1 - VIENI AVANTI, BEDUINO!
Fabrizio Caccia per il Corriere della Sera
Gheddafi a Roma, giorno secondo. Messaggi forti da mattina a sera. Comincia davanti alle hostess, il Colonnello, nella residenza dell\'ambasciatore: «Da noi la donna è molto più rispettata che in Occidente e negli Stati Uniti. In Occidente le donne guidano i treni e lavorano nelle miniere. In Libia, invece, la donna è più libera e non è costretta a lavori non consoni al suo fisico...».
VOLEMOSE BENE TRA GHEDDAFI E BERLUSCONIUna ragazza per niente sprovveduta alza la mano e gli chiede allora un giudizio sulla vicenda di Sakineh, la donna condannata in Iran alla lapidazione. Il raìs le risponde pronto: «Quello non è il vero Islam, quello è fondamentalismo...».
UGO BRACHETTI PERETTIPassano 12 ore e la scena si sposta nella caserma «Salvo D\'Acquisto» di Tor di Quinto, prima del Carosello dei carabinieri e della cena di gala con 800 invitati. Davanti al governo italiano schierato al gran completo, Gheddafi rinnova ad alta voce la sfida all\'Europa: «La Libia, sostenuta dall\'Italia, chiede che l\'Ue offra almeno 5 miliardi di euro all\'anno per fermare l\'immigrazione non gradita. Bisogna sostenere questo esercito che combatte per fermare l\'immigrazione, altrimenti l\'Europa un giorno potrebbe diventare Africa, potrebbe diventare nera. La Libia è l\'ingresso dell\'immigrazione non gradita, dobbiamo lottare insieme per affrontare questa sfida...».
TARAK BEN AMAR CON GIANNI LETTA SILVIO BERLUSCONIE ancora: «Il mar Mediterraneo sia un mare di pace, sottratto ai conflitti imperialistici - prosegue il leader libico - Le flotte militari dei paesi non rivieraschi siano fuori (riferimento alla VI flotta americana, ndr) ». Ma sono tanti i temi di politica estera sfiorati dal Colonnello: «Quando sento parlare di riforma del Consiglio di Sicurezza dell\'Onu io proporrei un seggio permanente per l\'Italia, che è stata capace di superare il fascismo e il colonialismo».
Gheddafi giorno secondo: Maria Bellucci, 30 anni, abruzzese, laureanda in filosofia, dice di aver contato almeno sette telecamere di tv arabe nella sala dove il raìs ha tenuto le sue lezioni di Corano davanti alle hostess. Questione di propaganda: «Ragazze italiane si convertono all\'Islam dopo aver incontrato Gheddafi», titolava ieri non a caso il quotidiano «Arab online».
Intanto circolano voci di 20 mila euro a testa e un impiego presso una compagnia petrolifera in Libia «regalati» alle neo convertite all\'Islam, ma una di loro, Rea Beko, reagisce: «Solo calunnie».
Fioccano critiche politiche. Il senatore dell\'Idv Stefano Pedica ha piantato una «tenda della legalità» a due passi da quella beduina. Ma anche i finiani hanno fatto sentire la loro voce: «La dignità di una nazione è un valore, anche economico. Basta con le pagliacciate», afferma il direttore di «Generazione Italia», Gianmario Mariniello.
SILVIO BERLUSCONI MUAMMAR GHEDAFFI E GIANNI LETTARincara «Farefuturo»: «L\'Italia è diventata la Disneyland di Gheddafi». Giornata densissima, chiusa dal ringraziamento all\'Italia del raìs: «Il Trattato di amicizia italo-libico è stato un atto di coraggio. Avete riconosciuto gli errori del passato, vi ringrazio per la condanna del colonialismo, ringrazio voi e il vostro coraggioso Berlusconi».
Poi ecco il Carosello dell\'Arma e l\'esibizione dei 27 cavalli berberi. E poiché sembra davvero che il Colonnello ci abbia preso gusto, forse si ferma a Roma anche oggi, un giorno in più rispetto alle previsioni. L\'agenda è vuota, tutta da riempire.
SILVIO BERLUSCONI DORMIENTE2 - DA TELECOM ALLA RAI, DALL\'ANAS A UNICREDIT GLI IMPRENDITORI A CENA CON IL COLONNELLO
Antonella Baccaro per il Corriere della Sera
Per tutto il pomeriggio gli uffici stampa delle più grandi aziende e organizzazioni italiane si sono rimpallati l\'invito alle celebrazioni del secondo anniversario del Trattato di Amicizia tra Italia e Libia organizzate presso la caserma dei Carabinieri, Salvo D\'Acquisto, in onore del «leader della rivoluzione», Muammar Gheddafi.
SCHIERAMENTO AFFARISTICO«No, l\'amministratore non ci sarà» si rispondeva con malcelato imbarazzo. «Verrà una delegazione» si divagava. «Il presidente aveva un altro impegno» era la giustificazione. Ma alla fine il parterre preparato dal cerimoniale di Palazzo Chigi (che relegava la stampa a debita distanza dagli ospiti più illustri) e dall\'ambasciata libica si è riempito a dismisura.
Ad accorrere sono stati molti volti noti dell\'impresa e della finanza italiana.
C\'erano il presidente di Telecom, Gabriele Galateri, l\'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, il presidente di Enel, Piero Gnudi, e l\'ad Fulvio Conti, il presidente della Rai, Paolo Garimberti, e il direttore generale Mauro Masi, l\'ad di Anas, Pietro Ciucci, il presidente di Fonsai, Jonella Ligresti, e l\'ad Fausto Marchionni, il presidente di Impregilo, Massimo Ponzellini.
PREGHIERA PER IL RAMADAMPer la Fiat c\'era il responsabile delle Relazioni istituzionali, Ernesto Auci, mentre per Finmeccanica era annunciata la presenza, alla successiva cena, dell\'ad Pierfrancesco Guarguaglini, che si è detto speranzoso di nuove commesse libiche. Per Confindustria, assente il presidente Emma Marcegaglia, è stato schierato il direttore generale Gianpaolo Galli.
Il finanziere franco-tunisino, Tarak Ben Ammar è arrivato per ultimo e ha preso posto, per errore, nella tribuna riservata al «popolo libico»: una nutrita schiera di connazionali che Gheddafi ha fatto invitare. Tra loro, donne col capo coperto, e molti studenti: «Studio ingegneria a Perugia - dice uno di loro che chiede l\'anonimato -: secondo me in Libia si dovrebbero fare meno autostrade e più investimenti su sanità e scuola». Al calar del sole, dalle loro borse e tasche sono spuntati come per incanto acqua e datteri, a rompere il digiuno del Ramadan.