Estratto dell’articolo di Titti Beneduce per il "Corriere della Sera"
Maresciallo il nonno, generale in congedo il padre, Domenico, ufficiali superiori i due fratelli, Salvatore e Massimo, di cui è gemello: Fabio Cagnazzo, arrestato nell’inchiesta per l’omicidio di Angelo Vassallo, fa parte di una dinastia di carabinieri molto attiva nel corso degli anni.
Lui stesso, che compirà 54 anni il prossimo 27 novembre, è conosciuto per avere portato a termine numerose e importanti operazioni di polizia giudiziaria, in particolare nel periodo in cui guidava il nucleo operativo del gruppo di Castello di Cisterna, in Provincia di Napoli. È orgoglioso in particolare del numero di latitanti assicurato alla giustizia in quella fase della sua attività: ben 180. Negli ultimi tempi, però, era stato trasferito ai carabinieri forestali.
Cresciuto ad Aversa, dove lavorava il padre negli anni Settanta, ha poi frequentato, come i fratelli, la scuola militare della Nunziatella e l’Accademia di Modena. Nel 2013 il padre, Domenico, raccontò in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno come trent’anni prima, nel 1983, fosse toccato proprio a lui di arrestare Enzo Tortora: «Dirigevo il reparto operativo dei carabinieri di Roma. Allora non esistevano fax o strumenti di comunicazione come quelli di ora.
Gli ordini arrivavano via fonogramma. Il 17 giugno un collega di Napoli prima di inviarmi il dispaccio mi telefonò e mi disse: guarda che ti tocca arrestare quello del pappagallo». Nel 1992 diventa vicecomandante dei Ros di Palermo e partecipa attivamente a una delle operazioni di cattura più famose della storia italiana: l’operazione Iena. Questa condusse all’arresto del superlatitante Totò Riina.
Nell’estate del 2010, poco prima dell’omicidio Vassallo, Fabio Cagnazzo fu improvvisamente trasferito da Castello di Cisterna a Foggia. Corsero molte voci su questo singolare trasferimento; ora se ne conosce il perché. Scrive il gip Annamaria Ferraiolo nell’ordinanza: «In quel periodo Cagnazzo attraversava un momento di particolare difficoltà professionale a causa di un’indagine condotta dalla Dda di Napoli e dal dottor Vittorio Pisani (oggi capo della polizia, ndr) per una presunta compromissione con gli scissionisti di Secondigliano originata dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che ne determinava il trasferimento a Foggia».
il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo
Se Vassallo, come aveva deciso di fare, avesse effettivamente denunciato il traffico di droga che aveva scoperto e che secondo l’accusa era gestito da Cagnazzo, la carriera dell’ufficiale sarebbe stata rovinata.
Di certo c’è che ben 26 pm della Dda di Napoli scrissero all’allora procuratore, Giovandomenico Lepore, per manifestare all’ufficiale solidarietà e stima: «Cagnazzo — scrivevano tra l’altro — si è distinto per le non comuni capacità di investigazione, di lealtà alle istituzioni, di coordinamento e di motivazione del personale dell’Arma alle sue dirette dipendenze, che hanno consentito a questa Dda di ottenere eccezionali risultati nell’attività di contrasto alla criminalità organizzata e di prevenzione e repressione dei reati sul territorio ricadente nella sua giurisdizione». [...]
L ASSASSINIO DI ANGELO VASSALLO fabio cagnazzo 4 FABIO CAGNAZZO fabio cagnazzo 3 angelo vassallo 5 angelo vassallo 4 angelo vassallo 3 fabio cagnazzo 2