Carlo Alberto Bucci per \"la Repubblica - Roma\"
Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
Dallo sguardo grifagno del poeta più amato e rappresentato, Samuel Beckett, con quegli occhi di falco incastonati in rivoli di rughe, alla curva inasprita dei colli marchigiani, con i solchi e i segni nella terra lasciati dall´uomo e dalle stragioni: una linea continua - che è poi quella multiforme e duttile del pennello spinto dalla mano - lega i paesaggi ai ritratti (di Pasolini, Testori, Loi, di Carlo Caracciolo, fino a Scalfari e Magris, Mario Botta e Roberto Saviano) dipinti da Tullio Pericoli. C´è un sentimento che fonde questi due mondi ma che, al tempo stesso, li allontana.
VITTORIO SGARBI VITTORIO GREGOTTI E MASSIMO PITALZEMMALa natura è il minimo comune denominatore dell´opera dell´artista nato a Colli del Tronto nel 1936 e rimasto legato alla sua terra da un cordone corto ma vivo, anche se è dal 1961 che abita a Milano. E si respira la stessa aria calcinosa di muri imbiancati a lucido nei due generi che compongono la mostra Lineamenti, volto e paesaggio, aperta da oggi al 19 settembre nello spazio espositivo dell´Ara Pacis (da martedì a domenica, ore 9-19, ingresso 9 euro).
UMBERTO CROPPI ROBERTO SAVIANOSono 53 gli oli su tela (ma lasciando sempre tracce di matita ...) scelti da Federica Pirani tra i dipinti realizzati dal 2007 ad oggi. La curatrice segnala l´opera di «Paul Klee, così affine all´artista anche per l´alternanza tra l´uso della grafica e del pennello». Anche, poiché l´intesa con il grande svizzero è innanzitutto sul sentimento di una natura vissuta interiormente, seguendo la libertà dell´infanzia e senza la mimesi del naturalismo.
UMBERTO CROPPI ALESSANDRO CASALISoprattutto nei paesaggi, Pericoli (che coltiva la pittura a fianco della sua attività principale, l´illustrazione) spinge il dato interpretativo fino a toccare l´astrazione. A tenerlo ancorato alla terra (la cui linea sale così in alto da lasciare il quadro quasi sempre Senza cielo, titolo di una tela del 2008) è però, oltre il bianco abbacinante, il tono degli ocra, delle terre di Siena; soprattutto, il graffio reiterato della punta nella pasta pittorica, o quello fluente della pennellata, che ripetono i segni lasciati dai contadini nella cura dei campi.
TULLIO PERICOLI EUGENIO SCALFARINel catalogo (Skira) il filosofo Remo Bodei mette in relazione il tempo contingentato della vita umana con quello più lungo, quasi eterno, della natura: volti e paesaggi entrambi però incastonati nel perimetro del quadro.
TULLIO PERICOLI ALESSANDRO CASALIL´allestimento della nuova personale pone al centro della sala un ambiente chiuso dove sono esposti i ritratti (con quattro di Beckett ad aprire la galleria e ancora uno dell´immenso scrittore irlandese a chiuderla) mentre tutto intorno le tele si aprono sulle pareti esterne come finestre spalancate sui paesaggi lontani delle Marche. E se è un tocco di rosso ad accendere l´orecchio di Calasso e di Saviano, o a infiammare come lampi le stoppe che bruciano sulle colline, c´è qualcosa che in realtà rende lontani questi due mondi, come la pittura il disegno.
STEFANO ECO EUGENIO SCALFARIA ben guardare, infatti, non ci sono figure né case nelle vedute \"vuote\" di Pericoli. E non c´è mai nulla che si apra (un palazzo, un albero, una nuvola) oltre il primo piano ravvicinato dei suoi personaggi, sottoposti a un close up che esclude perfino la linea del collo. Nei volti di Pericoli il mondo si spalanca solo nei pochi centimetri quadrati della pelle. Ed è nei fili della barba o nelle mille linee lasciate dal tempo che sembra di cogliere la mappa di un paesaggio interiore, segnato ma in continua trasformazione.
SERENA ROSSETTI EUGENIO SCALFARIROBERTO SAVIANO TULLIO PERICOLI