I VEZZI DEL VEZZOLI VEZZOSO, incoronato divo dELLA fragranza di Nulla - CALCA BIBLICA ALLA GAGOSIAN DI ROMA PER IL “RICAMATORE” DI MIUCCIA PRADA - AL PLAZA SE MAGNA ED è QUI, CON I CAFONALS CHE ESPLODE LA VERA OPERA D’ARTE

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  • Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo

    1 - I VEZZI DEL VEZZOLI VEZZOSO
    Roma godona ama la galleria di Gagosian: è chic & snob, fa tanto internazionale e chi cerca volti noti alle sue inaugurazioni va a botta sicura. Stavolta si scodellano i vezzi del vezzoso Francesco Vezzoli, preso sottobraccio da Lady Miuccia Prada e da lei portato nell\'Olimpo dell\'arte contemporanea finanziando le sue opere e concendendogli spazio per esporle nella sua fondazione meneghina.

    ACCOLBACCATOACCOLBACCATO - Copyright Pizzi

    Come al solito, il pienone. Compreso un fantagoliardico lancio di una fialetta carnevali zia che ha intasato l\'etere della galleria di vomitevole puzza. Ma i vari gorilla vestiti di nero non sembrano essere stati messi al corrente del pericolo. Dalle 7 alle 8 la scala per accedere al primo piano è completamente bloccata, nessuno mette ordine. Per salire quei benedetti 30 gradini ci si impiega almeno un quarto d\'ora.

    Il premio dell\'intasamento a Valeria Golino (scende la scala con telecamera al seguito): fregandosene di tutto e di tutti la \"sig.ra Scamarcio\" pensa bene di dare il via alla sua ora di ginnastica sociale - baci, abbracci e chiacchiere con chi arriva dal senso opposto -, e blocca definitivamente la fila. Sentendosi autorizzati dal comportamento della star, anche i romani più timidi, bardati di sciarpe e pellicciame, che da Gagosian entrano sempre con l\'atteggiamento di chi va in chiesa, si sbizzarriscono in effusioni. È paralisi, ingorgo umano.

    Al piano di sopra, superato un muro di 100 persone che non vedono l\'ora di scappare, i commenti sono tutti sulla curiosa disposizione delle opere. Perché la finta pubblicità del finto profumo \"Greed\" - spot con banalissima lesbo-regia di Roman Polanski, starring Natalie Portman e Michelle Wiliams, proiettata in uno schermo di dimensioni modeste nell\'anticamera della galleria, fa ricordare solo la vera genialità futurista di Renzo Arbore, con il \"Cacao Meravigliao\" di \"Indietro Tutta\", fine Ottanta. Nel gran salone, alle pareti, i \"poster\" di \"Greed\" ricamati a piccolo punto da Vezzoli. Al centro della stanza, una boccia da 3 litri del profumo che fa impazzire le star.

    Vezzoli intrattiene ospiti e direttori di giornali stranieri, collezionisti e fancazzisti, i padrini della critica Celant e Bonito Oliva, Patrizia Sandretto Rebaudengo e ‘Allessa\' Marcuzzi desenizzata, Donatella Dini e Luigi Ontani, eccetera e spedisce tutti a magnà all\'Hotel Plaza, di demichelisiana memoria.

    ANDREAANDREA DE ROBILANT E MOGLIE - Copyright Pizzi

    Tanta pompa quanto disorganizzato l\'albergo istituzione di Via del Corso. Nel bar a piano terra trovare un cameriere e ordinare un drink è impresa da coraggiosi. Si spazientiscono quasi tutti e per rimediare un bicchiere di vino vanno direttamente nel baroccheggiante salone del ricevimento.

    Colori, soffitti, piante, colonne e divanetti in cui affondare, tutto fascinosamente délabré come il volto delle babbione dell\'arte. Brilla nello squadrone Fendi, anche la giovane Delfina accompagnata da Claudio Santamaria con sguardo stralunato, i direttori di ID e Interview, l\'inventore di \"Another Magazine\" e \"Dazed & Confused\", il regista Luca Guadagnino.

