Martina Pennisi per “Corriere.it”
SARA DI PIETRANTONIO E VINCENZO PADUANO
Una birra con il nuovo fidanzato, che aveva iniziato a frequentare dopo aver lasciato Vincenzo. Poi qualche ora a casa di lui, ignara della presenza dell’ex davanti al portone, in macchina. Con la rabbia che stava montando e si sarebbe trasformata nel rogo fatale. Vincenzo, 27 anni, sapeva dove si trovava Sara. L’ha seguita e l’ha uccisa.
La 22enne, però, era consapevole dello stato d’animo del suo ex, con cui aveva avuto un’accesa discussione solo poche ore prima. Ma non ha pensato di disattivare le funzioni del suo telefonino che l’avrebbero resa rintracciabile. Un dettaglio. Piccolo. Ma forse avrebbe potuto salvarla.
Seguire e rintracciare una persona
SARA DI PIETRANTONIO VINCENZO PADUANO
Non è chiaro — perché lui non l’ha ammesso — quale escamotage o applicazione abbia usato. Ma non ci sono dubbi sul fatto che sia estremamente facile, anche troppo, seguire con precisione gli spostamenti di una persona, acquisire informazioni su di lei, sapere dove si trova in quel momento e cosa sta facendo.
Non ci rendiamo conto, o forse ne siamo consapevoli ma lo sottovalutiamo, di avere in borsa o in tasca lo strumento ottimale per chi vuole cercarci o controllarci. E il problema non è la tecnologia presente nei dispositivi, ma la nostra condotta.
Attenzione alla localizzazione
SARA DI PIETRANTONIO VINCENZO PADUANO
Nel caso di Sara e Vincenzo si tratta probabilmente dell’applicazione «Trova il mio iPhone»: i due hanno avuto una relazione importante e a lui è bastato accedere a iCloud (la nuvola di Apple cui ci si registra quando si configura lo smartphone) con la password della fidanzata, se la conosceva. O, peggio, limitarsi a sfruttare la sua con cui avevano attivato l’iPhone di lei. Capita spesso nelle coppie o in famiglia.
In entrambe le situazioni, una persona alle prese con una separazione complicata non può e non deve dimenticare le informazioni digitali in possesso dell’ex. È come lasciargli le chiavi di casa. Senza dimenticare che iCloud porta in dote fotografie e messaggi: Vincenzo, oltre a rintracciare Sara quella disgraziata notte, può essere stato in grado di monitorare galleria di immagini e chat venendo a conoscenza di particolari della vita della ragazza che possono aver contribuito ad alimentare la sua rabbia.
LA MORTA DI SARA DI PIETRANTONIO
Se, come hanno raccontato gli amici, Sara aveva già modificato parte delle sue abitudini e dei suoi tragitti per sfuggire all’ex che non si rassegnava all’addio, intervenire sullo smartphone era altrettanto importante: cambiare password, disattivare Trova il mio iPhone.
Disattivare la condivisione della posizione in app come iMessage o Whatsapp. Spegnere la localizzazione del telefono. Il Gps è ormai un alleato prezioso e insostituibile, ma bisogna ricordarsi dell’importanza di sparire — completamente — in situazioni ambigue o pericolose.
La privacy e i social network
LA MORTE DI SARA DI PIETRANTONIO
Il discorso generale sulla privacy e sulla mole di dati che riversiamo in Rete rendendoci reperibili è poi altrettanto rilevante: a chiunque basta sapere il nostro nome per trovarci sui social network e imbattersi magari in un profilo aperto anche ai non amici in cui scriviamo dove siamo, cosa stiamo facendo e dove andremo. Incrociando le informazioni si può poi ricostruire quasi tutta la vita di una persona. È su Tinder ma su Facebook si dichiara fidanzato/a?
Dove lavora (Linkedin)? Cosa sta facendo (Facebook, Snapchat, ecc)?. E se la semplice curiosità si trasforma in ossessione, rubare la password di Amazon o eBay con l’aiuto di un hacker pagato poche centinaia di euro permette di risalire all’indirizzo di recapito dei pacchi.
Quello di casa, ammesso che non sia già pubblicato in bella mostra su Facebook e simili. Attenzione, quindi, a strumenti e servizi che ci rendono la vita più facile e gradevole: non hanno di per sé niente di pericoloso, ma vanno usati con consapevolezza. E senza dimenticare quanto della nostra vita mettiamo nelle mani di sconosciuti. O di conoscenti pericolosi.