1. PER TOMMASO CERNO UN “INFERNO” PIENO DI CASINI (PIERFURBY E L’INCANTEVOLE FIGLIA) 2. GRAN BELLA FOLLA PER LA PRESENTAZIONE ROMANA DE “LA COMMEDIA DEL POTERE" SCRITTA IN TERZINE DANTESCHE DAL GIORNALISTA DE ‘’L'ESPRESSO’’ E ILLUSTRATA DA MAKKOX: DA GOFFREDO BETTINI A MICHEL MARTONE, DA GALAN A CROSETTO, DA MANFELLOTTO A LUCA TELESE, DA CANINO A MICHELE AINIS, DA ALESSANDRA FIORI A MYRTA MERLINO, DA MARCO DAMILANO A PAOLA CONCIA, DA LUIGI CONTU A MICHELE MIRABELLA, DA RAO A ZORO 3. “LE TERZINE SONO IL TWITTER DEL 1300. CREDO CHE DANTE SIA, ALMENO MORALMENTE, L'INVENTORE DELL'ORMAI CELEBRE CINGUETTIO. UNA TERZINA E’ CAPACE DI FERMARE CONCETTI ASSOLUTI, CHE IN PROSA A VOLTE AVREBBERO BISOGNO DI PAGINE INTERE. COMMENTANO PERSONAGGI, LI RACCONTANO, LI FISSANO IN FREDDURE E GIUDIZI DEFINITIVI, SI INSEGUONO, LANCIANO INVETTIVE, SONO UNA GRANDE DANZA RITMATA”

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  • Video di Veronica Del Soldà per Dagospia

    Tommaso Cerno nell' "Inferno" italiano

    Tommaso CernoTommaso Cerno

    Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia


    1. LA POLITICA VA ALL'INFERNO
    http://espresso.repubblica.it/

    Tommaso Cerno e Mauro FabrisTommaso Cerno e Mauro Fabris

    C'è Giulio Andreotti, la guida infernale come fu Virgilio per Dante. Ma, per ragioni di spending review, il controverso senatore a vita recita anche il ruolo della fiera. Poi c'è Gianfranco Fini che invano cerca di riaccendere la fiamma della destra che spensi a Fiuggi. E ancora Formigoni bacchettato dal maestro don Giussani, capitan Schettino alle prese con Cristoforo Colombo e il coraggio perduto dei marinai d'un tempo. E poi Prodi, Di Pietro, D'Alema, Fiorito, Scajola, Berlusconi.

    Tommaso Cerno e Guido CrosettoTommaso Cerno e Guido Crosetto

    Ma anche Beppe Grillo, condannato a recitare su un palco di fronte a migliaia di seguaci che urlano e piangono di disperazione, e Adriano Celentano, predicatore moderno cui nell'Aldilà è fatto divieto di danzare. E' "Inferno - La commedia del potere" di Tommaso Cerno, scritta in terzine dantesche (con tanto di note a pie' di pagina) dal giornalista de l'Espresso e illustrata da Makkox che, ritratto dopo ritratto, raffigura con la matita i peccati della Seconda repubblica che prendono forma nei versi. Uno spaccato dell'Italia di oggi, narrato alla maniera di ieri.

    Fra ombre, demoni, gironi infernali, pene e contrappassi, immaginifici epitaffi che compaiono all'ingresso delle bolge e profezie sull'Italia dei nostri giorni.

    Il libro di Cerno e Makkox verrà presentato a Roma mercoledì sera, alle 18.30, alla sala Fandango Incontri di via dei prefetti 22 con i giornalisti Marco Damilano e Luca Telese.

    Un viaggio stravagante nell'Italia contemporanea, costruito sullo stesso schema dell'Inferno dantesco, immaginando nove cerchi di nuovi peccatori che sprofondano verso il centro della terra, stavolta non sotto la città santa di Gerusalemme, ma sotto Montecitorio, simbolo della casta politica che i cittadini italiani hanno bocciato e condannato all'Ade.

    Tommaso Cerno commenta il suo libroTommaso Cerno commenta il suo libro

    «Della Commedia, il mio Inferno prende una cosa seria, profonda, che non sono né le terzine né lo stile: la Commedia è un'opera scritta da un uomo esiliato che vuole riappropriarsi della propria patria. E questo è anche lo spirito con cui ho scritto io: riappropriarci dell'Italia che ci hanno rubato. L'Italia ha fame di Dante Alighieri per questo: perché vuole riappropriarsi di se stessa, per cui cercare Dante oggi è un atto di sopravvivenza. Che lo faccia Dan Brown o chiunque è un fatto positivo. Significa profanare la nostra cultura, respirarla, viverla davvero», dice Cerno.

