Estratto dell'articolo di Giuseppe Legato ed Elisa Sola per “La Stampa”
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La verità sulla tragica morte della piccola Laura Origliasso, 5 anni, morta dopo essere rimasta intrappolata nell'auto di famiglia investita in pieno da un aereo delle Frecce Tricolori impegnato in una dimostrazione, è nella carcassa dell'Aermacchi MB-339, sigla "Pony 4", precipitato il 16 settembre 2023 a Caselle.
Da ieri mattina una decina di consulenti di accusa, difesa e parte civile hanno iniziato a partecipare all'esame tecnico irripetibile sui resti del velivolo: l'operazione durerà a lungo, soprattutto lo smontaggio e l'analisi del motore collassato di colpo, in volo, quel maledetto pomeriggio.
UCCELLO VOLA A BASSA QUOTA VICINO A UNA FRECCIA TRICOLORE
Lì dentro è custodita la soluzione del caso che nella mente degli investigatori è, con alte probabilità, un bird strike e cioè l'impatto tra l'aeromobile e un volatile. Eloquente, sul punto, è la foto scattata da un amatore, acquisita agli atti dell'inchiesta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Torino, di un gabbiano che vola in asse proprio con la Freccia precipitata.
Le operazioni di smontaggio e analisi sono complesse, necessitano di professionisti e attrezzature particolarmente specializzate ed è su questo fronte che la procura ha impresso un'accelerazione alle indagini sostituendo d'imperio i consulenti ingaggiati a marzo (due docenti del Politecnico di Milano) con un nuovo professionista noto alle cronache forensi: si tratta dell'ingegner Mauro Esposito («non rilascio dichiarazioni»), principale perito della Procura nella tragedia di piazza San Carlo: due morti e 1700 feriti durante la proiezione della finale di Champions League Juventus-Real Madrid del 3 giugno 2017. [...]
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Se la consulenza dovesse confermare definitivamente ciò che già è solida intuizione investigativa, è inevitabile che l'attenzione degli inquirenti si sposti su eventuali responsabilità in capo allo scalo di Caselle. Oltre alle registrazioni delle comunicazioni tra gli aerei e la torre di controllo sono agli atti dell'inchiesta i report effettuati dal dipendente deputato alla «dissuasione» dei volatili sulla pista che pure quel pomeriggio intervenne. E che scrisse, ad esempio, come nelle ore precedenti prima che le Frecce si alzassero in volo, sulla lingua di asfalto di Caselle ci fossero fino a 170 tra gabbiani e corvi. È stato fatto abbastanza per allontanarli? Si vedrà. [...]
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Un ex lavoratore a Caselle, che preferisce restare anonimo e che oggi è operativo in un altro aeroporto italiano, spiega: «A Caselle, così come in altre strutture in Italia, non c'erano i soldi, così ci era stato spiegato, per pagare i falconieri, operativi in pista, dal mattino alla sera tardi. Ci avevano detto che il falconiere, uno, poteva essere pagato per otto ore al giorno. Le risorse per pagarne due per 12 ore consecutive non erano previste. E così, tendenzialmente, il servizio prevedeva che il falconiere iniziasse di mattina e che terminasse nel primo pomeriggio. Quando il falconiere finiva il turno di lavoro, chiedeva l'autorizzazione ai responsabili e andava a casa. Esistevano, certo, ed esistono anche altri tipi di servizi e di controlli per dissuadere gli stormi dal permanere in pista, che non sono i falconieri. [...]»
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