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Sfuggendo delinquenzialmente al controllo del cardinal Vallini, vicario del papa per la diocesi di Roma, venerdì scorso, all’interno della basilica di San Giovanni in Laterano - la “madre di tutte le chiese” che dipende direttamente dal Vaticano -, è andato in scena ciò che persone timorate di Dio definirebbero “dissacrazione della chiesa madre della cristianità e cattedra del successore di Pietro”.
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Con la scusa della solita “male-ficenza’’ natalizia a favore dei ‘’bambini abbandonati di Porto Seguro nello stato di Bahia’’, è stato messo su il concerto di Natale ‘Pacem in terris’, con una cenona a seguire a Palazzo Brancaccio.
In breve e in greve, i poveri sventurati accorsi nella basilica hanno assistito impotenti a una serata para-sanremese “sotto l’albero”, con luci addosso a Borromini e al baldacchino sovrastante l’altare papale come nel più triviale locale a luci rosse di Amburgo.
Un concertone composto dalle ugole del secolo scorso - Ivana Spagna, Amy Stewart, Grazia Di Michele, Mietta, Lucia Corna, Silvia Capasso, Simona Molinari, Ron, Sal Da Vinci, Chiara Taigi, Andrea Mirò e via dimenticando - presentato dall’ex “un bacino sulla tua ernia” (rivolto a Craxi), la intemerata abruzzese Alda D’Eusanio che non ha azzeccato un solo nome (“Eddie Mercury” è stato il meno), fino al climax di annunciare, sempre dal palco della basilica, di avere i “piedi gonfi” (“non sono abituata a calzare scarpe con i tacchi…”).
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Ma la vera chicca era l’ospite ecclesiastico garante della serata, S. E.za Rev.ma il Signor Cardinale Raymond Leo Burke, “gongolante”. Proprio quello che si era opposto ufficialmente a qualsiasi apertura fosse ipotizzata nell’ultimo Sinodo di papa Bergoglio, a proposito di qualsiasi argomento. Conservatore massimo ed esponente del peggior conservatorismo americano.
Per le sue aggressive esternazioni anti-Francesco, rimosso dal papa in persona dall’incarico che ricopriva in Vaticano. Impassibile e pressoché entusiasta dello sfacelo che stava avvenendo: probabilmente felice del danno che stava arrecando alla credibilità della Chiesa.
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Dirigeva l’orchestra il conturbante “Jacopo Sipari di Pescasseroli” (no, non è nobile, è solo nato nella cittadina abruzzese; gli stessi Savoia avvisarono che era fuori fuori dalle loro istituzioni dinastiche), nell’ambiente più noto come chi intrattiene relazioni con le più importanti eminenze della Santa Sede. “Tiene in pugno il Vaticano,” affermava un suo confidente, inebriato, mentre uno sfarfallio di luci sembrava preludere all’ingresso della regina del burlesque.
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Si legge nella biografia del Maestro, tra gli infiniti premi, quello “Eccellenza della Musica Abruzzese 2013” quindi lo “Zirè d’Oro”, cittadino onorario d’Abruzzo, e inoltre, precisa sempre la sua biografia, “il più giovane Avvocato del Tribunale Apostolico della Rota Romana”. Naturalmente, direttore di un premio internazionale di cultura dedicato a Benedetto Croce (anche lui di Pescasseroli) con cantanti di The Voice, Amici e X-Factor. Ha diretto il concerto finale del Festival Tulipani di Seta Nera, nonché il concerto per il solenne pontificale in memoria di S.A.I.R. l’arciduca d’Austria Otto d’Asburgo e quello dedicato a S.A.R. la principessa Marina di Savoia.
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È considerato l’inventore della formula “concerto-evento”. Il suo titolo è, tra i tantissimi, “Direttore-Avvocato Jacopo Sipari di Pescasseroli” Sbracciandosi e muovendosi tra palcoscenico (si fa per dire) e navate laterali come davvero a casa di uno zio affettuosissimo.
Tra gli illustri ospiti il sarto (per mancanza di prove) Guglielmo Mariotto e tanta romanella mondana: Valeria Fabrizi, Fioretta Mari, Elisabetta Pellini, Andrea Roncato, Ginny Steffan, Monica Scattini; più voci bianche (povera infanzia) del teatro dell’Opera di Roma.
Il tutto avveniva sotto il benevolo patrocinio di Sua Grazia Judith Rose Seymour, duchessa di Somerset (non uno del pubblico riusciva a rintracciare nella memoria chi ella fosse). Presenziava il ministro Franceschini, con barba pensosissima, dopo non essersi fatto vedere neppure per un attimo all’apertura dell’Opera di Roma.
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PS - Qualcuno dice di aver sentito bestemmiare le statue nelle edicole borrominiane lungo la navata centrale: mai si era vista tanta profanazione.
BOX ABRUZZESE
‘’Modifica cognome da "Sipari" in "Sipari Di Pescasseroli"
Il Consiglio
- Vista l'istanza presentata in data 27 gennaio 2011 dal Dott. Jacopo Sipari, nato a L’Aquila il 5 novembre
1985, con la quale chiede la modifica del cognome da "Sipari" a "Sipari Di Pescasseroli";
- Visto l’atto di nascita, rilasciato dal Comune de L’Aquila il 30 dicembre 2010;
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- Sentito il relatore Consigliere Avv. Goffredo Maria Barbantini;
delibera
di modificare, nel Registro custodito da questo Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma, il cognome
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del Dott. Jacopo "Sipari" in "Sipari Di Pescasseroli".’’