TOH, MEGALò MALAGò CAMBIA CANOTTA E BACIA LADY FINI (OBLIATI RUTELLI E I VELTRONI) - SI GONFIA ANNUZZA LA ROSA - L’UNICO IN CAMICIA NERA è IL CANTANTE ENRICO RUGGERI - Fini corregge La Russa e SCONVOLGE I CAMERATI: il Pdl non dev’essere la Destra

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  • Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo

    1 - La scossa ai colonnelli: sto con gli italiani del futuro...
    Aldo Cazzullo per il \"Corriere della Sera\"

    Non è solo una nota di costume, l\'esordio imbarazzato di Elisabetta Tulliani: accolta con entusiasmo dai fotografi e con distacco dai colonnelli, La Russa le fa a malapena «ciao», altri la ignorano, solo Giovanni Malagò viene a darle un bacio sulla guancia, mentre Giulia Bongiorno le si siede vicino quando il fidanzato-leader sale sul palco.

    ALESSANDRAALESSANDRA MUSSOLINI - Copyright Pizzi

    È il segno del distacco emotivo tra la platea e un capo che non solo ha cambiato frequentazioni e affetti, ma ormai non si rivolge più al suo ex partito e neppure al centrodestra, quanto al complesso delle istituzioni e dei cittadini.

    Così il congresso resta, più che freddo, basito quando Fini parla di Partito popolare europeo, dialogo con l\'Islam, distinzione tra la sfera politica e sfera religiosa «che deve restare personale e privata», e del dovere di «non discriminare nessuno, nemmeno l\'immigrato, nemmeno il clandestino». Un congresso che anche ieri si è scaldato davvero una volta sola, quando Alemanno ha citato Menia, l\'unico a esprimere le riserve di molti sulla fusione con Forza Italia.

    Non che Fini non sia più leader. I delegati, così come i colonnelli (di cui Gasparri ha chiesto per due volte la promozione a generali «ora che abbiamo pure il ministro della Difesa»), non mettono in discussione l\'antica gerarchia, né la sua manifesta superiorità intellettuale.

    Solo che faticano a seguirlo, quando Fini corregge La Russa e dice che il Pdl non dev\'essere la Destra, non deve rappresentare identità passate ma «gli italiani del futuro», «tra cui molti saranno italiani pur non essendo figli di italiani». Applaudono all\'evocazione del «giovane militante del Fuan che si chiamava Paolo Borsellino», ma fingono di non capire quando precisa che «dobbiamo guardare a lui come a un esempio non perché era un giovane militante del Fuan, ma perché era Paolo Borsellino».

    Il congresso invece asseconda appieno, per residuo orgoglio di partito, la polemica indiretta con Berlusconi. Il Cavaliere non è venuto, su richiesta dei «generali » di An, ma ha mandato Verdini con un messaggio che rievoca la scelta del novembre \'93, «quando mi schierai con Fini contro Rutelli e ricevetti per questo attacchi inauditi».

    ALFREDOALFREDO BIONDI - Copyright Pizzi

    E Fini ottiene gli applausi più calorosi quando precisa che non ci fu «nessun regalo, nessuna grazia ricevuta, soprattutto nessuno sdoganamento; perché si sdoganano le merci, non le idee». Il Pdl «non è nato in piazza San Babila », e in ogni caso dovrà essere «il partito della nazione, non il partito di una persona », non chiuso nel «culto della personalità» ma «aperto all\'impegno di altri oltre al leader».

    A cominciare da lui, il presidente della Camera, «terza carica dello Stato» come ricorda con puntiglio, e quindi non disponibile a vedere umiliato il Parlamento: «Fateci fare piuttosto meno leggi, ma restituiteci il potere di controllo e di indirizzo». Sì alle riforme istituzionali e al presidenzialismo, ma che sia come in America, dove al presidente più potente al mondo si contrappone un Congresso forte; e per fortuna ieri l\'ospite d\'onore era il sindacalista Bonanni e non Schifani, che così non ha dovuto ascoltare di persona la richiesta di ridimensionare il Senato a «luogo di rappresentanza dei territori».

    Non da oggi An sta stretta a Fini, che se n\'è servito come serbatoio di voti e militanza senza rinunciare a rivolgersi a tutti i moderati, ora anche a tutti gli elettori. Certi passaggi del suo discorso sono stati applauditi solo dalla prima fila, dove accanto alla segretaria Rita Marino e al portavoce Fabrizio Alfano (la figlia Giuliana Fini è rimasta sobriamente dietro le quinte per tutto il congresso) esordiva appunto la nuova compagna Elisabetta Tulliani, paralizzata dall\'emozione.

