Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
(Dire) - Il no profit come risorsa, \'terzo pilastro\' da valorizzare, regolarizzare e \'normare\' meglio ma ad un patto: che lo Stato sappia fare un passo indietro e rinunci a quell\'individualismo statalista\', a quell\'ansia di controllo, tipico della storia italiana. E\' quanto e\' emerso dal dibattito tenutosi oggi in occasione della presentazione del libro: \"Il terzo pilastro. Il non profit motore del nuovo welfare\" di Francesco Emmanuele, presidente della Fondazione Roma. Presenti all\'incontro Giuseppe De Rita, presidente Censis, Giuseppe Roma, direttore generale Federazione Censis, Antonio Marzano, presidente Cnel, Franco Bassanini, presidente Astrid, e Gregorio Arena, presidente Labsus.
ANTONIO MACCANICO - Copyright Pizzi\"Si sta verificando- spiega Giuseppe De Rita, presidente Censis- qualcosa che non si vedeva da 20 anni: arrivano ondate di iniziative spontanee e si sta risvegliando un mondo che e\' ancora in via di definizione che possiamo chiamare come vogliamo: terzo pilastro, terzo settore, non profit o imprenditorialita\' sociale, ma bisogna saperlo cogliere senza lasciare spazio all\'individualismo statalista\' che tutto vuole controllare\". Per Giuseppe Roma, direttore generale Censis, \"il welfare tradizionale non puo\' reggere piu\' per l\'eccessiva presenza del pubblico e dei costi e va cercando un nuovo equilibrio\".
\"Un terzo settore- spiega De Rita- che in Italia e\' al di sotto di altri paesi europei persino di paesi statalisti come la Francia, che ha circa un milione di addetti, contro i nostri circa 600 mila operatori\". Propone Roma: \"Liberiamo il terzo settore da vincoli impropri, ci sono tantissimi bisogni da soddisfare, dagli asili, all\'assistenza di chi ha necessita\'. Lo Stato deve ritirarsi. Ma la politica lo vuole?- chiede- La politica tende a non lasciare libero il campo, e preferisce tenere cooperative sotto il suo finanziamento, continuare ad avere tutta la sanita\' sotto il proprio controllo.
Invece- conclude- deve fare un salto culturale molto forte perche\' si possa sviluppate il no profit\".
Gregorio Arena, presidente di Labsus, sottolinea il valore, sostenuto dal libro di Emmanuele, \"della cittadinanza attiva, la principale risorsa che abbiamo in Italia per riprenderci\". Arena insiste sulla necessita\' di \"modificare la legge 266/91 che disciplina il volontariato nel vecchio schema bipolare: da un lato l\'amministrazione, dall\'altro i cittadini passivi, cui non spetterebbe di occuparsi dei bisogni assistenziali, e che contrasta con il principio di sussidarieta\'\".
Anche per Antonio Marzano, presidente del Consiglio nazionale dell\'economia e del lavoro (Cnel), \"oggi occorrerebbe fare la lode della cultura propositiva, piuttosto che solo elogiativa o pregiudizialmente critica\", perche\' occorre far fronte \"ai tre principali limiti del welfare pubblico: il fatto che generi ozio nei beneficiati, i costi della burocrazia, l\'alta pressione fiscale. Ed e\' giusto che si punti ad un modello, come quello evidenziato dal libro, di welfare misto. Ma la nostra economia puo\' beneficiare della partecipazione dei privati al welfare\".
FRANCESCO GIRO - Copyright PizziFranco Bassanini, presidente di Astrid, dal canto suo ricorda che la parola \"sussidiarieta\'\" e\' stata introdotta 12 anni anni fa dalla sua legge, e non e\' vero, sostiene, che \"i paesi ad economia \'matura\', di democrazia liberale, che hanno sistemi di welfare \'evoluti\' sono meno competitivi di altri: Scandinavia, Gran Bretagna, Australia, Canada per esempio- sottolinea Bassanini- sono molto sviluppati.
Anzi, c\'e\' l\'impressione che la crisi che si sta sviluppando sta dimostrando che i paesi che hanno un welfare moderno stanno reggendo meglio\". La sfida oggi, spiega Bassanini, \"per i paesi europei e\' di saper conciliare la competitivita\' della loro economia con un sistema di welfare compatibile, in grado di garantire la soddisfazione dei bisogni essenziali, ma in modo di non appesantire la competitivita\'\".
E secondo Bassanini, e in linea con quanto enunciato nel libro di Emmanuele, \"il sistema del welfare va riorganizzato in modo da diminuire la pressione su quello che viene considerato il primo pilastro, cioe\' lo Stato\". Non tutto, dice, \"puo\' essere riferito e deciso dal governo, non tutto viene deciso dalla maggioranza, l\'articolazione della societa\' e\' riconosciuta dalla Costituzione\". Ed infine, conclude Bassanini, \"occorre che si riconoscano associazioni e fondazioni come soggetti, cosa che sinora e\' stata difficile nonostante tutto\".