Lettera di Massimiliano Parente a Dagospia
Caro Dago,
già sono reduce da un trauma infantil-adolescenzial-senile: alle medie ci stavano con quelli del liceo, al liceo con quelli dell’università, all’università con i quarentenni, finché, avendone io quaranta, le ventenni stanno con i ventenni, è la storia di una intera generazione inculata. E ora, ma come? Stiamo scherzando?
Una donna non si tocca neppure con un fiore (quelli che già nel sessantotto si mettevano nei cannoni per non fare la guerra e dunque neppure l'amore), e ritorna il rough sex? Speriamo sia solo una trovata di Cosmopolitan, perché altrimenti mala tempora currunt.
Insomma, in tempi di femminismo dilagante, dove ogni avance diventa sessista e fallocentrica, avendoti castrato in partenza ogni slancio maschile, dove giunti al dunque, se vuoi fare sesso, ti rispondono «Mi vuoi solo per il sesso» (e ti pare poco?), alla fine ti adegui e ti autosuggestioni per essere tutto rose e fiori, per essere pronto non più a scopare ma certo, scherziamo?, a fare l’amore - qualsiasi cosa questa espressione significhi (le campanelle di Lady Chatterley, l’estasi di Santa Teresa, una riforma di Maria Elena Boschi…) - e invece dopo il mazzo vogliono il CAZZO, quello vecchio stampo, quello rude, quello animalesco, quello di Sigmund Freud? Quando al minimo corteggiamento, dopo il primo sms o bigliettino o scambio su Facebook, sei accusato di stalking?
Cioè, sono emancipate e di sinistra e nei loro sogni vorrebbero non Woody Allen ma uno tipo Antonio Banderas, simbolo del vero maschio, proprio mentre noi avevamo appena fatto l’upgrade al cunnilingus perfetto?
Baci, Massimiliano Parente