Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
Seratine craxiane. Il doppio appuntamento era per ieri sera. Alle ore 18 a Roma, presso la Casa del Cinema (Villa Borghese) è andato in scena un cocktail di presentazione del film-documentario sulla vita di Bettino Craxi \"La mia vita e\' stata una corsa\", organizzato dal figlia sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi.
Assunta Almirante - Copyright PizziEd ecco Pizzi immortala le presenze del ministro degli Affari Esteri Franco Frattini, di Franco Carraro (sindaco di Roma all\'apice del craxismo), fedelissimi di Bettino come Margherita Boniver, vecchi amici come Tony Renis, e poi Iole Santelli, donna Assunta Almirante, Rocco Crimi e Salvatore Lo Giudice, l\'avvocato salva-Dagospia. L\'unico mistero dell\'adunata Bettino Forever? La presenza in prima fila della show girl a riposo, Laura Freddi.
In precedenza, i nostalgici del garofano si erano ritrovati a discutere durante la presentazione del libro di Antonio Landolfi \"Giacomo Mancini, biografia politica\".
AMATO E CICCHITTO E LA STRATEGIA CRAXIANA DEL \'91...
(Adnkronos) - L\'analisi e\' diversa, ma la conclusione e\' la stessa: Bettino Craxi sbaglio\' a non andare alle elezioni anticipate nel 1991. Se avesse sciolto l\'alleanza con la Dc e non avesse creduto alle sirene dell\'unita\' a sinistra, la storia italiana dell\'ultimo ventennio sarebbe stata diversa.
Giuliano Amato e Fabrizio Cicchitto si ritrovano da socialisti \'contro\' a parlare di Craxi alla presentazione del libro \'Giacomo Mancini, biografia politica\', scritto da Antonio Landolfi (editore Rubbettino). Ed e\' quasi obbligato il percorso che porta i loro interventi a parlare dei rapporti tra Mancini e Craxi.
Prima vicini e poi distanti, i due leader hanno in comune molti tratti: dall\'accettare il confronto e lo scontro sia con la Dc sia con il Pci, alla volonta\' di combattere sempre i poteri costituiti, da quelli istituzionali a quelli economici, al coinvolgimento in vicende giudiziarie, fino alla demonizzazione di cui furono entrambi vittime a lungo. Due storie parallele, che pero\' finiscono col divergere: \'Mancini e\' stato senza dubbio lo sponsor della candidatura di Craxi, ma poi cosa succede?\', domanda Amato.
Franco Carraro Rocco Crimi Salvatore Lo Giudice - Copyright Pizzi\'Al di la\' dei dissensi sulle singole questioni, basti pensare che Mancini era molto pro Israele, mentre Craxi era amico di Arafat, il vero dissenso, e aveva ragione Mancini, avviene dopo la caduta del Muro di Berlino, quando Craxi rimane prigioniero dell\'alleanza con la Dc. Mancini -rimarca l\'ex premier- percepisce che e\' arrivato il momento in cui o salti dalla finestra oppure non c\'e\' piu\' nemmeno la minestra. L\'alleanza con la Dc era finita e bisognava buttarsi in un\'altra avventura, quella mitterandiana. Nel \'91 ci fu la grande occasione perduta, il partito che era sopravvissuto alla caduta del Muro di Berlino doveva trovare il coraggio di essere la guida dell\'intera sinistra. E\' stata -insiste Amato- un occasione perduta\'.
Cicchitto offre \'una lettura un po\' diversa\' da quella di Amato. Craxi, ricorda il presidente dei deputati del Pdl, una volta riconquistata la piena autonomia, \'cerco\' di ristabilire un rapporto con il Pci, poi Pds, e fu sempre respinto: ricordate quando ci chiamavano la banda Craxi? Craxi non provoco\' la crisi perche\' si trovo con il Pci pronto a sostenere governi tecnici. Ma lui, dopo il 1989, pagando a duro prezzo la sua illusione, non fece le elezioni anticipate nel \'91 su richiesta di D\'Alema e Veltroni\'.
