L’INTERPRETE CAMBIA MESTIERE
Estratto del libro “Casamonica” di Nello Trocchia
Casamonica, Di Silvio, Spada, Ciarelli, lunga e la lista degli “zingari” italianissimi con una caratteristica distintiva: parlare la propria lingua di origine. Un unicum che diventa imprescindibile quando i componenti di queste famiglie devono nascondere affari, contatti, relazioni e, di certo, anche reati. La lingua sinti che si incrocia con i dialetti e diventa mistero, codice per pochi.
I “nullafacenti” sono romani, ma parlano straniero. E quando succede, come nell’inchiesta Gramigna, che si contesta l’associazione mafiosa si incrociano due aspetti. Il primo e che siamo in presenza, secondo la pubblica accusa, di una autoctona, territoriale, radicata mafia; il secondo e che questa consorteria criminale autoctona ha una caratteristica che la colloca tra le organizzazioni criminali straniere: la lingua. «Una delle difficolta che troviamo», racconta un inquirente, «e proprio tradurre la loro lingua; spesso si incrocia anche con dialetti regionali italiani di provenienza.
Corrado Formigli - Virginia Raggi - Giuseppe Cascini - Nello Trocchia
La lingua originaria romani dei gruppi sinti che si mischia con il dialetto abruzzese o romano trasforma le loro conversazioni in un rebus, in un linguaggio incomprensibile.» Proprio questa risulta la difficolta investigativa piu importante insieme al familismo, altro tratto distintivo della casata.
La conferma arriva dalla testimone di giustizia Debora Cerreoni: «I Casamonica sono certi che nessuno e in grado di comprendere il loro dialetto, per cui parlano liberamente sia al telefono che nel corso dei colloqui». E, infatti, nel carcere di Rebibbia far passare i messaggi e semplicissimo. «I Casamonica», continua Cerreoni, «fanno affidamento sulla convinzione che la loro lingua sia di difficile comprensione, per cui parlano liberamente. Inoltre a Rebibbia i colloqui con i bambini avvengono presso l’area verde, dove non c’e il rischio di essere intercettati.»
L’area verde, l’eldorado dei padrini almeno prima di finire al carcere duro. Di fatto i Casamonica si inguaiano proprio quando parlano “romanaccio” perche loro sono romani, ma usano la lingua di origine per inabissarsi, rendersi invisibili. Quando parlano in “lingua”, diventa quasi impensabile la traduzione, come se parlassero in codice, ma quando devono comunicare con i gagi, i non rom, allora per forza devono usare la lingua italiana. Infatti vengono utilizzate, anche in sede processuale, le intercettazioni tra i Casamonica e soggetti non appartenenti all’etnia rom.
Per risolvere il problema della lingua, si potrebbe fare affidamento agli interpreti, ma qui nascono i problemi. Per l’inchiesta Gramigna, quella eseguita nel luglio 2018, e stata trovata una sola interprete, ma vivendo una situazione di possibile minaccia ha svolto il suo lavoro senza la dovuta serenita e comunque traducendo solo una parte delle conversazioni. E cosi per tutte le inchieste relative alla famiglia: Casamonica, Spada, Ciarelli, Di Silvio, la sostanza non cambia.
Gli interpreti sono come la chiave per la cassaforte, aprono il fortino dei clan svelandone segreti, ma in Italia siamo abilissimi a buttare le chiavi e a bruciare ogni possibilita. Gli interpreti, infatti, non solo della lingua sinti ma anche di altre lingue, vivono l’eterna stagione della precarieta, ma soprattutto dell’assenza totale di sicurezza.
