1. L’IRA DI NUNZIA DE GIROLAMO: “NOI MAGGIORDOMI DI RENZI” - “DOVREMMO FARE COME LA LEGA CON BERLUSCONI”
Francesca Schianchi per “la Stampa”
nunzia de girolamo e giovanni toti
Tra loro, lo chiamano «l’incubo di diventare Scelta civica». La paura di precipitare allo zero virgola, fagocitati da Renzi. Ne hanno discusso in una riunione l’altra sera. E sono soprattutto quattro, tra i vertici di Ncd, a voler arrivare in fondo alla questione, pronti a chiedere ad Alfano di dimettersi da ministro dell’Interno per avere mani libere nel rapporto di alleanza col Pd: non solo l’ex capogruppo al Senato Maurizio Sacconi, ma anche Fabrizio Cicchitto, Gaetano Quagliariello e soprattutto Nunzia De Girolamo.
E’ lei, la capogruppo alla Camera, a essere così infuriata per i fatti degli ultimi giorni da aver fatto pensare a un suo possibile passaggio alla Lega. Una «fantasia giornalistica», smentisce, ma chi ieri l’ha sentita, ritirata in una domenica in famiglia, la descrive furibonda.
Se possibile, ancora più di sabato, dopo aver letto il colloquio con Renzi pubblicato ieri dalla «Stampa»: «Ma come – è sbottata al telefono con un’amica – Renzi dice che facciamo confusione, fa riferimento a vicende territoriali come il sindaco di Milano, e Angelino e Lupi stanno zitti? Così la nostra gente pensa che siamo solo attaccati alla poltrona!».
E’ stata gestita male tutta la partita del Colle, secondo lei. Non per il nome di Mattarella, ma perché la sensazione, alla fine, è di una subordinazione di Ncd a Renzi. E lei l’ha detto ad Alfano: «Dobbiamo essere un partito di lotta e di governo, com’era la Lega nel governo Berlusconi del 2008. Dobbiamo ricostruire il centrodestra e riempire lo spazio che c’è tra la Lega di Salvini e il Pd del premier. Ma non possiamo farlo se facciamo i maggiordomi di Renzi!».
Al premier, in questo passaggio, lei e gli altri in sofferenza in Ncd riconoscono la bravura, «ma non si può andare avanti così», masticavano amaro sabato a Montecitorio.
E infatti, prima ancora di una verifica di governo, ne chiedono una nel partito. Dove vogliano arrivare, lo fa capire Cicchitto in un’intervista a «Libero», quando parla di una «verifica dei ruoli» di Alfano: cioè che possa dimettersi dal Viminale per «esercitare pienamente la sua leadership». Il che fa il paio con la riflessione fatta dalla De Girolamo:
BERLUSCONI E NUNZIA DE GIROLAMO
«Dovremmo essere come la Lega per Berlusconi: ma come fa Alfano a fare da pungolo mentre è ministro dell’Interno?». Un malumore tale da portarla fuori dal partito? Lei ha un buon rapporto con Berlusconi, e più volte è stata data vicina al ritorno in Fi. Per ora, però, garantisce chi le ha parlato, non si muoverà da Ncd. In attesa di un chiarimento con Alfano.
2. BRUNO: “MA ORA PER I NOSTRIIL PATTO È TRAMONTATO” - AVVERTIMENTO AL PREMIER: “AL SENATO STAI SERENO”
Ilario Lombardo per “la Stampa”
«Renzi stai sereno». Fa il verso al premier, Donato Bruno, vicepresidente dei senatori di Forza Italia, custode delle riforme a Palazzo Madama, sponda azzurra.
Che cos’è senatore, un avvertimento?
«Dico solo: Renzi, hai i numeri in Senato? Allora puoi stare sereno, ma se non li hai...»
Se non li ha?
«Vediamo come farà con la riforma costituzionale, e con quella elettorale, se tornerà a Palazzo Madama. Dopo quello che è successo con l’elezione di Sergio Mattarella, è difficile che tutto resti come prima».
Allora non è vero, come qualcuno dice, che Berlusconi voglia continuare sulla strada tracciata dal patto del Nazareno?
«Berlusconi vuole mantenere la parola data, ma adesso non so come sarà possibile far votare i nostri parlamentari: nel loro animo il patto del Nazareno è tramontato. Non so se, e come, Berlusconi riuscirà a convincerli a tenerlo in piedi».
Fi si aspettava un nome condiviso per il Quirinale. Così non è stato. Renzi però vi aveva già più volte specificato che la partita del Colle non era parte del patto.
«In politica ognuno fa e dice quello che più ritiene opportuno per se stesso. Ma ripetere ancora che il Quirinale non era un’appendice del Nazareno è assolutamente irreale».
Non è stato forse un errore politico di Fi, fidarsi troppo?
«Quando si stringe un accordo, si crea un rapporto fiduciario, finché qualcuno non lo rompe. Renzi si assumerà la responsabilità delle conseguenze che ne deriveranno».
Farete mancare i voti per le riforme?
«Le ripeto: niente sarà come prima. Noi abbiamo accettato di votare la legge elettorale nonostante le modifiche non ci piacessero. Lo abbiamo fatto perché, per salvaguardare un accordo, si deve saper fare un passo indietro».
E l’accordo con Ncd? Anche quello non ha retto.
«Ma con loro non avevamo stretto un patto. Sì, c’era un’intesa, avremmo dovuto votare insieme ma poi Alfano ha preferito l’alleanza di governo a noi. Sono le conseguenze della politica dei tre forni di Renzi».
Il capogruppo dei senatori di Ncd Maurizio Sacconi si è dimesso. Da voi in Fi, tutti resteranno al proprio posto?
«Sacconi si è dimesso perché il giorno prima aveva dichiarato che Ncd avrebbe votato scheda bianca. Peccato che nottetempo Alfano abbia deciso di virare sul sì a Mattarella. Il nostro capogruppo Paolo Romani, invece, fa quello che dice Berlusconi. Quando c’è da discutere, si discute, ma poi le decisioni finali le prende lui».
RENZI ALFANO FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE