DAGOREPORT
La kermesse di sabato agli studi de Paolis di Roma (dopo aver racimolato a stento diecimila euro per pagarne almeno le spese vive di apertura) ha consentito ad Alfano Angelino di provare ad affermarsi come leader di Ncd, anche se il suo obiettivo sarebbe, udite udite, quello di tentare la scalata alla leadership dell'intera meta campo moderata.
PARODIA SIMBOLO ALFANONella prospettiva di elezioni a medio termine, ragionano i suoi, con Pascale Silvio non più in grado di condizionare alcunché e i rumors sempre più minacciosi che si susseguono di evoluzioni giudiziarie tese a decretare più che misure restrittive la fine politica dell'ex cavaliere, quali sono le alternative del fu Pdl?
Certo, Marina Berlusconi e' sempre li a bordo campo che si allena spinta fortissimamente dal padre (perché lui pensa che in questo paese all'improvviso) può sempre accadere di tutto, ma più le elezioni si allontanano più gli allenamenti si diradano, anche perché lei stessa mostra crescente insofferenza.
ALFANO NUOVO SIMBOLO NCDAlfano ritiene dunque di avere davanti l'occasione della sua vita se riesce ad arrivare integro all'appuntamento elettorale da celebrarsi nel 2015. Integro e immacolato, non a caso gia' sabato ha messo con forza le mani avanti sul tema delle infiltrazioni mafiose sottolineando fortemente che non vi saranno indulgenze per chi ci provera' e che chiunque dovesse votarlo, ha precisato, il voto sarà comunque usato contro la mafia.
In effetti, fa bene a sottolineare tale aspetto anche perché a ben guardare la mappa dei suoi sostenitori quasi la meta dei suoi consensi sono concentrati tra Sicilia, Calabria, Campania e Puglia. In particolare, in Calabria e in Sicilia le adesioni a Ncd sono andate oltre ogni previsione. Troppi, sussurra qualcuno.
Non ci saranno, tra Camera e Senato, posti per tutti. Anche se da contrappeso a tale sbilanciamento meridionale cerca di affermarsi il blocco ciellino ben insediato a nord ma ormai caratterizzato da un permanente conflitto tra l'astro nascente Lupi e l'astro calante Formigoni che, dicono i bene informati, nelle riunioni lombarde se ne dicono e se ne danno di santaragione.
SILVIO BERLUSCONI CON LA FIGLIA MARINAMa le crepe interne agli alfanoidi non si fermano qui. La nomina si Schifani a presidente del partito e l'organizzazione in mano al fedelissimo Dore Misuraca sta facendo salire il livello d allarme interno in tanti deputati e senatori ai quali e' stato promesso che tutti loro sono i veri soci fondatori della costituenda associazione che avrà la titolarità del simbolo e dei (futuri) beni, ma che fino a quando ciò non accade concretamente serve solo ad accrescere la diffidenza sulle reali intenzioni.
Anche le idee messe in campo su come organizzare il partito a tanti di loro sono apparse ancora troppo confuse e la stessa scelta del simbolo la sera stessa della presentazione al Tempio di Adriano ha suscitato perplessità e malumori, una per tutte l'aperto dissenso del senatore Ciccio Colucci a cui il simbolo non è piaciuto affatto e non l'ha certo mandato a dire.
pascale berlusconiLo stesso programma del partito, seppur nelle grandi linee inquadrato dentro il solco dei sempiterni principi democristiani sembra scarso e voglia più imitare il vuoto e la leggerezza di Renzi Matteo che non un programma solido e un chiaro progetto per il paese. Anche perché non è più sufficiente invocare dio patria e famiglia come unici segni distintivi.
LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI RENATO SCHIFANIAngelino vuole valorizzare il merito ma intanto sta valorizzando il suo cerchio magico, i fedelissimi della prima ora anche in salsa post destra nazionale, come Saltamartini Barbara o Augello Andrea. Se le indicazioni che tutte le candidature saranno scelte con le primarie privilegiando il merito e coloro che mostrano di avere un radicamento sul territorio verranno disattese per favorire amici e compari o compagne e compagni di merenda, la sua credibilità sara' colpita e affondata.
Per intanto, si intesta comunque il merito, soprattutto grazie a quei 23 senatori che il 2 ottobre lo spinsero alla rottura, di aver scelto gli interessi del paese e non il caos berlusconegrillino. Certo, la stabilita' di Letta nipote e di Re Giorgio II e' da cimitero, come scrive il Wall Street Journal, ma bisogna anche pensare a cosa sarebbe successo senza di loro.
Andrea AugelloSenza la scissione infatti, dopo la sentenza della Consulta, inevitabile dopo tanti anni di porcate, oggi il paese sarebbe sballottato tra crisi di governo, elezioni anticipate, dimissioni di re Giorgio II, tempesta sui mercati, patrimoniale e chi più ne ha più ne metta, a cominciare dal commissariamento da parte della Troika. Eccetera. Dissociarsi dunque ha evitato guai peggiori, ma senza sapere dove andare e come saremo presto allo stesso punto di prima.
Barbara Saltamartini napolitano letta renzi