    Tommasini Ainis e Carlo ChiattelliTommasini Ainis e Carlo Chiattelli

    «Della Commedia, il mio Inferno prende una cosa seria, profonda, che non sono né le terzine né lo stile: la Commedia è un'opera scritta da un uomo esiliato che vuole riappropriarsi della propria patria. E questo è anche lo spirito con cui ho scritto io: riappropriarci dell'Italia che ci hanno rubato. L'Italia ha fame di Dante Alighieri per questo: perché vuole riappropriarsi di se stessa, per cui cercare Dante oggi è un atto di sopravvivenza. Che lo faccia Dan Brown o chiunque è un fatto positivo. Significa profanare la nostra cultura, respirarla, viverla davvero», dice Cerno.

    Susy Annalisa e Aurelio MancusoSusy Annalisa e Aurelio Mancuso

    E così l'Italia della Seconda repubblica scorre nel narrato di fantasia dei suoi protagonisti. Sono loro a parlare, nelle terzine, a difendersi, ad ammettere le proprie colpe e a rivendicare i propri meriti. «Non c'è intento moraleggiante, non c'è etica spicciola. I miei "dannati" sono figure del tutto umane, che cercano di dare una spiegazione, cercano un'espiazione nel mettersi a nudo», continua il giornalista autore di Inferno. «La mia Ruby è una figura alta, non certo misera. La sua voce di bambina pone agli italiani una domanda semplice: ma siete proprio sicuri che il vostro problema con Berlusconi e con questi anni ruoti intorno a me? Non sarò solo l'ennesima scusa per provare a cacciare il sovrano che vi ha sepolti?».

    E così anche Bettino Craxi e Antonio Di Pietro, condannati a un contrappasso che li vede sfidarsi in eterno in uno strano duello allo spadaccino, tentano di dare risposta a un'altra questione irrisolta: «E' migliore l'Italia che ci lascia Di Pietro, dopo avere colpito i corrotti della Prima repubblica, oppure l'Italia che Craxi, pur con i suoi errori, stava costruendo negli anni Ottanta e Novanta?».

    Spazio IncontroSpazio Incontro

    Alla fine del viaggio ci si imbatte in Silvio Berlusconi, prigioniero nell'ultimo girone, nudo e seduto su un trono di pietra, circondato dalla stessa corte che lo ha accompagnato durante gli anni di governo. «Il mio Berlusconi è comunque re, l'unico re della Seconda repubblica, quello che dà il proprio nome a questi anni. Un re che critico, che contesto, ma cui lascio modo di spiegarsi, perché vi sono anche delle luci fra tante ombre, vi sono delle capacità indiscusse che Berlusconi ha e che la sinistra non è stata capace di sconfiggere, almeno non nelle urne».


    2. "NEL MIO INFERNO 2.0 C'È POSTO PER TUTTI, ANCHE PER GRILLO".
    Stefano Baldolini per "L'Huffington Post"

    "Le terzine sono il twitter del 1300. Credo che Dante sia, almeno moralmente, l'inventore dell'ormai celebre cinguettio. Tutto cominciò con Scajola, e anche Grillo ha un suo posto nel mio infernetto." Il nuovo Parlamento si insedia. Ma i grillini e gli altri deputati che s'accingono a occuparne gli scranni non sanno che sotto di loro è stato appena edificato un Inferno dantesco in 14 cerchi -"un imbutone", come ha scritto Filippo Ceccarelli - pronto a inghiottire i peccatori della nostra Repubblica.

    Spazio Fandango IncontroSpazio Fandango Incontro

    Sbaglia chi pensa a una follia, a un raptus o a un'invettiva - forse il genere più abusato di questi tempi. L'Inferno di Tommaso Cerno (Rizzoli, Controtempo), giornalista dell'Espresso, è una cosa seria . Come recita il sottotitolo, La Commedia del potere, ha l'ambizione dell'affresco di un'epoca. Un lavoro febbrile, che immaginiamo a rincorrere il presente. Scritto, già circola la leggenda, in un mese.

    Roberto RaoRoberto Rao

    Come t'è venuta l'idea? Hai voluto bruciare Dan Brown?
    E chi lo sa? Ma non c'è alcuna suggestione alla Dan Brown. Anche perché il mio Inferno non c'entra proprio nulla con quel genere. Diciamo che, un giorno, Scajola fa una conferenza stampa da film comico, affermando di avere comprato una casa pagata da altri a sua insaputa, come tutti non solo ci ricordiamo, ma non ci dimenticheremo mai, e io leggo dal web e sui giornali i resoconti.

