1. IN PICCHIATA SUI TURISTI COSÌ I GABBIANI INVADONO I CAFFÈ DI SAN MARCO
Jenner Meletti per “La Repubblica”
Si trattano bene, i gabbiani reali. Dai tetti dei palazzi e dai cornicioni osservano i camerieri che escono con i vassoi dal Florian e dagli altri caffè. «Il loro piatto preferito — racconta Alberto Nardi, presidente dell’Associazione piazza San Marco — è il Club sandwich, con bacon, tacchino o pollo, pomodoro…Ne sono follemente ghiotti. Si buttano in picchiata, l’arraffano dai vassoi dei camerieri o dal tavolino dei clienti. Altro boccone ricercato: il piccione. Lo attaccano in volo o a terra, lo aprono a metà…».
La poesia della Gabbianella di Luis Sepulveda è solo un ricordo, fra le piazze, le calli e le fondamenta veneziane. «Questi sono diventati — dice Stefano Stipitivich, che cura le iniziative culturali del Florian — come gli uccelli di Hitckcock. E pensare che noi veneziani li abbiamo sempre chiamati simpaticamente magoghe. Ci piacevano anche, quando stavano in laguna, maestosamente appollaiati sulle bricole. E adesso…».
Adesso nella città lagunare i gabbiani reali (non quelli piccoli, chiamati cocai) cominciano a fare paura. «Si immagini lei — dice Andrea Brollo, assistente di direzione del Florian — un cliente che si siede nel nostro plateatico — la terrazza all’aperto — e ordina un tramezzino. Guarda in alto, dove i gabbiani reali stanno fermi sui tetti o volteggiano lenti, dice “che belli” e all’improvviso li vede scendere in picchiata. Da vicino queste bestie fanno paura, con quel becco grande e tagliente e un’apertura alare di un metro e mezzo. Rubano dai vassoi che i camerieri tengono alti sono la testa e anche dalle mani di chi sta gustando toast, patatine o piatti freddi».
In questo caffè un aperitivo come il Bellini costa 18,50 euro più altri 6 euro (per la prima consumazione) per la musica dal vivo. Chi sceglie di sedersi in uno dei bar più famosi e cari del mondo vorrebbe almeno godersi l’attimo. «E invece da due mesi a questa parte — dice Stefano Stipitivich — le magoghe sono diventate aggressive. È nata una nuova generazione che non ha paura di nulla. I gabbiani adesso sembrano dei bulli, potenti e prepotenti. Con i colombi sono terribili.
Vedono uno di questi uccelli in difficoltà, lo attaccano, lo ammazzano con un colpo di becco e poi, a terra, lo aprono a metà per mangiare le interiora. Il resto lo lasciano lì, in piazza. Immagini lei che spettacolo, per i bambini venuti a visitare la basilica. E purtroppo questi uccelli non sono di passaggio. Occupano il territorio e non se ne vogliono andare. A casa di alcuni miei amici hanno spostato delle tegole per fare il loro nido».
Nella città dell’acqua alta, delle tangenti per il Mose, delle navi grandi come città che passano davanti a San Marco il problema gabbiani non è certo il più importante. «Ma noi dell’Associazione piazza San Marco — racconta Alberto Nardi — abbiamo voluto lanciare l’allarme adesso che queste aggressioni sono appena iniziate.
Cosa succederebbe, se questi grandi gabbiani, per rubare un sandwich, ferissero un bambino? Io non sono un esperto ma vedo che questi uccelli sono davvero cambiati. Sembrano falchi o aquile. Noi chiediamo che il Comune intervenga al più presto, magari chiedendo un parere a un etologo. Si è lavorato così anche quando in piazza c’erano troppi colombi. Il sindaco Massimo Cacciari fece un’ordinanza per vietare la vendita di grano ai turisti, che lo lanciavano per farsi le foto sommersi da questi volatili. Un risultato c’è stato, i colombi sono in numero accettabile. Crediamo che anche per i gabbiani ci possano essere soluzioni ecosostenibili».
Non c’è bisogno di sedersi ai caffè, per rischiare l’attacco dei gabbiani rapaci. Basta passeggiare con un panino in mano. Basta aprire un sacchetto di patatine o togliere dallo zaino un pezzo di focaccia. «Forse i gabbiani — racconta il presidente Alberto Nardi — hanno lasciato la laguna perché non trovano più pesce a sufficienza. Forse si sono accorti che il centro storico offre cibo abbondante e comodo, con tutti i suoi rifiuti. Qui a Venezia c’è la raccolta differenziata ma c’è chi mette la spazzatura fuori casa non nell’orario giusto. E di questo non possiamo dare la colpa a quelle che, fin che restavano in laguna, erano solo le nostre simpatiche magoghe ».
2. L’ETOLOGO ENRICO ALLEVA: “ATTIRATI DALL’IMMONDIZIA IN STRADA, SE SONO AGGRESSIVI È COLPA NOSTRA
Caterina Pasolini per “la Repubblica”
Gabbiani a caccia di persone? Non scherziamo». A vederli come novelli emuli degli uccelli di Hitchock che aggrediscono passanti inermi come furie, Enrico Alleva, etologo dell’Istituto superiore di sanità, non ci sta proprio.
Errore di prospettiva?
«Sì, se gli uccelli diventano invadenti, meno timidi che in passato, se si avvicinano ai tavoli dei bar all’aperto e sulle terrazze chiedendo con insistenza cibo, è perché qualcuno glielo ha dato. Una volta basta perché gli resti impresso il luogo come riserva alimentare. E così tornano».
Ma hanno aggredito più volte
«Loro si avvicinano perché qualcuno, magari in passato o qualche istante prima, gli ha offerto cibo. Se poi si cerca di allontanarli loro si offendono, si innervosiscono visto che ci contavano e quindi attaccano. Ma non è tutto qui, il vero problema è che siamo
spreconi e sporchi».
Spreconi e sporchi?
«Sì, noi umani gettiamo un sacco di spazzatura, lasciamo cumuli di immondizia in giro e questo attira gli animali. In città arrivano sempre più commensali, come vengono chiamati gabbiani e ratti, cornacchie e topi, che approfittano di quello che lasciamo in strada per nutrirsi con facilità e regolarità senza troppo sforzo. E più mangiano, più si moltiplicano, più hanno bisogno di cibo e si fanno invadenti. Ma non è colpa loro, in parte sono stati costretti a spostarsi perché gli abbiamo distrutto i loro luoghi preferiti per nidificare ».
Costretti ad emigrare?
«Da un lato gli rendiamo le città appetibili con cibo facile sparso in giro, dall’altro abbiamo costruito e reso per loro inospitale uno dei loro luoghi storici più amati per depositare le uova: l’isola di Giannutri ».