Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
1- IL VIZIETTO DI VALENTINO
Michele Anselmi per Il Riformista
La scena è gustosa. La cinepresa del regista americano Matt Tyrnauer sta incollata su Valentino, per coglierne stati d'animo, impressioni, scatti. Finché il famoso couturier non sbotta. Chiama a sé Giancarlo Giammetti, insieme s'allontanano nel corridoio, ma noi sentiamo tutto. In italiano e in francese, Valentino si lamenta, non gli piace l'andazzo. Infine scopriamo il vero motivo del malumore: "Qua la gente deve stare in ginocchio di fronte a me!".
ZIBI BONIEK E MOGLIEEcco l'ultimo imperatore della moda, come recita il sottotitolo del curioso, frizzante, commovente, pure crepuscolare, documentario che esce venerdì in dieci città, distribuito da Medusa, dopo la sontuosa anteprima a Venezia 2008.
VALERIA MARINICon "Valentino The Last Emperor" l'appetito vien mangiando. Puoi non subire più di tanto il fascino del lampadato stilista (Voghera, classe 1931, nome intero: Valentino Clemente Ludovico Garavani), ma il film cattura, difficile staccarsi . Chissà che direbbe Brüno, lo smodato fashion-addicted creato da Sacha Baron Cohen, di questo atipico documentario. Magari gli piacerebbe, perché custodisce un mix di squisito grottesco, malinconia senile e abbacinante bellezza.
VALERIA MARINIIl film non rievoca solo la straordinaria carriera dello stilista, "la sua smania di rendere le donne, purtroppo già belle di sé, ancora più belle per lussuosa semplicità e delicata raffinatezza", come scrisse Natalia Aspesi, ma anche una storia d'amore omosessuale in bilico tra complicità, sopportazione, rispetto e tenerezza: perché tale è il legame quasi cinquantennale tra Valentino e l'inseparabile Giammetti.
Strappa il sorriso vederli mentre si rinfacciano un sospetto di pancetta o l'eccesso di abbronzatura; in certi momenti, nell'andatura con la mano destra in tasca, Valentino ricorda l'Ugo Tognazzi del "Vizietto"; e intanto la cinepresa rivela i capricci della star davanti a una scenografia "african" ricolma di sabbia ("Ci manca solo un leone") o durate l'allestimento della fantasmagorica celebrazione romana del 2007 con la quale si congedò.
VALERIA MARINIDomenica sera in tv da Fazio e ieri a Roma, Valentino ha "interpretato" Valentino: i capelli irreali che fanno dire alla Littizzetto "sputato il mago Silvan", l'ossessione per la conservazione fisica, quel vezzo di inumidirsi le labbra con la lingua parodiato da Ballantini.
Ma poi basta un lampo, una notazione sulla bellezza del rosso, il suo ammirato rosso tra il carminio e il porpora, in un contesto di abiti neri, perché la posa reale svanisca, a beneficio di una complessità inafferrabile e più segreta: dove si intrecciano senso dell'eleganza, culto dei tessuti, piacere della scommessa.
Del resto non sarà un caso se Valentino, già nel 1965 ritratto da Andy Warhol, può vantare onorificenze prestigiose: dal Cavalierato di Gran Croce alla Legion d'Honneur. Forte di una creatività inesausta (o ben coltivata), ha vestito Jacqueline Kennedy e Farah Diba, Joan Collins e Julia Roberts, madame Chirac e Audrey Hepburn. Principesse e gran signore, star e arricchite.
VALENTINO GARAVANIIl film non è indulgente o celebrativo: si vedono i suoi cinque orrendi/amatissimi cani carlini ai quali un assistente lava personalmente i denti; i backstage delle sfilate, tra scatti di tensione e frenesie survoltate, un po' alla maniera del Robert Altman di "Prêt-à-porter", le dimore lussuose di Londra, New York, Gstaad, Parigi, incluso un ricevimento a castello, tra camerieri in marsina, chili di argenteria e cibo in quantità, in stile Luigi XIV.
E tuttavia Tyrnauer non si ferma lì. È bravo quando fissa quel mix di mestiere, fantasia e colpo d'occhio che guida Valentino nella costruzione di un abito, magari sotto lo sguardo apprensivo delle ricamatrici, quando l'illuminazione guida la mano e partorisce la soluzione.
VALENTINO GARAVANITra gli amici si vedono Michael Caine, Gwyneth Paltrow, Anne Hathaway, mentre il nemico è incarnato dal giovane manager Matteo Marzotto: provò a rilanciare il marchio inseguendo i nuovi gusti del mercato, salvo poi arrendersi e passare la mano. I due non si sono lasciati bene, e si vede.
2 - L'ULTIMO IMPERATORE DELLO STILE «NIENTE NOSTALGIE, È FINITA UN'ERA»
Gian Luigi Paracchini per "il Corriere della Sera"
«Grazie, grazie, vi adoro », dice con quel suo fare in puro stile Versailles al pubblico che lo applaude calorosamente. È una delle tante serate acclamanti che accompagnano Valentino, lo stilista che ha vestito generazioni di stelle hollywoodiane, anche dopo il suo forzato e addolorato addio alle passerelle.
Ma al di là dei tributi e della lacrima commossa, è un'occasione speciale perché la sua Roma ospita l'anteprima europea del film-documentario Valentino. The last emperor, presentato alla Mostra del cinema di Venezia 2008 e finora circolato, un po' stranamente, soltanto negli Stati Uniti.
