Foto di apertura di Riccardo Ghilardi
ENRICO LUCHERINI1- DAGOREPORT
Enrico il Grande molla la presa: il prossimo 8 agosto taglia il traguardo degli ottant'anni e il più celebre e seminale "stress-agent" del cinema italico, inventore se ce n'è stato uno dello star system de' noantri, abbassa la sarracinesca e attacca il cartello "the end".
Un addio al cinema, con passaggio di testimone al fido e abile partner Gianluca Pignatelli, che sarà celebratissimo il prossimo 7 ottobre, con una mostra a cura di Roma Capitale, nell'augusto spazio dell'Ara Pacis attraverso una esposizione di locandine di celebre pellicole degli anni Cinquanta e Sessanta - dalla "Dolce Vita" al "Gattopardo", da "Accattone" alla "Ciociara" - che hanno avuto Lucherini come deus ex machina della promozione. E non solo
ENRICO LUCHERINI FRANCESCA NERIE ogni locandina originale dell'era più immaginifica del nostro cinema avrà come didascalia il racconto di Enrico su quali stratagemmi, le cosiddette "lucherinate", riuscì a far diventare ogni film un "racconto" mediatico tale da trascinare l'immaginazione del lettore dal rotocalco alla sala.
Oltre alle locandine con aneddoto, ci saranno tutti i regali ricevuti da Lucherini dai pur tirchissimi protagonisti di celluloide: essì, più sono ricchi, più il braccino delle star è quello di un dinosauro: meno di niente. Aggiungere che ben due sale dell'Ara Pacis saranno occupate da un docu-film di Antonello Sarno sulla vita opere e miracoli del nostro agente a Cinecittà e dall'unico film realizzato da Enrico "Un sorriso, uno schiaffo, un bacio in bocca" che blobbava gli episodi più bombastici del cinema '50 e '60.
La festa di addio al cinema ha un titolo che dice tutto: "Purché se ne parli", con un catalogo edito da Electa, prefato da Peppuccio Tornatore e realizzato da Nunzio Bertolani.
ENRICO LUCHERINI IRENE GHERGO E Lucherini S LorenLa domanda che sorge spontanea non è: perché dopo 58 anni di strabiliante servizio, Enrico nostro molla? Ma: come farà a resistere lontano dagli scemi del ciak? Per disintossicarsi finirà in una San Patrignano del cinema?
"A parte che sarò sempre vicino al mio socio Gianluca Pignatelli, ma il cinema di oggi non mi piace più", risponde Lucherini. "Tutto è pianificato, anche la comparsa ha un ufficio stampa, non puoi dare un'esclusiva a un giornale che si solleva il mondo, da una parte. Dall'altra, le mail ancora non so bene cosa siano. Sai, non riesco a parlare con i miei collaboratori, sempre lì impegnati su skype, youtube e google. Non c'è più contatto con gli attori, parli solo con altri addetti ai lavori: dov'è il divetimento?"
"LA PEGGIORE ATTRICE ITALIANA DI SEMPRE? NICOLETTA BRASCHI È LA NUOVA MASINA" - "FEDERICO FELLINI MI DISSE: CHIUDI IL FINESTRINO SE NO VISCONTI MI SPUTA DENTRO" - VALERIA MARINI E MANUELA ARCURI VANNO AVANTI COL CULO - IL SOMARELLO DI GINA
Da Dagospia del 3 novembre 2008
http://www.dagospia.com/rubrica-1/varie/la-peggiore-attrice-italiana-di-sempre-nicoletta-braschi-la-nuova-masina-federico-fellini-mi-1022.htm
Giancarlo Dotto intervista Enrico Lucherini per "La Stampa"
A voler fissare la polarità del mondo, gli estremi che si toccano, prendi la stanza di un albergo torinese, Cesare Pavese, il suo addio alla vita, «Non fate troppi pettegolezzi» e vai in dissolvenza nel boudoir romano di Enrico Lucherini, dove il pettegolezzo è sovrano da sempre, divina la chiacchiera, strepitoso il fantasma. Da Luchino Visconti a Valeria Marini, da Sofia Loren a Cristiana Capotondi, da Dino a Marco Risi, passando per Carlo Verdone, tendi l'orecchio e ascolti.
In questa stanza, tra letto-divano a tre piazze, parquet e cuscini, si è sdraiato o accucciato mezzo secolo di cinema italiano, iene vere o apprendiste in competizione nell'arte della maldicenza. Su tutte, Lucherini, il principe della malalingua, la iena delle iene, il press-agent più famoso del cinema italiano. Cinquant'anni di deliranti invenzioni al servizio dei suoi film e delle sue dive.