«Siamo sottopagati» racconta Flavia Caciagli, presidente dell’associazione di settore «rispetto ai nostri colleghi europei, ma soprattutto lavoriamo in condizioni inaccettabili. Non abbiamo contratti, lavoriamo a ore e senza alcuna tutela. L’interprete di un eventuale processo ai Casamonica dovrebbe entrare dallo stesso ingresso degli altri con il nome in palese. Insomma, verrebbe messo alla merce di questi signori.»
operazione brasile low cost contro i casamonica 8
Una situazione che si protrae da anni e, nonostante aumentino e si consolidino le mafie straniere in Italia, nulla cambia. «Noi» conclude Caciagli «chiediamo solo l’anonimato e la tutela per fare bene il nostro lavoro.» Sfogliando le cronache dei processi sulle mafie straniere emerge chiaramente la fuga degli interpreti che rischiano la vita per pochi euro.
operazione brasile low cost contro i casamonica 6
«Di interpreti non ce ne sono» continua in anonimo l’inquirente, «una volta, per un’indagine sui Casamonica, usammo una ragazza che conosceva la lingua. Duro poco ed e salva per miracolo. Questo e un ostacolo insormontabile.» La storia della ragazza e da film horror: fu seviziata e messa in un cassonetto dal compagno, che l’aveva sposata con rito rom. La ragazza si salvo perche i netturbini dell’Ama, l’azienda che raccoglie i rifiuti a Roma, evitarono di scaricare il cassone nel camion e di triturarla. Gli interpreti sono l’oro che lo Stato cestina. Sono riuscito a mettermi in contatto con chi si e occupato negli anni scorsi dei “nullafacenti”. Il suo nome di fantasia e Giovanni.
interni delle ville dei casamonica 2
«Loro in primis sono zingari, poi alcuni di loro diventano mafiosi. Il lato mafioso arriva dopo. Loro per avere i soldi farebbero di tutto.» Giovanni di mestiere traduce la lingua dei rom e sinti. «Sono quasi dieci anni che faccio l’interprete. Mi e capitato anche di rifiutare l’incarico, non sono proprio andato in aula, se mi chiamano io non vado, rischio la vita. Quando l’ho fatto, io ho chiesto di non mettere nome, ho inserito la residenza in caserma.» Giovanni lavora in assoluta segretezza.
«I miei parenti non sanno che lavoro faccio, io sono un traditore della mia comunita.» Giovanni ha fatto l’interprete in un processo ai “nullafacenti”. «Non lo farei di nuovo. Ho paura. Non ti conviene avere questa tensione. Lavori saltuariamente, un giorno ti chiamano, un giorno no. Il rischio che corri e enorme. Io non dormo tranquillo di notte, loro nel lusso e nell’oro. Se mi scoprono mi ammazzano, prima mi processano con rito
rom e poi mi uccidono.»
LA VILLA DI GUERINO CASAMONICA
Il rito rom, il culto dell’oro, la vita dei “nullafacenti”. Giovanni, l’interprete, conosce bene la galassia rom e sinti, la cultura, la bellezza di quel mondo e ha incrociato anche chi da quel mondo e partito per diventare altro, impasto di crimine e sopraffazione. I Casamonica hanno i piedi nella tradizione, nella cultura, nelle radici, ma si proiettano in altri universi per sentirsi diversi, affrancarsi, sembrare altro in questa smania di potere e lusso. «Loro, in primis, sono zingari, poi diventano mafiosi nei modi, negli atteggiamenti.»
salvini sulla ruspa alla demolizione della villa dei casamonica 6
E che vuol dire essere zingari? «Gli zingari, come me, vivono in famiglie allargate. C’e un grande rispetto per i vecchi ed e per questo che anche nei Casamonica chi conta in ogni famiglia e il piu anziano. Amano i bambini e hanno dei valori. Il primo e di non rubare ad altri rom, di non fare male a qualcuno, di non ingiuriare, di non fare adulterio.» E se accade? «Si va dai vecchi, quelli che sono piu saggi e si fa questa lamentela, si esprimono dubbi, a quel punto chiedi di venire nel giudizio.» Giovanni racconta il processo rom che, come le unioni, e un punto centrale nelle comunita di appartenenza: «Nel processo accusato e accusatori sono obbligati a mettersi faccia a faccia davanti alla comunita. Il giudizio avviene in un campo aperto alla presenza dei parenti degli uni e degli altri, il moderatore, il presidente».
