. Il calcio di oggi? Ho paura che gli farebbe schifo come fa a tanti di noi".
Meglio quello di periferia, dove attori, giornalisti e scrittori tornano bambini. "Quando arrivò la notizia della sua morte eravamo sul campetto con Troisi e Arena - rivela Enzo Decaro -. Calò un silenzio gelido. Per noi che eravamo adolescenti fu la perdita di un punto di riferimento che era fondamentale proprio perché non aveva punti di riferimento se non la sua coscienza morale".
marco risi ai rigori stefano menichini saluta la moglie jonis bascir giuseppe cruciani prima della partita dino giarrusso e maurizio mannoni maurizio mannoni francesca de sanctis madrina del quadrangolare malcom pagani portiere maurizio mannoni federica de sanctis francesco siciliano giacomo losi francesco siciliano sorteggia le partite con i capitani delle squadre francesca d aloja abel ferrara ninetto davoli marino sinibaldi e andrea vianello