Tutto si allinea nei suoi gruppi di ascolto (foltissima la lista d'attesa), l'infimo e il sublime, l'ulcera perforante di Ciavarro e il film di Antonioni. Di questi tempi, nel mirino è l'«Isola dei famosi» «ma il clou è Sanremo. La sera della finale voglio ospiti e pareti tappezzate di fiori. A inventare i raduni televisivi fu Luchino Visconti».
ENRICO LUCHERINI E IRENE GHERGO ENRICO LUCHERININon ci credo.
«E' stato lui a iniziarmi. All'epoca era ossessionato da Antonello Trombadori, dai comunisti che gli stavano addosso di giorno con i film d'impegno sociale, l'arte al servizio della politica. La sera Luchino, stremato, mi chiamava: "Enrico, domani mi organizzi a casa mia il Festival di Sanremo. Da Luchino portavo chiunque. Lui adorava ridere, non ne poteva più della seriosità militante"».
Luchino Visconti come Truman Capote?
«A lui del gossip, chi scopa con chi, non gli importava niente. Gli fregava quello che accadeva nel backstage. Era goloso di sapere tutto dei set di Fellini. E poi Sanremo. Commentava continuamente: "Guarda quella stronza di qua, quell'oca di là". Gli piaceva Mina da pazzi. Quando c'era Nilla Pizzi moriva dal ridere. Io lo portavo di nascosto a vedere "Il dottor Zivago". Gli avevano proibito di vederlo perché era un film anticomunista. "Enrico non lo dire a nessuno", mi supplicava».
Non si adoravano un granché Visconti e Fellini.
«Senti questa. Passeggio per piazza del Popolo con Luchino, vediamo la macchina di Federico Fellini con un mio carissimo amico alla guida. Il giorno dopo gli faccio: "Ma come, ci avete visto e non vi siete neanche fermati". "Fermati? Federico mi ha detto: chiudi il finestrino se no Visconti mi sputa dentro". Si detestavano artisticamente i due. Mondi troppo diversi. Era soprattutto Federico a non capire Visconti».
Detestare è anche un po' ammirare.
«Vale più per Luchino. Federico non lo capiva proprio "Il Gattopardo", come non capiva il melò di "Rocco e suoi fratelli". Poi erano i clan a mettere il carico da novanta. Andavamo tutti insieme a vedere "La strada" per ridere... Madonna, dico delle cose terribili... Giulietta Masina per noi era come Macario».
Si è chiusa la Festa del Cinema di Roma.
«Per me Venezia resta un'altra cosa. Ho il mio albergo, l'Excelsior, la mia camera mia da quarant'anni. Succede tutto sotto i tuoi occhi. Stai lì e vivi il festival perché parli solo di quello. A Roma non lo vivo il festival, sei disperso tra mille cose, la segretaria, le bollette, il traffico».
Un festival di transizione, è sembrato.
«Si sono venduti più biglietti, sale strapiene, ma questo non vuol dire. Nel ‘78, ho aperto a Roma una enorme discoteca su tre piani, una cosa innovativa al massimo. Dopo sei mesi sembrava l'ora d'aria di Regina Coeli. Roma è fatta così. Si sparge la voce. L'altra sera per "High School Musical" c'erano tremila ragazzi. Campo de' Fiori trasferito qua».
Dice così perché lei e Venezia siete gemelli, nati 75 anni fa, lo stesso anno, stesso giorno e stesso glamour.
«A Venezia l'ultima pensionaccia costa 300 euro. Non se lo possono permettere. Alla festa del cinema di Roma si va per farsi vedere, per fare caciara nazionalpopolare. Le star? Poca roba. A Cannes e arriva tutto il cinema francese a salutare il festival. Qua non è venuto nessuno».
Hanno premiato Gina Lollobrigida, la sua amica.
«Se mi vede mi dà un calcio negli stinchi, bene che mi va. L'Italia è il paese dei dualismi, la Tebaldi o la Callas, Coppi o Bartali, la Juventus o l'Inter, la Loren o la Lollo. Gina è convinta che io ho montato il casino contro di lei, ma che colpa ho io se lei rifiuta la terza parte di "Pane, amore, e..." e al posto suo prendono Sofia, che da lì diventa una diva. Il rapporto tra le due è pessimo, ma non per colpa di Sofia. Lei non parla mai male di nessuno».
C'è di sicuro il suo zampino nella lite tra la Lollo e la Dellera.