    Le tartine sono sempre le stesse: pane raffermo e funghi trifolati freddi accompagnano gli ospiti fino al pranzo.

    Attovagliati ci sono la prossima sposa (è già incinta) Ginevra Elkann, Margherita Missoni, Francesca Versace e Dasha Zhukova: è lei a suggerire a Vezzoli di registrare il marchio \"Greed\" prima che qualcuno glielo rubi. È sola, l\'oligarcone Abramovich è arrivato e ripartito in giornata, dopo aver bevuto un aperitivo con l\'artista e aver visto la mostra a porte chiuse. Avrà comprato? Non è dato sapere. Comunque, tutto è stato venduto prima dell\'apertura del vernissage.

    Parte il suono di un pianoforte, una sfuriata più che una suonata: l\'effetto sorpresa è voluto. Un po\' meno voluta è la qualità del suono: è distorto, dev\'essere una cassa i-pod a diffonderlo. Arriva la coppia Fabrizio Lombardo e Chiara Geronzi, lui chiama Francesca Versace: \"Vieni qui, vieni a salutare Alessia\". Anche con un paio di kili di tette in meno, la Marcuzzi è allegra. Ridono Carlo Perrone e Polissena di Bagno, occhieggiano il produttore Valsecchi con la sposa Nesbitt, l\'antica Barbara Bouchet e Guido Torlonia.

    AMICIAMICI SORRIDENTI - Copyright Pizzi

    Il buffet è mediocre ma l\'attacco è al solito feroce (la fame atavica, baby!): due portate di pasta non brillanti, un pesce stoppaccioso, bresaola e cruditè. Gli ospiti internazionali sono intimiditi dalla foga coatta degli italiani. I camerieri sono tanti ma si muovono in ordine sparso, servono il pesce con il cucchiaio pieno di sugo della pasta, attraversano il salone come facendo dei giri di valzer per poi risparire nelle piccole porticine laterali senza niente in mano.

    La direttrice di sala (?) va in giro a sgridare chi fuma: non c\'è nessun posacenere, è vero, ma su ogni tavolo è in bella vista un pacchetto di fiammiferi, nessuno resiste alla tentazione, poi si può far sempre finta di non aver capito.

    Il pranzo non diventa mai una festa, non è quella l\'intenzione, ma un grande salotto di chiacchiere fitte e poltrone occupate da borse, borsette e uomini messi a far la guardia. Il gaio ricamatore Vezzoli è corteggiatissimo: quale altro trentenne è mai riuscito a radunare tutta questa gente a Roma?

    Siamo al rompete le righe: Achille Bonito Oliva non resiste, decide di fare un giro e parte a passo di danza sbuffando nuvole di toscano dalla bocca. Il suo tavolo apprezza il momento di estro e ride. Poco più in la Mario D\'Urso intrattiene i commensali con un racconto fatto di parole e tanti gesti. La magrissima meneghina Silvia Grilli - vice direttore di \"Panorama\" - come una sposa, gira tra i tavoli accompagnata da una giornalista de \"La Stampa\": vuole conoscere, parlare, si fa presentare e attacca discorsi, assedia Ginevra Elkann, il suo vestitino verdastro con il grande fiore viola è in movimento pwrpetuo.

    ALESSIAALESSIA MARCUZZI - Copyright Pizzi

    In fondo alla sala ci sono tre sagome di cartone che riproducono un flacone di \"Greed\", intorno 4 ragazzi sbalestrati e palestrati fanno la guardia con maglietta nera e aderente \"Greed\". Le vogliono tutti: sagome e magliette sono gli oggetti più desiderati, ognuno desidera tenersi un pezzo della serata come ricordo.

    Un fotografo chiede alla Marcuzzi di avvicinarsi al flacone e fare una foto: sorriso, flash, alla grande, ma poi il paparazzo la tiene lì e inizia a farle i complimenti. Lei sorride, ringrazia, dopo un po\' s‘imbarazza. Roman Polanski alza la mano e via a letto.

