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Arriva da Berna la prima "polpetta avvelenata", con una storia gay sullo sfondo, servita a Papa Francesco. O, meglio, parte da Berna. Dove monsignor Battista Ricca, 57 anni, di Pedergnaga, un minuscolo paesino della Bassa bresciana, e diventato recentemente "prelato" dell'Istituto opere religiose (lo Ior, la banca del Vaticano), era giunto alla fine negli anni Novanta per lavorare alla Nunziatura apostolica. E qui, come ha svelato l'Espresso, aveva conosciuto un giovane capitano dell'Esercito svizzero, Patrick Haari con il quale aveva stretto un rapporto.
MONSIGNOR RICCA E PAPA BERGOGLIOUn rapporto "particolare" che ora getta ombre su un curriculum che appare così tutt'altro che immacolato. Ricca, per capire, è il diplomatico di lungo corso al quale Jorge Mario Bergoglio, ignaro evidentemente del suo passato, ha affidato una sorta di "mission impossible": fare piazza pulita e bonificare lo Ior, restituendolo ai valori della Chiesa cattolica.
Monsignor Ricca ha una fiducia illimitata: può avere accesso a tutti gli atti, partecipare alle riunioni degli organismi di controllo e indicare la strada per una riforma complessiva della banca, finita anche recentemente dentro un nuovo scandalo, con operazioni milionarie sospette che hanno portato alle dimissioni dei vertici e all'arresto di monsignor Nunzio Scarano. Ora, mentre monsignor Ricca è al lavoro, affiora il suo passato ingombrante. Anche se il portavoce della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, s'è affrettato a dire che
quanto riportato sulla vita del nuovo responsabile dello Ior "è inattendibile".
Non solo. Il giorno la pubblicazione del servizio sull'Espresso, diversi commentatori, sui giornali, parlano di nuovi veleni per mettere in cattiva luce l'azione riformatrice di papa Bergoglio facendo riapparire lo spettro della solita lobby gay, di cui si parla da tempo.
papa francesco bergoglio a lampedusaTutto gira attorno al capitano svizzero che il monsignore da Berna s'era portato dietro quando era volato a Montevideo, trasferito dalla Santa Sede. Per Haari, don Battista, come lo chiamano ancora i suoi compaesani, aveva subito preteso un alloggio e un lavoro. Era il 1999, il nunzio aveva seccamente respinto la richiesta, ma qualche mese dopo era andato in pensione. E monsignor Ricca aveva gestito ad interim quella che è una "ambasciata" della chiesa, e aveva assegnato un alloggio e trovato un lavoro al suo capitano.
Nel frattempo a Montevideo era arrivato il nuovo nunzio, il polacco Janusz Bolonek. Che
subito s'era accorto di quel rapporto particolare e aveva informato, scandalizzato, le autorità della Santa Sede. Ma a Montevideo monsignor Ricca sarebbe incappato anche in altri incidenti. Come un pestaggio in un locale gay e una notte sarebbe rimasto bloccato in un ascensore insieme a un giovane.
Episodi che avrebbero accelerato il suo trasferimento a Trinidad e Tobago da dove poi è stato nuovamente richiamato in Vaticano. E il capitano Haari? I suoi bauli, per qualche anno, sono rimasti in un magazzino. Sino a quando non sono stati aperti, dopo che monsignor Ricca, da Roma dove nel frattempo era diventato un diplomatico di primo piano, ha fatto sapere di non voler sapere nulla di quella roba. Dentro c'erano armi, preservativi e materiale pornografico.
Monsignor Battista Mario Salvatore RiccaE il capitano Haari? Sparito. Dall'ufficio stampa dello Stato maggiore dell'Esercito, interpellato da Il Caffè, spiegano che non possono "dare informazioni sugli ufficiali. Neanche quelli congedati".