«Giuro di no. O forse sì. La Lollo era la madre della Dellera nel remake della "Romana". Dispetti sul set e finisce quasi a botte in conferenza stampa. Quel cretino simpaticissimo di Moravia invita la Lollo a mia insaputa. Gina parte, rivolta alla Dellera: per colpa di quella, mi sono dovuta ridoppiare. "Forse perché si sentiva il suggeritore", ribatte Francesca, una iena vera, adoro. Scoppia il casino. Titoli sui giornali, trenta di share».
Si è divertito da pazzi.
«In quel momento l'avrei picchiata la Lollo. Mi vendico a modo mio. Una giornalista amica chiede alla Dellera: "Chi vorresti come madre". "Sofia Loren", risponde lei. Il finimondo... E comunque io ammiro Gina. La bersagliera. Come saltava sul somarello lei non c'era nessuna».
Come è cambiato il mondo in cui è dentro come protagonista da cinquant'anni.
«E' cambiato tutto e io mi devo adattare. Per fortuna, credo d'aver passato gli anni d'oro del cinema italiano, negli Anni 60 fino a metà 70, quando i meno famosi si chiamavano Bolognini, Zurlini. Quando lanciai "Rocco", "Il Gattopardo", "La Ciociara", c'era una sola televisione, i giornali rosa non uscivano. I grandi divi americani smisero di venire quando i paparazzi s'infilarono nelle loro camere da letto».
Medico mancato e attore mancato.
«Del medico non avevo la vocazione e come attore ero un cane tremendo. La mia carriera finì brutalmente il giorno in cui Giorgio De Lullo, regista e attore principale, entrò in scena e mi diede dello "stronzo" fuori copione. Avevo sbagliato una battuta».
Si è inventato un mestiere che non c'era. Definirlo press-agent è riduttivo.
«Molto. Io mi spingo al marketing, arrivo alla sceneggiatura. Ho litigato sui contenuti con registi come Visconti, Zurlini, lo stesso Pasolini. Anche Pierpaolo si divertiva da pazzi con me, però la sera non partecipava ai nostri incontri, aveva i suoi giri che sappiamo».
Il pettegolezzo fa bene alla salute
«La risata fa bene... A 76 anni mi diverto ancora come un pazzo».
La più bella Miss Italia secondo i suoi canoni?
«Lucia Bosè, assolutamente».
Un burattinaio di lusso.
«Il mio primo ufficio erano i tavolini di via Veneto. Buttavo le attrici nella fontana prima della Ekberg. Ho fatto sfilare Rosanna Schiaffino a via Veneto negli anni della Dolce Vita. Urlavo ai fotografi: "Prendetela da dietro". Il suo vestito si aprì fino all'osso sacro. "Fai vedere il culo", gridavo. In via Veneto è successo un macello».
Nella storia del cinema ha avuto più importanza la faccia o il culo?
«Una domanda divina questa. Beh... di Sofia, la faccia... Valeria Marini va avanti col culo. Jennifer Lopez pure, l'ha assicurato per milioni di dollari. Marlene per le gambe, ma lei era carisma puro. Claudia non certo per il culo. Ecco, Manuela Arcuri va avanti con il culo».
Il diavolo veste Prada e ispira Lucherini.
«Sì, ma in fondo sono buonissimo. Mi si conquista con un sorriso. Credo di essere ancora molto infantile. Innocenti divertimenti i miei, sempre al servizio della promozione di un film o di un'attrice».
La peggiore attrice italiana di sempre. Tre nomi: Sandra Milo, Manuela Arcuri e Nicoletta Braschi.
«Nicoletta Braschi è la nuova Masina, improponibile. Però quando non lavora con il marito, Benigni, non è male. In "Ovo sodo", era perfetta. La Milo la ribattezzai "Canina Canini", ma con Fellini era bravissima».
Il suo capolavoro?
«La foto tra l'allora sconosciuta Florinda Bolkan e Richard Burton, in presenza della Taylor. Ma, i flirt non li amo. Mi esaltano l'acqua e il fuoco. Feci quasi annegare sul set Agostina Belli e quasi incendiare prima Sandra Milo e poi Mariangela Melato. Vennero dei pompieri finti a salvarla. "Non ho mai capito se i direttori lo sanno che sono balle o ci credono davvero"».
La sua donna perfetta.
«Le gambe della Mangano, il seno della Dellera, il punto vita della Loren, gli occhi della Taylor, il culo della Arcuri, il sorriso di Virna Lisi, la faccia di Claudia Cardinale. Fatto il montaggio, una donna pazzesca».
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