Ferruccio de Bortoli
DAGOREPORT
L\'indiscrezione, rivelata da Dagospia, di un possibile passaggio di Flebuccio de Bortoli dalla direzione del Corrierone a quella de \"la Repubblica\" ha trovato numerose conferme nel mondo di carta (straccia) oggi rappresentato dal Gotha marcio delle finanze e delle banche.
I Citizen Kane alla marchigiana, della libertà dell\'informazione, in realtà non importa un fico secco. Come della crisi dell\'editoria. Nonostante i piagnistei per fare la questua davanti alle casse pubbliche. Una crisi tutta scaricata sulle spalle dello Stato, dei giornalisti e dei poligrafici (cassa integrazione, prepensionamenti e ridicoli tagli ai benefit).
BAZOLIUn disfacimento figlio di una politica d\'investimenti sbagliati e di sprechi (liquidazioni milionarie incluse) che farebbero impallidire anche l\'amministratore della più disastrata azienda sanitaria pubblica.
CARLO DE BENEDETTIDi qui la tentazione dei Banana di carta, di avviare in primavera un \"valzer di direttori\". E la prima testa destinata a rotolare per inaugurare le danze è quella di Gianni Riotta. Il direttore del \"Sole 24 Ore\" (sta trattando una buonuscita milionaria, raccontano in via Monterosa) che nel giro di pochi anni - insieme agli amministratori - si è mangiato copie e il \"tesoretto milionario frutto della quotazione in Borsa\". Come ha ricordato, velenosamente, Luchino Montezemolo. Altrimenti, ha lasciato intendere l\'ex presidente di Confindustria, oggi la Mercegaglia dovrebbe portare i libri contabili in tribunale.
CORRADO PASSERAUn giro di ballo direttoriale non tanto per rimettere in sesto i conti dei loro giornali, in profondo rosso, ma per \"riposizionarli politicamente\" in vista del post Berlusconi. Cioè prima delle probabili elezioni di maggio. Quando la Lega di Bossi chiuderà il gas sotto i fornelli dove sta facendo cuocere a fuoco lento il povero Silvio infoiato. Nella speranza di sottrargli voti pesanti al Nord e tentare di portare il \"suo\" Giulietto Tremonti a palazzo Chigi. Magari con l\'appoggio anche di Giorgio Napolitano e del centro-sinistra soprattutto se l\'emergenza economia dell\'Italia dovesse aggravarsi.
MARCO TRONCHETTIUna questione di riallineamento politico-editoriale che da mesi assilla, giustamente, anche Carlo De Benedetti. Il suo giornale potrebbe pagare un prezzo altissimo, in termini di copie, se a \"Repubblica\" venisse a mancare il competitor Cainano. Da un po\' l\'Ingegnere ha sondato la \"disponibilità\" di Flebuccio de Bortoli. Suggerendogli, a quanto pare, anche un percorso professionale che non insospettisca (politicamente) la redazione di largo Fochetti. E far maturare così le condizioni per portarlo, senza intoppi, sulla poltrona ora occupata da Ezio Mauro. Che, non è un mistero, ha chiesto di poter tornare a lavorare negli Usa.
RiottaDel resto la lettera (testamento?) consegnata giovedì da Flebuccio de Bortoli alla redazione del Corriere potrebbe essere benissimo il suo editoriale d\'ingresso alla guida de \"la Repubblica\".
LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLONel documento debortoliano illustrato alla redazione (perplessa) si parla di un \"establishment\" non solo politico, ma anche economico e finanziario, che \"mostra di gradire poco le voci libere e le critiche: preferisce - aggiunge - gli amici e i maggiordomi\". E sulle nuove tecnologie Flebuccio appare in piena sintonia con le idee espresse da De Benenedetti alle assisi della Fnsi a Bergamo: \"Oggi c\'è la Rete che non aspetta nessuno...Le opportunità del cambiamento tecnologico sono superiori ai rischi...diffiderei di un editore che non vuole distribuire dividendi...\"
marcegagliaNelle stesse ore che Flebuccio invitava i giornalisti del Corrierone, con una procedura a dir poco anomale, a pronunciarsi con un voto referendario sul suo documento di mediazione (cosa mai accaduta: è il Cdr che indice la consultazione), a poca distanza da via Solferino, in via Ciovassino, Dieghito Della Valle bussava (notizia rivelata ancora da Dagospia) alla casa-studio di Carlo De Bendetti. Per dire in buona sostanza al suo interlocutore - a quanto è stato riferito -, che gli azionisti Rcs non si sarebbero opposti all\'eventuale trasloco di Flebuccio sulla sua sponda editoriale.