    Coda di cavallo bionda, orecchini voluminosi, tailleur pantalone gessato, collana di pietre colorate sulla camicia di raso azzurro. Fini fa chiedere ai fotografi di lasciarle un po\' d\'aria, si china a sussurrarle all\'orecchio - «Hai sentito Alemanno? Questa immagine dei \"luogocomunisti\" non è male» -, si fa dare una mentina, le strizza il ginocchio prima di salire sul palco.

    ALTEROALTERO MATTIOLI - Copyright Pizzi

    Lei applaude i «generali» con circospetta cortesia, l\'intera platea più che per votare decisioni già prese è usata come un grande applausometro: il ministro Matteoli appariva più vispo la sera prima nella tribuna dell\'Olimpico; Alemanno - rosso in viso, le vene gonfie - suscita un\'ovazione in difesa di Benedetto XVI; Renata Polverini cita la Yourcenar, Italo Bocchino Darwin, Gasparri Pansa e Bruno Vespa.

    Poi rivendica le critiche a Napolitano sul caso Eluana («Rifarei tutto») e fa un numero contro Veltroni «nullità politica », la Merloni del Pd che «licenzia seicento operai per fare più ricca la sua famiglia e più poveri gli italiani », Modiano «banchiere di sinistra» invitato a dare ai poveri il suo bonus da tre milioni e passa di euro, e inoltre «cosa aspetta Cappon a mandare in onda sulla Rai la fiction sul Sangue dei vinti?».

    «Siamo il partito della legge e dell\'ordine!» grida Gasparri. «È vero, ma non l\'ordine delle caserme, l\'ordine inteso come rispetto della dignità di ogni uomo» ragiona Fini. Forse in minoranza nel suo stesso popolo, ma in grado di dimostrare come - forse per la prima volta nella storia repubblicana - in un uomo venuto da destra possa riconoscersi chiunque; anche l\'ambasciatore israeliano e quello tedesco, che si incrociano mentre vanno a stringergli la mano.

    2 - E il debutto di Elisabetta conferma l´inizio di una nuova vita politica...
    Filippo Ceccarelli per \"la Repubblica\"

    Ma Elisabetta c´è. L´agente di scorta che le copre la ritirata è cortese, ma risoluto: «Nessuna domanda, per piacere, non si possono fare domande». E mentre ancora la sala di An vibra del tripudio al termine del discorso di Fini, un piccolo treno di giornalisti assatanati riesce lo stesso a varcare la soglia dei neri tendaggi della zona vip inseguendo la graziosa sagoma bionda, per infine arrestarsi dinanzi alla porta del sancta sanctorum.

    AMINAAMINA GASPARRI SIGNORA BOCCHINO - Copyright Pizzi

    Ma intanto Ely, forse, o Betty, magari, o Betta, chissà, comunque la nuova compagna del leader, ma non la moglie, è andata come dicono gli americani \"in pubblico\": e questo al giorno d´oggi vale assai più della sorpresa invano promessa dal ministro La Russa all´inizio del congresso.

    Prima di fuggire da una porta segreta, lasciando agli atti un´unica innocua frase che sa tanto di ufficio stampa:«Gianfranco è stato bravissimo, nonostante la grande emozione del momento». Elisabetta Tulliani è rimasta seduta per tre ore in prima fila, trafitta dal raggio laser di mille sguardi e flash.

    Neanche troppo spaurita, per la verità: coda di cavallo, tailleur pantalone, una composta e sorvegliatissima dama blu e celeste, quanto di più lontano dallo stereotipo della velina o dell´ochetta pimpante come veniva fuori da quell´incredibile video autoprodotto dal precedente compagno, il temerario imprenditore Gaucci - e la cui diffusione sulle reti Mediaset è stata lì lì per mandare a monte qualsiasi partito o popolo della libertà.

    DENISDENIS VERDINI - Copyright Pizzi

    Si abbia un po´ d´indulgenza per il giornalisti costretti a dar conto delle trasformazioni del costume politico nell´epoca, non di rado anche ingrata, della pubblica intimità, delle barzellette civili, del gossip repubblicano, del corpo spettacolare, degli atti d´amore per i partiti e delle lacrime dei leader, ormai frequentissime, anzi immancabili.

