Gabriella Sassone per Dagospia
Fatevi una domanda e datevi pure una risposta: si è più masochisti a rimanere in casa incollati alla tv per sorbirsi il pippone di Sanremo, o a uscire per infilarsi all’ennesimo party con le stesse facce di sempre dopo essersi vestiti e truccati per ore per non sfigurare e aver affittato magari pure una maschera per assicurarsi i flash?
Si è più masochisti a sopportare il consueto italiano stentato da valletta sanremese straniera come quello che ci ha regalato ieri la sensuale Madalina Ghenea, ultima di una lunga serie di bonazze dalla lingua di Dante zoppicante, o ad incontrare la simpatica Angela Melillo (tanto per dirne una) vestita da pilota di rally con tutina rossa fuoco e cappellino in testa, al braccio di Cesare San Mauro abbigliato come lei?
Beh, neanche il più grande esperto di rebus saprebbe dirlo con certezza. Fatto sta che martedì Grasso, ultimo di Carnevale, prezzemole, prezzemoline, carampane in fibrillazione perenne e il mejo del generone romano sempre affamato hanno preferito lasciare Sanremo alle sue sorti e sborsare 70 euro a cranio per correre al Ballo in maschera simil-Hollywoodiano apparecchiato da Sara Iannone per la seconda edizione del suo “Premio Anita Ekberg”, che inneggia alla Dolce Vita (e te pareva?) e vuole omaggiare le eccellenze italiane che hanno reso grande il nostro cinema.
Poco importa, quando si parla di Dolce Vita e si apparecchia un festone mascherato ispirato ai miti di celluloide e si va a ritirare sempre fuori “la Grande Bellezza” di Sorrentino che ormai ci è venuta a noia, se l’unica che ci azzeccava qualcosa con l’epoca dolcevitaiola e con Fellini era la sempre pimpantissima Sandra Milo. Travestita da diva del muto con colli di volpi bianche, in forma splendente, Sandrocchia è stata la star della serata.
E, alla faccia dell’età, ha oscurato tutte, dondolandosi persino sull’altalena tutta fiori, simbolo del film “Giulietta degli spiriti”, decorata da Rosella Antonelli. Location dell’evento non poteva che essere Palazzo Ferrajoli, illuminato dalle luci di come Daniele Ottaviani con la sua Roma Party Service.
180 le anime perse presenti nei saloni aviti e caldissimi del Palazzo di fronte a Palazzo Chigi. C’è il marchese Giuseppe Ferrajoli (vestito da playboy della Saint Tropez anni ’60) a fare gli onori di casa insieme alla Iannone, trasformatasi in un ammiraglio della Marina, con divisa storica candida e cappello d’ordinanza, gentilmente concessa dalla collezione del conte Ernesto Vitetti, consorte della vulcanica Antonella Martini.
La Iannone ha pensato a tutto: dal red carpet da calpestare, al set cinematografico con immagini delle scene di film famosi per mettersi in posa per i paparazzi, curato da Corrado Veneziano e Francesco Carassi, ai costumi di scena in bella mostra prestati da Gabriella e Barbara Lo Faro, così come le divise storiche militari del conte Vitetti.
Inutile dirvi che se ne sono viste di tutti i colori! Dalla sempre splendida e simpatica Ania Pieroni abbigliata da suora di clausura, alla psicoterapeuta Irene Bozzi infagottata da coniglio. Che fa dire al mitico principe Guglielmo Giovanelli Marconi, al braccio della sposa Vittoria in abito da sivigliana: “La Bozzi si riconosceva solo dalla voce!”.
Sfilano prima della cena placè Emanuela Tittocchia in lungo e pomposo abito da damina dell’Ottocento rosa cipria, il prefetto Gianni Ietto in divisa da ambasciatore, Carla Montani e Lucio Desoliss, Elle Grimaldi, il principe Ascanio Colonna, la stilista Eleonora Altamore, Maria Monsè, il direttore d’orchestra Iacopo Sipari di Pescasseroli, il parrucchiere Natalino Candido, Fulvio Rocco, Pietro Innocenzi.
La stilista di caftani Zina Bensalem è un’esplosione di tette e coroncina luccicante. Esplode anche il seno da maggiorata di Lilian Ramos. E i maschietti apprezzano. Non manca Monica Setta in stile Charleston accompagnata dalla mamma. Il riconoscimento “Anita Ekberg” va stavolta a Marco Leonardi, Maria Rosaria Omaggio, Elena Russo, Daniela Poggi. Amen! A presentare il tutto, Camilla Nata, a mixare in consolle Sandro Tommasi.
Inutile dire che noi di Dagospia non siamo stati invitati! Diamo fastidio a certe serate…