SILVIO BERLUSCONI ROBERTO CALDEROLI GIULIO TREMONTI UMBERTO BOSSIIl fine settimana dello Scarparo di Sant\'Elpidio, pattista di punta (e di tacco) dell\'Rcs, è stato ricco d\'incontri e di calcetti negli stinchi (Abramo Bazoli, bollato come un vegliardo unto dal Signore che fa il padrone senza aver mai cacciato un euro). Un trattamento duro (e ingeneroso) pari a quello riservato, recentemente a Trieste, al potente presidente delle Generali, Cesare Geronzi.
Ma a cosa punta il movimentismo dello Scarparo di Sant\'Elpidio dopo aver conquistato il Colosseo (restauro da 25 milioni) facendo fare a Caltariccone Caltagirone la figura del taccagno? Certamente a un ruolo di king maker in via Solferino (e dintorni) in vista dell\'arrivo ai piani alti del gruppo del Re della sanità lombarda, Rotelli.
napolitano berlusconiApprofittando della debolezza attuale degli altri \"pattisti\". A cominciare da Don Salvatore Ligresti (sommerso dai debiti) per finire ai ragazzotti di piazzetta Cuccia, Pagliaro e Nagel. Che, nonostante i loro repoter positivi su Rcs, vedono il gruppo affondare in Borsa. E così le loro proposte di vendere pezzi del gruppo. Finite tra le scartoffie da lasciare ad ammuffire dell\'inutile notaro Marchetti, caro ad Abramo Bazoli (in uscita ad aprile).
ROBERTO SAVIANO EZIO MAURONel frattempo, si racconta in via Monte di Pietà, anche Corrado Passera ormai mal sopporta la soffocante presenza di Bazoli in Banca Intesa (e fuori). Anzi. Sospetta che nel colpo basso infertogli dal Corriere (articolo di Mario Gerevini su alcuni affari di famiglia dei Passera non troppo limpidi) ci sia stata la manina di Abramo B. Il cronista, ovviamente, rigetta ogni sospetto. Infatti ogni tendenzioso accostamento è solo frutto della fantasia di Dagospia. Come, in passato, avvenne con la doppia paginata del Corriere by Gerevini contro Banca Carige che non voleva mollare i suoi sportelli a Banca Intesa. Tant\'è che il quotidiano allora diretto da Mieli fu costretto a dare ampio spazio alla replica di Berneschi e soci.
CESARE GERONZI SI DA UN TONOMa torniamo alle ultime giornate milanesi di Della Valle. Prima d\'incontrare De Bendetti, di buona mattina Dieghito ha fatto visita a Marco Tronchetti Provera in via Bigli. E ha parlato poi con Yaki Elkan, appena reduce da una \"visita di cortesia\" in via Solferino a Flebuccio de Bortoli (altra Dago-news esclusiva) dopo la lettera che il nipote dell\'Avvocato aveva inviato agli azionisti di Rcs per protestare contro gli \"attacchi\" del bravo (e soprattutto documentato) Massimo Mucchetti sulla falsa rivoluzione di Marchionne-Marpione alla Fiat.
PAGLIARO NAGELRegolati i conti con Abramo Bazoli, Dieghito el Dritto si è affrettato a esprimere fiducia a Flebuccio e all\'ad Antonellino Perry-cone. Ma in pochi sembrano credere a una pax interna al Corriere. Il documento-mediazione di Flebuccio è letto in redazione come una sorta di aut aut. Anche se il direttore potrebbe raccogliere la maggioranza dei consensi. Ma il vero scoglio è rappresentato dalla contrarietà dei giornalisti a indire una consultazione voluta non dalla base ma dalla direzione.
E allora c\'è il rischio che una risposta sul \"lodo De Bortoli\" arrivi fuori tempo massimo. Quando il direttore, dolente, avrà lasciato via Solferino (insieme al condirettore Luciano Fontana e all\'editorialista Max Mucchetti?) per avviarsi nella romana largo Fochetti.