VITTORIO? NO, SCONFITTO! - BONAMI FRUSTA SGARBI: HA IDEE ECCEZIONALI MA LE REALIZZA IN MODO DISASTROSO (VEDI “ARTE GENIO FOLLIA” A SIENA) – “LE MOSTRE DEVONO ESSERE UN PERCORSO, NON UN MAGAZZINO CHE DIMOSTRA QUANTO CONOSCE L’IDEATORE”…

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Francesco Bonami per \"Il Riformista\"

Bisogna dare atto a Vittorio Sgarbi di essere un grande incantatore di serpenti. Alcune sue mostre affrontano temi che meritano una grande attenzione. I temi però devono essere svolti bene mentre invece nel caso del sindaco di Salemi spesso la grammatica delle mostre appiccicata al tema è piena di errori, confusa, con una punteggiatura sbagliata, con periodi che non finiscono mai o frasi che s\'interrompono a metà.

bonamibonami francesco

Nei suoi temi però, dobbiamo dargli atto, Sgarbi mette idee eccezionali, ovvero alcune opere d\'arte, umiliate però da altre pessime idee, lavori di artisti contemporanei che chiamati cosi solo perchè vivono contemporaneamente al critico. Comunque il nostro storico dell\'arte sta aggiustando il tiro.

Nella mostra \"Il Male; esercizi di pittura crudele\" organizzata nella Palazzina di Caccia di Stupinigi nel 2005 la situazione era disastrosa. La mostra dal male finiva, entrando nel presente, in peggio.

A Siena in \"Arte Genio Follia. Il giorno e la notte dell\'artista\" (Complesso Museale Santa maria della Scala fino al 25 Maggio ) la presenza contemporanea è limitata a pochissimi orribili protagonisti. Queste incursioni nell\'oggi tuttavia mettono a repentaglio, insieme ad un allestimento da vergognarsi, il resto dell\'esposizione. Si trovano infatti perle incredibili che curate bene, non sciattate cosi come sono, avrebbero potuto essere godute molto meglio.

Sorprende anzi che un torquemada della cultura come Sgarbi che si scaglia contro architetture contemporanee che devastano le città d\'arte accetti che dei veri capolavori dell\'arte vengano presentati ad un vasto pubblico in modo così offensivo come nella mostra di Siena.

VittorioVittorio Sgarbi

Basta ricordare il bellissimo bronzo dello scultore Milanese Adolf Wildt \"Il puro folle\" del 1930 buttato subito dopo l\'entrata in un angolo alle spalle degli sbigliettatori impendendo che il visitatore si accorga della sua presenza. Un opera del genere dovrebbe essere uno dei punti focali della mostra ed è invece utilizzata invece un attaccapanni.

Cosi come accade a molte altre opere schiacciate dal troppo che le circonda. Eppure nella mostra c\'è molto da ricordare anche se altrettanto purtroppo va dimenticato. Memorabili un paesaggio di Kirchner, un ritratto di Viani, l\'autoritratto di Ligabue, delle tele di Groz, i disegni di Zinelli, le teste di Messerschmidt e tantissimo altro. Ma una mostra non è un libro ne un cervello ma la sintesi fra queste due cose.

Una mostra deve essere costruita attraverso un percorso comprensibile e godibile non trasformarsi in un magazzino per dimostrare quante cose conosce l\'ideatore della mostra. Arriviamo così al punto e alla differenza fra Vittorio Sgarbi e chi fa di mestiere, a volte bene e a volte male, del curatore.

Fin dall\'entrata viene chiarito che la mostra è ideata da Vittorio Sgarbi, non «curata da....». La precisazione è necessaria. La mostra è un idea sciattamente realizzata, presentata senza la minima cura per le opere e per il visitatore. Un crimine. Non comprendo il perchè qualcuno debba auto punire la propria intelligenza insistendo in una cosa che sa pensare ma non sa fare, ovvero una mostra.

\"Arte Genio Follia\" Sgarbi non l\'ha ideata ma sognata e nel sognarla l\'ha vissuta come un incubo. Se interpretiamo la mostra come la messa in scena di questo incubo dobbiamo dargli atto di essere riuscito nel suo scopo.

Forse una mostra che parla di follia non deve farci uscire sereni anzi deve farci provare l\'esperienza dell\'angoscia esistenziale del folle. Il tour de force senese ci riesce molto bene. A tratti in modo alto, spesso in modo basso trasformando l\'angoscia in claustrofobia e confusione.

Nelle buone mostre uno dovrebbe avere la voglia di rimanere. In questa non si vede l\'ora di arrivare alla fine. Un po\' quello che accade ascoltando Sgarbi. Prima attrae, interessa, diverte finché poi esagera e non se ne puo\' più.

Di questo difetto l\'uomo e il critico sembrano non essere consapevoli tanto da rovinare con le proprie mani argomenti, idee e visioni che avrebbero tutte le carte per essere stimolanti ma che perdono il controllo collassando in un turettismo verbale o, come nel caso di Arte Genio Follia, in un blob visivo capace di offuscare anche le visioni più sublimi.

 

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