    E si abbia vieppiù comprensione per chi deve documentarsi su Chi, Verissimo e Novella2000 per la circostanza, non del tutto scontata, che i discorsi congressuali tanto più dilagano in chiacchiere quanto più impetuosamente procede quel fenomeno che s´identifica nella personalizzazione della politica.

    E che dice (anche), grosso modo: ogni metamorfosi, ogni novità, ogni cambiamento, ogni svolta ha bisogno di essere visibile su di un piano che oggi non si può più designare come privato. E così Elisabetta Tulliani, che dal vivo appare molto più graziosa che in foto, è entrata ufficialmente e coraggiosamente, in fondo, a far parte del Popolo della libertà.

    Ma non solo. L´idea che con qualche azzardo si vorrebbe ventilare è che proprio la sua visibile presenza alla Fiera di Roma conferma la via di non-ritorno imboccata in prima persona da Gianfranco Fini. L´addio del presidente della Camera a tutto un mondo ancora segnato da riflessi di tribù o di \"riserva indiana\". La sua indifferenza, forse anche il suo fastidio per certi automatismi perbenisti, se non bigotti.

    CANTATORECANTATORE - Copyright Pizzi

    Di solito le biografie non mentono e nel caso di Fini una nuova donna e una nuova famiglia certificano una nuova vita, anche politica. Non è il primo, né sarà l´ultimo leader messo sotto questa scomoda lente d´ingrandimento. Anche Almirante, anzi proprio Almirante ebbe complesse e sintomatiche vicende coniugali, inesorabilmente venute fuori al tempo del divorzio, come racconta con appassionata onestà Donna Assunta in \"Giorgio, la mia fiamma\" (Koinè, 2005).

    E anche diversi capi comunisti, da Terracini a Pajetta, da Longo a Di Vittorio si ritrovarono a cambiare donna in un momento cruciale della loro vita pubblica; anche se da questo punto di vista l´esempio più evidente e significativo è quello di Palmiro Togliatti che in pratica abbracciò la democrazia, la Costituzione, la via italiana con la Iotti abbandonando, insieme alla rivoluzione dei soviet, la vecchia compagna degli anni di ferro e di fuoco, Rita Montagnana.

    Per tornare all´oggi, e con tutto il rispetto che merita: l´addio di Fini alla moglie Daniela, compagna degli anni dell´attivismo, della dura militanza, della conquista del partito e poi della sua radicale messa in discussione, a Fiuggi, ecco, questa separazione dopo una lunga, vera e travagliata storia d´amore coincide in modo impressionante con il ripudio di alcune credenze, di un certo ambiente, forse di un intero modo di vivere e pensare.

    FABRIZIOFABRIZIO CICCHITTO - Copyright Pizzi

    E poi anche con la scoperta, ora, di altre idee, di altre persone, di altri slanci, compromessi, libri, film, svaghi, consumi, abitudini. Ancora non si sa molto di Elisabetta Tulliani, e per questo è difficile indovinare quale universo rechi in dote a uno dei protagonisti della vita pubblica. E tuttavia mai come oggi è certo che la sfera personale s´intreccia a quella pubblica condizionandone gli sviluppi, le apparenze e anche le più evidenti contraddizioni.

    Sono temi delicati e forse, oltre ai giornalisti, pure i politici dovrebbero dedicarvi un supplemento di attenzione, cosa che ieri non ha fatto il ministro Matteoli proclamando dal palco della Fiera che, \"con la destra al governo, non verranno mai incentivate le unioni di fatto\". Ecco: gli bastava guardare davanti a sé per capire che queste non hanno un gran bisogno del governo perché si incentivano da sole.

    Il fatto è che se la sinistra italiana ha tanti difetti, quello spudoratissimo della destra è di razzolare male predicando a tutto spiano Radici, Valori, Tradizione, Dio, Patria & soprattutto Famiglia. Di tutta questa retorica, nei due giorni della Fiera di Roma, un pezzo d´imminente Pdl ha fatto quasi un´indigestione. E il \"quasi\", in fondo, si deve tutto a Gianfranco Fini e a Elisabetta Tulliani che gli sedeva a fianco; e che poi come una Cenerentola congressuale è scappata via in fretta, ma senza lasciare la scarpina d´ordinanza con il tacco 12.

     

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