Franco Frattini e Jole Santelli - Copyright Pizzi\'Pensava -sottolinea ancora Cicchitto- che lo sbocco fosse un grande partito della sinistra socialdemocratica, mentre loro invece pensavano di occupare lo spazio socialista. L\'errore di Craxi fu quello di aver avuto fiducia in questa operazione. C\'era qualcuno nel Pci che ci credeva, penso a Chiaromonte o Napolitano, ma nel Pci l\'area maggioritaria berlingueriana non pensava a questo esito. Se Craxi avesse fatto le elezioni, il paese avrebbe vissuto una vicenda diversa. Non le fece per ricongiungersi a sinistra e invece diede il tempo al partito postcomunista di preparare l\'offensiva successiva. Fu un gravissimo errore -rileva Cicchitto- non fare le elezioni nel \'91\'.
In sala, per la presentazione del libro, anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il presidente del comitato scientifico della \'Fondazione Giacomo Mancini\', Simona Colarizi, e molti esponenti di rilievo del Psi o della Calabria, terra di Mancini: da Ottaviano Del Turco a Stefano Caldoro a Jole Santelli. Giacomo Mancini, nipote del leader socialista, ringrazia Letta per aver \'trovato il modo di inserire nella sua fitta agenda questo incontro: ogni sua promessa e\' un impegno mantenuto\', sottolinea. Ringraziamenti estesi a tutti i partecipanti e a tutti i promotori dal figlio del leader socialista, Pietro.
Franco Frattini e Jole Santelli - Copyright PizziLa storica Colarizi traccia un profilo di Giacomo Mancini, inserito nel suo tempo, toccando tre punti fondamentali: la questione meridionale, la fase storica del centrosinistra e i rapporti nel Psi. Alla presentazione della biografia di Mancini torna l\'orgoglio socialista. \'C\'e\' stata una fase -ricorda Amato- in cui parlare del Psi voleva dire parlare solo di un dirigente, Craxi. Oggi si sente il bisogno di tornare ai dirigenti dei vecchi partiti: una cosa che colpisce e\' che ieri c\'erano gruppi dirigenti, oggi si e\' fortunati se ci sono singoli leader. Sono contento, oggi, di poter mettere in evidenza la qualita\' della classe dirigente del Psi\'.
\'Ricordiamo Craxi, ricordiamo De Martino, ricordiamo Mancini, sono grandi figure che hanno rappresentato molto nella storia dei socialisti. Giacomo ha fatto molto nella storia del socialismo italiano. Lui diceva, non dimenticatemi. Ed e\' importante non dimenticare. Io sono ormai un ex, non sono piu\' un leader, e posso affermare che la maggior parte di noi -rimarca l\'ex presidente del Consiglio- ha sentito il bisogno di essere accettati, tendendo ad omogeneizzarsi. Mancini no, tanto che alcuni dei guai scagliati sulla testa di Mancini erano figli proprio della sua convinzione di non omologarsi. Lui era il terzo incomodo, e\' diventato il Fiorenzo Magni della politica italiana\'.
Franco Frattini e Margherita Boniver - Copyright PizziCicchitto sottolinea il carattere \'atipico\' della figura di Mancini. Fu sempre convinto della linea di autonomia del Psi da Dc e Pci e fu \'l\'unico vero leader meridionalista che il Psi abbia mai avuto\'. \'Mancini e Craxi -ricorda poi Cicchitto- tutti e due combattevano contro i poteri costituiti dello Stato e dei poteri economici, il risultato e\' stata la demonizzazione prima nei confronti di Mancini e poi di Craxi. I socialisti che si sono messi di traverso ai poteri costituiti sono stati quelli piu\' colpiti\'.
Altro tratto caratteristico del leader socialista era \'il garantismo, la sensibilita\' verso i diritti e la liberta\'. Tanto che Mancini -sottolinea il presidente dei deputati del Pdl- capi\' benissimo l\'importanza della questione della riforma della giustizia\'.