Lauretta Colonnelli per Corriere.it
Due mummie false ai Musei Vaticani. Ma non per questo meno preziose. Perché l’esame dei materiali di cui sono composte ha permesso di ricostruire la storia di questi falsi, «creati soprattutto nella prima metà dell’Ottocento, quando scoppiò una vera e propria mummia-mania», dicono gli esperti, in seguito alla campagna di Napoleone in Egitto, alla scoperta della stele di Rosetta e alla decifrazione dei geroglifici da parte di Jean-François Champollion.
Le mummie rivelano presenza di ascessi dentali e problemi carciaci
I viaggiatori che includevano l’Egitto nel loro Grand Tour anelavano a tornare in patria con una mummia da mostrare agli amici. Soprattutto gli inglesi, che la esibivano nei tè pomeridiani, in cui il momento culminante era quello dello sbendaggio, eseguito sul tavolo appena liberato dalle chicchere. E il più delle volte questo momento riservava una sorpresa: dentro il groviglio di bende arrangiate a simulare un antico reperto non c’era niente.
O un mucchietto di ossa di volatili là dove ci si aspettava il corpo imbalsamato di un bambino o un gatto. Così è accaduto per i due reperti dei Musei Vaticani. Le mummiette, come le chiama Alessia Amenta, direttrice del reparto Antichità Egizie e del Vicino Oriente, che le ha studiate con l’aiuto del Laboratorio di diagnostica per la conservazione e il restauro coordinato da Ulderico Santamaria e dal suo assistente Fabio Morresi.
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Hanno iniziato le analisi circa un anno fa. Una mummietta l’hanno restaurata, l’altra ancora no. Sono lunghe una sessantina di centimetri e saranno presentate mercoledì 21. «I risultati delle analisi hanno rivelato stessa manifattura e stesse stranezze in entrambe», dice Amenta. «Le bende sono di epoca faraonica (2.000 a. C.), ma ricoperte di una resina che non si trova in Egitto ma in Europa.
Il volto infantile è modellato e dipinto su una copertura in cartonnage, a cui è sovrapposta una lamina di stagno spalmata di resina gialla per conferire una doratura antica: una tecnica tipica dell’Ottocento inglese. La Tac ha rivelato che dentro le bende c’era una tibia umana, ma di adulto e di epoca medievale. Un assemblaggio studiato per ingannare i collezionisti sprovveduti».
Di mummiette simili Amenta ne ha rintracciate altre 40, sparse nei musei egizi o di storia naturale di mezza Europa, di cui due a Firenze, una a Milano, quattro a Torino, una a Venezia. Due, conservate in Lituania, presentano le stesse lamine di stagno. Quelle vaticane non si sa da dove vengano. I curatori stanno studiando un allestimento per farle conoscere al pubblico. Ormai sono anch’esse un reperto storico.