    Solo alla fine, ripensandoci, si realizza che probabilmente anche la serata è stata una performance, un\'opera che Vezzoli ha voluto regalare a chi la capiva: la presa in giro delle inaugurazioni da non mancare e il barocchismo della società dei magnaccioni romani - cosi in sintonia con lo stile barocco e decadente del salone del Plaza.

    2 - VEZZOLI E POLANSKI L\'ESSENZA CHE NON C\'È...
    Marco Vallora per \"La Stampa\"

    \"Greed come Rapacità di von Stroheim?\" ricordo, agli esordi del progetto, disegnarsi sul volto di Vezzoli insieme sorpresa ed un filo di rimmel di rammarico, come se si fosse scoperchiato il flacone del segreto. Perchè nessuno, pare, attori, divi, produttori, curators, aveva colto immediatamente quell\'allusione.

    Ma come! Dimenticare il grande dissipatore von Stroheim, il produttore di sé, che si rovinò per girare sommi kilometrici film (muti ma gridati) quali Rapacità e Femmine Folli e Mariti ciechi, arresosi poi a fare lo chauffeur di Gloria Swanson, nel Viale del tramonto: finzione più vera della vita.

    Lo «scandalo» di Vezzoli sta tutto qui (Se non spieghi, se non dissuggelli le sotto-allusioni, l\'opera non c\'è, non esiste, vedi i commenti scemi che si sono sentiti come nella puzzetta della calca biblica di Gagosian).

    ANGELOANGELO BUCARELLI - Copyright Pizzi

    Esattamente come il profumo, che fa bella mostra di sé, brand inesistente, nella gran sala bardata di velluti Ambra Iovinelli un po\' come il canopo di Bob Wilson a Venaria. Che però qui è un\'essenza imprendibile, inacquistabile, che fa solo parlare di sé, e che ha, testimonial di lusso, le eroine d\'avanguarda defunte, ma complici. Da Léonor Fini a Frida e Tamara, da Meret Oppenheim a Georgia O\'Keefy ed Eva Hesse. Tutte lì a reclamizzare (con il trucco ricamato a lacrima, da Vezzoli) un\'essenza che non c\'è: svaporata come un flatus vocis mediatico.

    Il nostro «glamour-producer» parte da un profumo esistente, Greed e lo trasforma in rapacità: che look regalargli? Ma certo! Si «versa» tutto nell\'ingigantito boccetto leggendario, ma poco visto, di Duchamp, della Belle Haleine (collezione Saint Laurent) che è insieme «bell\'alito» ma anche Bell\'Hèlene, di Offenbach, il primo genio, in pieno Ottocento, a pasticciare con la mitologia.

    Eau de Larmes, Vezzoli oblige. E se Duchamp in veletta-violetta si faceva fotografare da Man Ray travestito da Rose Selavy-C\'est la vie, qui c\'è il Nostro «struccato» da maschio ed eternizzato da Scavullo, che diventa una sorta di proustiana Violet-c\'est la mort.

    Ma c\'è soprattutto Polanski, che gira per lui lo spot immaginario, una ripicca forse a Won Kar-Wai, che ha girato uno spot con la Casta. Con due dive refrattarie al commerciale (Michelle Williams e Natalie Portman, sorelle incestuose, stile Persona di Bergman ma voltato in soap opera) che martella su di un crescendo chopiniano, eseguito dal «suo» Pianista, mentre quelle si rubano a vicenda il guizzante vasetto di Pandora.

    ANNAANNA FEDERICI E ROBERTO D\'AGOSTINO - Copyright Pizzi

    E quando sopraggiunge la sacra pantofola dell\'artista, cameo hitchockiano di spalle, ecco che il Regista stesso (invece di concedere un autografo) pronuncia il nome fatale di Vezzoli, incoronato divo di fragranza di Nulla. Lo dice consapevole Vezzoli, intelligente lettore di Arthur Danto: «Per me non esistono le opere d\'arte, ma solo le reazioni che provocano».

     

     

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