    Se li leggi senza pensarci, ti sembra tutto normale. L'Italia ci ha abituati a tutto. Ma se ti soffermi, se li rileggi, ti rendo conto che siamo entrati nella dimensione del Palazzo che la cronaca fatica a raffigurare, a fermare davvero nel tempo. I politici sono meravigliose bestie mitologiche, che fanno e dicono cose dell'altro mondo. E allora mi sono scritto il caso Scajola in terzine. Senza mai pensare di farci un libro. Così, per divertimento. Ecco, ripensandoci è cominciato tutto il 4 maggio 2010.

    Sergio Lo GiudiceSergio Lo Giudice

    Esperto di terzine?
    Le terzine sono il twitter del 1300. Credo che Dante sia, almeno moralmente, l'inventore dell'ormai celebre cinguettio. Una terzina sono poche decine di battute, sempre meno di 140. Sono capaci di fermare, in quella prigione metrica, concetti assoluti, che in prosa a volte avrebbero bisogno di pagine intere. Commentano personaggi, li raccontano, li fissano in freddure e giudizi definitivi, si inseguono, lanciano invettive, si scontrano fra loro. Sono una grande danza ritmata.

    Lasciamo perdere per un attimo che Dante è il più grande poeta di tutti i tempi, nella pratica scrisse la Commedia così perché quello era il modo migliore per darla a tutti. Poi scrisse qualcosa di ultraterreno, ma questo è lui. Io mi sono solo detto: sta a vedere che, se racconti la Seconda repubblica in terzine, è la volta che ci capiamo qualcosa in più.

    PubblicoPubblico

    Un Inferno 2.0 dunque... Hai adottato anche le note a fondo pagina: per i contemporanei o i posteri?
    Senza le note sarebbe somigliata piuttosto a una canzone di Alex Britti, magari più lunga. Cosa che, con tutto il rispetto, non era il senso del mio gioco. Se le terzine sono twitter, le note sono le finestre che ogni parola apre su altre parole, ogni personaggio su altri personaggi, come fossero tanti clic del mouse, che aprono finestre successive. Sono la prosa che accompagna la mia ballata in terza rima.

    In questo modo puoi far convivere e discutere fra loro vivi e morti, personaggi mitologici e contemporanei, Schettino e Cristoforo Colombo, Maradona e Pasolini, Fiorito e Bonifacio VIII nella loro Anagni. In fondo chi è più morto fra Maruccio e Craxi? Direi il primo. Craxi è più vivo dopo morto, come madonna Laura del Petrarca. C'è nella cultura italiana, rimane, anzi cresce addirittura. E pone dalla sua tomba di Hamamet delle domande. Ecco. Così gliele facciamo porre direttamente al suo interlocutore preferito: Di Pietro. E sentiamo cosa hanno da dirsi.

    Pippo Orlando e Tommaso CernoPippo Orlando e Tommaso Cerno

    Perché Andreotti-Virgilio?
    Perchè Virgilio non si poteva mica sporcare le mani con la nostra Italietta ridotta in questo stato. E allora un savio gentil che davvero di quei Palazzi tutto seppe non poteva che essere Andreotti. E per la spending review infernale, fa sia la fiera che la guida. Così si risparmia un personaggio.

    "Solo" 14 canti, ognuno illustrato a suo modo da Makkox, c'è un motivo preciso?
    Lo spiega Andreotti nel canto II e nel canto XIII. L'infernetto è un luogo di dannazione aggiuntivo all'inferno classico, che continua a funzionare e ad accogliere i peccatori di sempre. Questo nuovo Ade serve a sistemare personaggi che non avrebbero altra collocazione. E siccome nel tempo i peccati cambiano e si evolvono, i cerchi restano nove, ma le suddivisioni sono 13, anziché 33. Più un proemio. Allo stesso modo il nuovo Purgatorio e il nuovo Paradiso avranno 13 canti.

    Pierferdinando Casini e Guido CrosettoPierferdinando Casini e Guido Crosetto

    Il tuo Inferno ha una particolare struttura architettonica e anche una posizione invidiabile... proprio sotto Montecitorio: non è che quando vogliono, tornano su a far danni?
    Sotto Montecitorio esiste un mondo misterioso e abbandonato. E pensare che una specie di Padreterno che giudica i politici e i personaggi più bizzarri del nostro tempo, dovendo cercare un posto per sistemarli, abbia scelto proprio di scavare là sotto mi sembrava una scelta in linea con ciò che raccontavo. In fondo Montecitorio, come simbolo dell'Italia balorda in cui viviamo, rimane pur sempre il luogo che meglio rappresenta i miei "dannati". Io non giudico nessuno. È' Minosse che li manda lì. Anzi, io mi metto dalla loro parte e faccio parlare loro. Come se dovessero gridare da là sotto, per l'ultima volta, una verità, sperando che qualcuno stavolta si fermi ad ascoltarli.

    Chi è il politico che ti ha dato più soddisfazioni?
    Sai mi sono preso il lusso di piazzare qua e là chi volevo, per cui ognuno di loro è stata una scelta meditata. Altrimenti non ce li avrei messi. Ognuno di loro mi ha incuriosito, divertito e fatto riflettere in maniera diversa. Diciamo che c'è qualcuno a cui sono più affezionato: Wanna Marchi e Luigi Di Bella, Fini e Almirante, D'Alema che fa le pulci a Renzi, i duellanti eterni Craxi e Di Pietro. E poi ovviamente Ruby e Patrizia, le mie dee del canto V, che bacchettano l'Italia bigotta. Nobili d'animo, in fondo. Come è bello pensare che sia.

    Paola Concia e Guido CrosettoPaola Concia e Guido Crosetto

    Quello più borderline con il purgatorio?
    Beh c'è il girone dei contestatori di natura, che è una provocazione. Lì ci sono spiriti elevatissimi, altissimi, come Pasolini, Versace e Dalla. Volevo parlare di omosessualità al giorno d'oggi e l'ho fatto così. Immaginando di punirli come "buoni", non certo perché amavano altri uomini, figuriamoci, ma perché in nome di quell'amore, loro o qualcuno per loro, cercò di cambiare le regole dell'Italia. E' ovvio che è una provocazione. Credo che quel canto faccia capire abbastanza bene il clima. Ecco, quelli non sono "dannati" sono anime da prendere ad esempio.

    Pensi che i grillini proveranno ad aprire anche il tuo Inferno come una "scatola di tonno"?
    Sai, ho scritto un libro. Aprire i libri come scatole di tonno è pratica barbara e i grillini sono persone piene di idee e di titoli e di voglia di cambiare. Comunque c'è pure Beppe Grillo nel mio infernetto, assieme a Celentano, fra i trascinatori di folle. Grillo ha a che fare con Craxi, l'uomo che lo cacciò dalla tv, e Celentano con Andreotti. Un ponte fra ieri e domani. Una visione dell'oggi, diciamo, presa dai suoi due estremi.

    ...e Berlusconi?
    E' nell'ultimo cerchio. Scontato, se vuoi, ma anche logico. "Di me si disse il vero e nefandezze/ fui grande, fui piccin, fra luci e tuoni/ fui tutto, niente e mai misure mezze". Berlusconi racconta di sé e della sua corte. E rimane re anche nel mio infernetto. Re nudo, seduto su un trono di pietra, ma pur sempre re. Re di qualcosa che forse non esiste o, peggio, non è mai esistito. Un'illusione, un gioco di prestigio?

    Paola Concia e Aurelio MancusoPaola Concia e Aurelio Mancuso

    Chi lo sa. Eppure nel racconto che fa di sé, emergono pienamente i suoi pregi, le sue doti e la sua - a volte spregiudicata - genialità. Mi sento la coscienza a posto pure con lui. Il tifo da stadio è bello allo stadio. Io sono convinto che una delle catastrofi di questo paese è che, ormai da anni, non esiste dialogo su nulla, solo contrapposizione. E nemmeno sana contrapposizione ideologica. Puro spirito di appartenenza. E così questo libro vuole essere anche un gioco che prova a rovesciare le parti. E a porsi la domanda: e se avesse ragione il mio "avversario"? Sono gli "spirti" che parlano. Io ascolto.

    Alla fine l'inferno si rivela anche un luogo piacevole - penso anche a un divertente film di Woody Allen - non è che capita così anche leggendo il tuo?
    Beh il mio certamente è una giostra di circo, un grande gioco, per cui se potessi scegliere fra questo e quello vero non avrei dubbi. Poi però capita, come ci capita sempre, di specchiarci nelle nostre ombre, nei nostri dubbi ed è quella la pena autentica. Dirci una volta almeno tutta la verità. Una verità che di solito non sta mai da una parte sola.

     

     

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