Senza prove, senza indizi, senza niente. Alla fine i giudici improvvisati decidono la sanzione. E l’interprete teme di essere scoperto, di finire davanti al giudizio rom e di essere ammazzato, di non aver scampo. «Neanche i miei genitori sanno che mestiere faccio.» Questa degli interpreti e una vita complicata, lo Stato non ne riconosce il ruolo e le mafie straniere brindano godendo di uno strumento straordinario per inabissarsi: la lingua.
I tratti distintivi di una cultura si esaltano e si mischiano con il potere conquistato dalla casata. In questa luce l’interprete spiega l’origine di una grande passione, quella per l’oro. E la spiegazione e semplice, fattuale.
«L’oro era la moneta internazionale e con quella si andava ovunque, si varcavano i confini. Per un popolo nomade avere l’oro significa entrare ovunque. All’inizio era un’esigenza, ora e vanto e motivo di affermazione. I Casamonica vogliono fare quello che non sono: i signori. Dicono: “Io sono ricco e potente, devo avere calice d’oro, anello d’oro, collana d’oro”.»
gli interni delle ville dei casamonica 15
L’oro per la casata e tutto, all’inizio moneta di scambio, oggi tratto di boria e affermazione. E l’oro, in quantita enorme, veniva usato per avere liquidita. A raccontarcelo e un dipendente di banca che lavorava presso la filiale di una banca capitolina dove la casata andava a impegnare l’oro. «Di solito portavano corone, una volta si presentarono con una cintura d’oro con dentro incastonati pesos, monete luccicanti.»
Oro, donne e cavalli li trasformano in potenti, li avvicinano all’olimpo del crimine.
Per questo adorano il Rolex, l’altro segno distintivo. C’e da sottolineare un particolare che li eleva dalla valutazione superficiale che li ha accompagnati per anni. Non c’e passione che non sia anche utile per il consolidamento dello status sociale, ma anche criminale. I cavalli, le auto servono per riciclare, coprire, occultare affari; le donne, la coca per fare soldi e sottomettere. E i Rolex?
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L’orologio ti fa entrare ovunque, in ogni parte della societa, in ogni luogo della citta. Ma serve anche ad altro. Consente di riciclare denaro sporco, evitare di essere tracciati, contenere sequestri. Quando, per anni, si e scritto “sono zingari”, loro di- ventavano Casamonica.
«’Sti cazzi, un domani c’ho sempre i soldi... a quello serve teso» dice al telefono a un amico Guerino Casamonica, parlando di Rolex e chiarendo l’utilita di questi oggetti preziosi: elevarsi di rango e avere un investimento non perituro. «Mio cugino c’aveva quindici orologi.»
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Consultando Facebook e Instagram ci sono decine di foto nelle quali i Casamonica mostrano ricchezza, ostentano potere criminale, impunita diffusa. Una, in particolare, e molto rappresentativa. Raffigura cinque polsi e i rispettivi Rolex con il commento di Ciccillo Spada, titolare del profilo: «Di sabato sera stiamo cosi». Ciccillo, al secolo Ottavio Spada, e indagato nell’operazione Gramigna, scattata nel luglio 2018. Gli altri polsi sono di Pasquale, Massimiliano, Emanuel e Guerino Casamonica.
Nullafacenti e senza reddito, di loro la testimone Debora Cerreoni dira: «Non fanno neanche finta di lavorare», eppure indossano preziosi al polso da esibire e rivendicare. I Rolex non mancano mai neanche ai matrimoni «dove», come racconta chi li conosce bene, «devi presentarti con un regalo d’oro e pesante altrimenti si offendono». Sono le serate boria, cazzotti e musica. In controluce si rivede la vita del “re”, di Vittorio Casamonica, condita di violenza e modernita. Lui che aveva una passione per le note, per la musica, compagna di ogni attimo, dalla nascita al funerale.
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