Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
SILVIO BERLUSCONI1 - SCORPORO
Jena per \"la Stampa\" - In diretta da Roma trasmettiamo lo scorporo di Fini.
2 - E SILVIO «RUBA» LA CITAZIONE AL RIBELLE : LE CORRENTI SONO METASTASI DEI PARTITI
Adalberto Signore per \"Il Giornale\"
Prima una veloce stretta di mano, con Fini che per primo fa il gesto e Berlusconi a seguire. Poi, al termine della cerimonia per il 62° anniversario della nascita dello Stato di Israele, una mezz\'ora buona davanti a taccuini e telecamere per dire chiaro cosa pensa della direzione nazionale del Pdl che si terrà oggi all\'Auditorium della Conciliazione.
Con toni sobri e modi prudenti, tra i quali però non passa inosservato quello che è un vero e proprio affondo al presidente della Camera. Perché bollare pubblicamente come «metastasi» le correnti, peraltro citando proprio un intervento di Fini di qualche anno fa, e ribadire che «la minoranza deve adeguarsi alla maggioranza» a poche ore dalla direzione è un\'accelerazione che il presidente della Camera non si aspettava.
SILVIO BERLUSCONIUn modo per metterlo all\'angolo sin dalla vigilia della direzione che, ci tiene a dire il premier, avrà «tre momenti importanti». Quali? «Il primo: ci sarà il commento dei recenti risultati elettorali e quello sulle continue vittorie avute negli ultimi due anni dal Pdl dovunque si sia presentato.
Il secondo: parleranno i ministri che si soffermeranno sul gran lavoro fatto in questi due anni di governo e sul gran lavoro che dovremo fare nei prossimi tre. Il terzo: si aprirà la discussione, cui avranno la possibilità di partecipare tutti coloro che si iscriveranno e che il tempo consentirà di far parlare».
SILVIO BERLUSCONIIl caso Fini, insomma, sarà solo un inciso di questo terzo passaggio. Niente di più, perché «non bisogna attribuire nessun altro significato e scopo a questa direzione del partito». Derubricato a una parentesi anche quando i cronisti gli chiedono le ragioni dello strappo del presidente della Camera: «Mi chiedete perché Fini si è spinto a questo? È una domanda che dovete fare a lui non a me... ».
SILVIO BERLUSCONIE poi rincara la dose: «Non è possibile che ci siano correnti che qualcuno ha definito metastasi dei partiti». Citazione, guarda un po\', rubata proprio a Fini che bollò come «metastasi» le minoranze interne ad An. E se si arrivasse a una scissione? «Mi auguro di no, ma in ogni caso il governo andrebbe avanti comunque».
RENATO SCHIFANI GIANNI ALEMANNOLa sintesi, quella che fa in privato durante le tante riunioni a Palazzo Grazioli, è piuttosto semplice: questa volta mettiamo la parola fine, o si adegua o va via. Anche perché, aggiunge riferendosi alle difficoltà della maggioranza alla Camera, sono stanco di vedere il Vietnam in aula.
SILVIO BERLUSCONIIl punto, dunque, è che il Cavaliere è deciso a ottenere garanzie chiare. La principale è che se Fini vuole il diritto di parola, deve assicurare che le decisioni siano prese a maggioranza. «Io stesso - spiega - ho accolto decisioni dell\'ufficio di presidenza del partito, di cui fanno parte i 37 protagonisti del Pdl, anche in dissenso rispetto alle mie posizioni. Ricordo che recentemente avanzai tre proposte ma mi adeguai alle decisioni dell\'ufficio di presidenza».
SILVIO BERLUSCONI2 - FINI NON SI IMPRESSIONA \"NON MI PUÒ AMMAZZARE\"
Amedeo La Mattina per \"la Stampa\"
\"E se la minoranza non si adegua alla maggioranza che fa Berlusconi, ci fa fucilare?» Fini non si fa impressionare dal fuoco di sbarramento che il premier ha preparato ieri alla vigilia della Direzione del Pdl. E\' convinto che tutte le pistole messe sul tavolo dal Cavaliere siano scariche. Compresa la minaccia di espulsione dal partito (questa l\'ipotesi alla quale i tre coordinatori stanno lavorando) nel caso in cui la minoranza non si pieghi alle decisioni della maggioranza.