VALENTINO GARAVANIEd eccolo Valentino Garavani, l'Ultimo imperatore, levigato e inossidabile nonostante i 77 anni, il jet lag newyorkese e un passaggio milanese negli studi di «Che tempo che fa» direttamente dall'areoporto: solita abbronzatura «a forno», capigliatura scolpita, manina alzata come quando salutava a fine sfilata. Per tutti una parola carina: «Buona sera caro! Adieu chérie!».
VALENTINO GARAVANI E GIANCARLO GIAMMETTIArriva al cinema Embassy, quartiere Parioli, con il socio-compagno di una vita, Giancarlo Giammetti e il regista americano Matt Tyrnauer, che lo ha filmato dal 2005 al 2007 facendolo anche arrabbiare per qualche intrusione privata di troppo. Ad accoglierlo Carlo Rossella e Giampaolo Letta, presidente e ad di Medusa (che si è assicurata i diritti un paio di mesi fa) con un lista di cine invitati: Tornatore, Scola, Muccino, Virzì, Avati, i fratelli Vanzina, Virna Lisi, Mariangela Melato, Carolina Crescentini, Margareth Madè, Francesco Scianna.
E il film? Parla di vestiti, di ricchezze, di contrastati passaggi imprenditoriali, ma il vero tema unificante è il sodalizio Garavani- Giammetti, passato dall'amore al profondo affetto, sempre in litigiosa, felice simbiosi professionale. Un po' documentario (voci lo darebbero candidato a un Oscar), un po' love story ma anche esilarante commedia.
VALENTINO GARAVANI E GIANCARLO GIAMMETTICome quando i due litigano in francese, un po' alla maniera di Il vizietto. Con Valentino che si lamenta perché il socio ha scelto una scenografia desertica tutta dune e vento sahariano («Perché non hai portato anche i cammelli? Sei pazzo!») e lui invece ha per le mani una collezione extraromantica.
La storia è impastata con mille flashback. Si parte dai preparativi dell'ultima collezione per tornare su tanti immagini che hanno un po' il sapore dell'album di famiglia. C'è un Valentino giovanissimo, quasi agli esordi, preso da qualche cinegiornale in bianco e nero.
C'è il suo peregrinare, un po' annoiato («non so stare fermo per più di quattro- cinque giorni») fra le case di New York, Gstaad, Roma, della campagna toscana e soprattutto del castello fuori Parigi. Case dove anche se deserte, qualcuno cambia le lenzuola tutti i giorni. E ci sono le sue vacanze sempre glamour, sia sui campi di sci, sia al timone del lucidissimo yacht, il Blue One, con i suoi cinque inseparabili carlini.
VALENTINO GARAVANI E BRANDOLINI DADDAAltre chicche? La battuta rubata allo stilista Karl Lagerfeld, che guardando i suoi vestiti gli sussurra all'orecchio: «Gli altri al nostro confronto fanno soltanto degli stracci ». Oppure quando fa le bizze perché gli pettinano in modo troppo selvaggio le modelle. E ancora quando (luglio 2007) nella grandiosa festa romana in teoria per festeggiare i 45 anni di attività, in realtà per dare l'addio, definisce «terribile» la scelta dell'Ara Pacis per la mostra e discutibile quella del Tempio di Venere, salvo poi trovarle memorabili.
VALENTINO GARAVANI E BRANDOLINI DADDAE ora, Valentino? «Non ho nessuna nostalgia. Un'epoca era finita e io me ne sono andato dalla festa quando ancora c'era gente». Il museo con i miei vestiti? «Veltroni era d'accordo, poi è cambiato sindaco e con questo non se ne fa niente». Disegnare? «Sto curando i costumi per il balletto all'opera di Vienna a Capodanno. Presto farò invece quelli per una Traviata al Bolscioi. Poi c'è questo film da seguire, un film che ora amo anche se all'inizio mi aveva lasciato perplesso. Perché soltanto ora in Italia? Gli americani pensano al loro mercato. Comunque, scusate per il ritardo».
TOMMASO ZIFFER E MAMMA2- E PER IL MUSEO DELLA MODA LITIGA CON ALEMANNO...
Laura Laurenzi per "la Repubblica"
Polemica feroce di Valentino verso la giunta Alemanno. In ballo la questione ormai annosa di un museo della moda che Roma aveva quasi promesso allo stilista. A ripercorrere le tappe della vicenda è Giancarlo Giammetti, socio e braccio destro di Valentino: «Il progetto era stato concordato con l´allora sindaco Veltroni. Con Alemanno c´è stato un intoppo.
STILE VALENTINOS BOYHanno stravolto il progetto iniziale: volevano fare un museo aperto a più stilisti. Il museo che volevamo fare noi non era certo un museo delle cere... C´era in ballo anche l´idea di una scuola di moda. Riaprire la trattativa? Ho paura sia tardi. Se proprio devo essere sincero, siamo delusi e feriti».
«Intanto a fine anno apriremo il nostro museo nella casa atelier di Valentino a Parigi. Sarà una cosa più ridotta anche perché abbiamo a disposizione mille metri quadrati. Ma poi siamo in trattativa con due prestigiosi musei a Londra e a Parigi per portare il nostro progetto di museo». Dall´Italia nessuna proposta? «Nessuna. Purtroppo l´Italia è un paese di invidiosi che mette i bastoni fra le ruote». Quello di Giammetti sembra un regolamento di conti: "Non credo che Roma debba continuare ad avere la presunzione di essere la capitale della moda."