Laura Valente per \"la Repubblica\"
Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
«Una tempesta dell\' anima». Riccardo Muti definisce così il diluvio con cui si apre il suo Otello, che ha debuttato all\' Opera di Roma.
Alla feira de Sevilia - Copyright Pizzi«In Otello c\' è tutto Verdi - ha commentato Muti - e l\' Orchestra dell\' Opera di Roma, formata da strumentisti pieni di cultura e istinto, è sveglia e pronta, non ha bisogno di tanti discorsi per capire ciò che deve fare». Un approdo importantissimo, l\' Otello di Muti, per il teatro della Capitale, dove il maestro, interprete di somma sapienza verdiana (è il direttore d\' orchestra vivente che ha diretto il maggior numero di opere del compositore di Busseto), compie il suo esordio nella lirica e alla guida dell\' orchestra.
Con Roma Muti ha deciso di stabilire un rapporto privilegiato di collaborazione in Italia, accettando di dirigervi un titolo all\' anno per quattro stagioni teatrali: dopo quest\' Otello, sarà sul podio di Ifigenia in Aulide di Gluck nel 2009, dell\' Idomeneo di Mozart l\' anno dopo e di un altro lavoro verdiano, ancora da definire, nel 2011.
Nata come coproduzione tra il Teatro dell\' Opera e il Festival di Salisburgo, dove debuttò con successo nell\' agosto scorso, questa produzione sfoggia la regia dell\' inglese Stephen Landridge, figlio del celebre tenore Philip. La scenografia è di George Souglides, i costumi (d\' epoca e molto sontuosi) sono di Emma Ryott.
I due giovani protagonisti a Roma, il lettone Alekandrs Antonenko nel ruolo di Otello (presenza possente, interpretazione problematica, tormentata) e la straordinaria russa Marina Poplavskaya (autentici capelli biondi sciolti sulla schiena come un mantello) nella parte di Desdemona sono gli stessi che cantarono a Salisburgo, mentre nell\' allestimento romano debutta nel ruolo di Jago il baritono Giovanni Meoni, che nell\' aria del \"Credo\", forse la più importante di tutta l\' opera, canta con voce vibrante e sicura da solo, con alle spalle il sipario chiuso.
Andrea Pamparana e moglie - Copyright PizziEccellente mezzosoprano Barbara Di Castri, nel ruolo di Emilia, anche lei nel cast salisburghese. Con l\' invenzione di un nuovo stile Verdi ci regala \"l\' altro occhio\", per indagare la forza distruttiva della complessità, stasera morbida e liquida in un ambiente chiuso tra geometrie di mura di pietra grigia, tagliate da finestre buie e squadrate, quasi una citazione della grande arena al chiuso della Felsenreitschule di Salisburgo, ex maneggio oggi trasformato in uno dei teatri del festival.
Sul fondo della scena una grande finestra su cui scorrono immagini astratte (come le onde del mare della tempesta iniziale), lampi di fuoco o ritratti che sembrano usciti dalla bottega del Veronese.
I cantanti si muovono su una grande pedana trasparente e inclinata: si spezzerà solo con l\' uccisione di Desdemona. La regia è essenziale e dinamica, ma il miracolo è tutto musicale. Muti fa cantare l\' orchestra, di cui ha un controllo formidabile, accentuando il registro della disperazione e rendendola intensa, drammatica, commovente, straordinariamente comunicativa.
Arsenico e vecchi Merletti - Copyright PizziQuasi una radiografia della partitura, la sua, in cui tutto è ritmo, gesto, movimento. Formidabili gli interpreti. E\' la Poplavskaya la più applaudita, con un dominio della voce impressionante, incredibile espressività, presenza scenica bellissima.
Tra i presenti in sala ci sono il sindaco Alemanno, Carla Fracci, Gianni Letta e Giovanni Maria Flick.