IL MONDO DELLA CULTURA PIANGE FRANCO FERRAROTTI, DECANO DEI SOCIOLOGI, SCOMPARSO IERI A ROMA A 98 ANNI – INSEGNO’ ALLA SAPIENZA FINO AL 2002 - STUDIOSO ECLETTICO, BIBLIOFILO APPASSIONATO, AMANTE DEL ROCK COME "MUSICA D’OPPOSIZIONE", FU TRASCINATO AL FESTIVAL DI WOODSTOCK DAI SUOI STUDENTI AMERICANI, MA RACCONTÒ DI NON AVER RESISTITO FINO ALLA FINE – L’INCONTRO CON BEPPE FENOGLIO PROPIZIATO DA CESARE PAVESE, L’INDULGENZA PER CHI RUBAVA I LIBRI, LA PREOCCUPAZIONE PER LE AUTOCRAZIE ORIENTALI E PER L'INADEGUATEZZA DEI POLITOLOGI OCCIDENTALI...

-

Condividi questo articolo


Mario Baudino per "la Stampa" - Estratti

 

franco ferrarotti franco ferrarotti

Quel che colpiva di Franco Ferrarotti, scomparso ieri a Roma a 98 anni, era la capacità di muoversi con un passo sapiente e velocissimo in una foresta di libri, dalla Letteratura alla Scienza, alla Sociologia ovviamente, disciplina che ha portato per primo in Italia nell'università, quando nel 1961 ebbe a La Sapienza la cattedra da cui avrebbe insegnato fino al 2002. Il suo campo d'indagine privilegiato era il potere, ovvero i meccanismi che lo legittimano, e le grandi trasformazioni della società, le linee direttive e culturali attraverso cui si manifestano.

 

Nato a Palazzolo Vercellese nel 1926, scoprì i nostri positivisti dell'Ottocento studiando in un collegio a Sanremo, si laureò in Filosofia a Torino (nel 1941), si avvicinò all'Einaudi e ad Adriano Olivetti, tradusse dall'inglese per la collana viola dell'amico Cesare Pavese, entrò alla Olivetti dove respirò la grande spinta all'innovazione del gruppo di Comunità, che lo ha accompagnato in tutta la sua lunga vita intellettuale.

franco ferrarotti franco ferrarotti

 

Guardava intanto all'America come terreno fertile di indicazioni e suggestioni per quella che fino ad allora è una "scienza nuova" e ci andrà molto presto, nel 1951, aiutato da Camillo Olivetti, proprio nell'anno in cui aveva fondato con Nicola Abbagnano, il suo professore e maestro, i Quaderni di sociologia, destinati a essere sostituiti poi negli anni '60 da una nuova rivista, La Critica sociologica.

 

Quel che Ferrarotti imparava soprattutto in America è l'attenzione al mondo della fabbrica (Il dilemma dei sindacati americani è il suo testo importante pubblicato nel 1954), con uno sguardo laico e non ideologico. Ma fin da subito è studioso eclettico, attento a tutto, quasi in preda a una sorta di bulimia felice. Rock, rap e l'immortalità dell'anima (1996) per esempio esplorava la musica.

 

E spiegava che «come il jazz, prima che fosse quasi totalmente assorbito nell'ortodossia della sinistra salottiera e perbenistica, anche il rock è stata musica d'opposizione, liberatoria, alternativa». Fu persino trascinato al Festival di Woodstock dai suoi studenti americani, ma raccontò di non aver resistito fino alla fine.

ferrarotti 5 ferrarotti 5

 

Era un innovatore, attento soprattutto a individuare quanto di radicale si muovesse nella società. Ed era un bibliofilo appassionato che ha consegnato per esempio le sue riflessioni a una sorta di trattatello, Leggere, leggersi uscito per l'editore Donzelli nel 1998, mostrando indulgenza anche nei confronti di chi, magari, li rubava, i libri; come l'affamato, scriveva, ruba il pane. Anni fa ci raccontò di un suo incontro con Beppe Fenoglio propiziato da Cesare Pavese, ma nel 1948, quando risulta che i primi contatti con l'Einaudi, attraverso però Calvino, erano del 1950.

 

(...)

FRANCO FERRAROTTI FRANCO FERRAROTTI

I libri, soprattutto i libri, intesi come strumento di democrazia, hanno fatto parte integrante della sua battaglia di studio e conoscenza sempre alla ricerca di una idea (ma anche e soprattutto una prassi) di democrazia non rituale, partecipata, realizzata nel confronto giorno per giorno.

 

Questa spinta ideale – e pragmatica: fu deputato al Parlamento per la terza legislatura (1958-63), eletto per il Movimento di comunità - non lo abbandonò mai. Ancora di recente ha espresso la sua preoccupazione per le autocrazie orientali e in parallelo per l'inadeguatezza dei politologi occidentali.