SILVIO BERLUSCONICompresa inoltre l\'arma letale: le elezioni anticipate che ha fatto balenare anche Umberto Bossi, per il quale se non si trovano adeguate soluzioni di convivenza e la situazione rimane confusa, «la cosa migliore da fare è quella di rivolgersi al popolo sovrano». Per il presidente della Camera e i suoi fedelissimi si tratta di «giochi d\'artificio fatti esplodere apposta per intimorirci, ben sapendo che i veri problemi cominceranno il giorno dopo la Direzione».
SAMMARITANA RATTAZZIE in effetti il vero timore di Berlusconi e Bossi è il logoramento per i prossimi tre anni di legislatura, galleggiare in maniera dorotea e non governare, trovarsi a trattare sulle riforme e i provvedimenti cardine. Al premier stanno a cuore quelle sulla giustizia. Al capo della Lega i decreti attuativi del federalismo fiscale.
RENATO SCHIFANI BRUNO VESPATremonti (oggi interverrà in Direzione insieme ad altri ministri come Frattini e Scajola sulle cose fatte dal governo) immagina già che Fini proporrà maggiori finanziamenti per il Mezzogiorno e la coesione sociale sulla falsariga di quanto aveva proposto al Senato il finiano Mario Baldassarri. Ecco perché Berlusconi non vuole dare cittadinanza alla minoranza interna e ha deluso l\'ambasciatore finiano, il senatore Andrea Augello, che ieri è andato a Palazzo Grazioli per capire le intenzioni del premier.
RENATO SCHIFANI BRUNO VESPATutte le mediazioni sarebbero fallite e a coloro che gli hanno detto che Fini non vuole rompere ma trovare un modus vivendi ha risposto: «Se io riconosco la minoranza mi ritrovo il Vietnam nelle aule, una guerriglia e imboscate continue. E invece loro devono adeguarsi alle decisioni della maggioranza, come ho fatto io quando si è trattato di scegliere il candidato nel Lazio. Io volevo la Todini e poi ho accettato la Polverini. Anche in Puglia ho cercato di convincere il partito ad allearsi con la Poli Bortone e invece è passata un\'altra soluzione».
RENATA POLVERINI PIERO FASSINORimane il gelo tra Berlusconi e Fini e ieri è stato notato nella stretta di mano tra i due al ricevimento dell\'ambasciatore Gideon Meir in occasione dell\'anniversario della nascita dello Stato di Israele. Il premier non vuole trasformare la Direzione nella tribuna mediatica di Fini. Ai coordinatori ha chiesto di tenere l\'incontro sui temi previsti al momento della convocazione: esame del voto, riforme e attività del governo.
PIERO FASSINOUn modo per sminuire e marginalizzare l\'avversario, costringendolo a venire allo scoperto e metterlo in un angolo con un documento che sarà votato a larghissima maggioranza. Aspetta di sentire il presidente della Camera per poi replicare. Se la notte non porta consiglio, ci sarà la rottura. A quel punto, dicono i finiani, si andrà avanti e il giorno dopo il vero punto all\'ordine del giorno saranno le regole dello stare insieme.
E Berlusconi sarà costretto a trattare e a trovare una soluzione. Se ci sarà una tregua, spiegano le stesse fonti vicini all\'inquilino di Montecitorio, i veri problemi ce l\'avranno gli ex An che hanno mollato Fini. I La Russa, Gasparri, Matteoli e Alemanno che ora si trovano in quota Berlusconi: sarà il premier a dover garantire la rielezione a quei 75 che hanno firmato il \"documento lealista\".
PIERFURBY CASINI