 

E nel 2018 ha pubblicato un piccolo Dialogo sulla poesia (Gattomerlino editore), dove confessa di aver avuto con essa sì un rapporto difficile ma anche «vero e dolorosissimo, e straordinario, essenziale. Senza poesia, senza musica, senza l'armonia concettuale filosofica, io dovrei imitare il mio vecchio amico Pavese e andarmene. Però in fondo sono troppo ottimista e vitale!». Autoritratto perfetto.

ferrarotti 1 ferrarotti 1

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - MILANO BANCARIA IN ALLARME ROSSO PER L’ACQUISIZIONE DAL MEF DEL 15% DI MONTE DEI PASCHI, DA PARTE DI UNA CORDATA FORMATA DA CALTAGIRONE E MILLERI (DELFIN-DEL VECCHIO) IN COMUNITÀ DI AMOROSI INTENTI CON GIUSEPPE CASTAGNA, PATRON DI BPM - CON LA FUTURA FUSIONE BPM-MPS NASCERÀ IL TERZO POLO FINANZIARIO, A FIANCO DI INTESA E UNICREDIT - NON SOLO: IN UNO SCENARIO FUTURIBILE, POTREBBE ACCADERE CHE CALTA E MILLERI, UNA VOLTA CEDUTE A BPM LE LORO AZIONI (27,57%) DI MEDIOBANCA, RIESCANO A CONVINCERE CASTAGNA A PORTARE BPM-MPS ALLA CONQUISTA DI MEDIOBANCA…

FLASH – COME HANNO PRESO AL PENTAGONO LA NOMINA DI QUELLO SVALVOLATO DI PETE HEGSETH COME SEGRETARIO DELLA DIFESA? MALISSIMO! PRIMA DI TUTTO PER UNA QUESTIONE GERARCHICA: COME FA UN EX CAPITANO A COMANDARE SUI GENERALONI? CERTO, NON SAREBBE IL PRIMO: IN PASSATO ALTRI CAPOCCIONI NELLO STESSO RUOLO NON AVEVANO ALTI GRADI MILITARI (ANCHE RUMSFELD ERA "SOLO" UN CAPITANO MENTRE LLOYD AUSTIN, L’ATTUALE SEGRETARIO, È UN GENERALE A QUATTRO STELLE) - SU HEGSETH PESANO SOPRATTUTTO L’INCOMPETENZA E LA "PROMESSA" DI PURGARE I VERTICI MILITARI NON FEDELI A TRUMP...

DAGOREPORT - MELONI MUSK-ERATA - LA POLITICA DELLA PARACULAGGINE: DOPO L'INTERVENTO DI MATTARELLA, PUR DI NON DARE TORTO Ai GRAVISSIMI ATTACCHI DI ELON MUSK ALLA MAGISTRATURA ITALIANA, GIORGIA MELONI FA IL 'CAMALEONTE IN BARILE': "ASCOLTIAMO SEMPRE CON GRANDE RISPETTO LE PAROLE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA” - ATTENZIONE! OVVIAMENTE LA STATISTA DELLA GARBATELLA NON HA IL CORAGGIO DI SOTTOSCRIVERE IN UN COMUNICATO STAMPA UFFICIALE DEL GOVERNO TALE IRRIDENTE DICHIARAZIONE NEI CONFRONTI DEL CAPO DELLO STATO. FA CIO' CHE SA FARE MEGLIO: LA DUCETTA FURBETTA. E SULLE AGENZIE STAMPA COME UN GHIGNO BEFFARDO SI LEGGE: “SI APPRENDE DA FONTI DI PALAZZO CHIGI”. MANCO FOSSE UN'INDISCREZIONE TRAPELATA CHISSA' COME - L'ULTIMO RETWEET DI MUSK: "HA RAGIONE GIORGIA MELONI"

DAGOREPORT - I DESTRONZI DE’ NOANTRI, CHE HANNO BRINDATO AL TRIONFO DI TRUMP, SI ACCORGERANNO PRESTO DI AVER FESTEGGIATO UNA VITTORIA DI PIRRO – LA POLITICA ESTERA SARÀ LA DISCRIMINANTE DI QUEL POPULISMO TRUMPIANO (“IO SONO UN POVERO CHE HA FATTO I SOLDI”; CIOÈ: ANCHE TU PUOI FARCELA..) CHE HA SEDOTTO MINORANZE ETNICHE E CLASSE LAVORATRICE: "L’UNIONE EUROPEA SEMBRA COSÌ CARINA, MA CI STA DERUBANDO NEGLI SCAMBI COMMERCIALI E NOI LA DIFENDIAMO CON LA NATO: L'UE DOVREBBE PAGARE QUANTO NOI PER L'UCRAINA" - IL CAMALEONTISMO DELLA PREMIER MELONI, SEMPRE COSÌ PRO-BIDEN E FILO-ZELENSKY, DAVANTI ALLE MOSSE ISOLAZIONISTICHE DEL TRUMPONE (DAZI SULL'EXPORT ITALIANO), CON UN ALLEATO DI GOVERNO TRUMPISSIMO COME SALVINI, VERRÀ MESSO A DURA PROVA: LA DUCETTA ALLE VONGOLE STARÀ CON L’EUROPA DI URSULA O CON L’AMERICA DI "THE DONALD"?