Marianna Aprile per "Novella 2000"
Quando incontriamo Natalì, che in Brasile i suoi chiamano Natàlia ma che all'anagrafe è Josè Alejandro Vidal Silva, la prima cosa che ci dice è che teme per la vita di Piero Marrazzo: «Non deve stare solo, non può reggere a tutto questo. Io ho paura che se mata, che si ammazzi». E il "se mata" è l'unica digressione da un italiano per il resto perfetto.
Piero Marrazzo mentre esce coperto dalla moglie Roberta Serdoz e dall avvocato Luca Petrucci marrazzo e serdozMarrazzo da giorni è in un convento, seguito da un medico (avrebbe avuto dei malori legati allo stress) e da uno psicologo. Fa brevi incursioni a Roma ma poi si ritira, per sfuggire a sguardi, commenti, pressioni. È tornato però nei giorni scorsi, per farsi interrogare da quegli stessi inquirenti che hanno fatto arrestare i quattro carabinieri che in questi mesi lo hanno tenuto sotto scacco tentando di vendere alla stampa un video che lo ritrae con una trans.
NataliNataliMeglio dirlo subito. L'unico vero assatanato di sesso in questa intervista è Junior, il barboncino grigio di Fabio, l'amico del cuore di Natalì. Junior non perde occasione per i suoi agguati erotici. Per il resto, dopo due giorni in via Gradoli, lo scandalo a base di video imbarazzanti, trasgressioni inconfessabili e tentativi di ricatto che ha sconquassato la vita dell'ex presidente della Regione Lazio si colora di particolari, aneddoti e di una luce per niente scontata e prevedibile.
Natalì finora è stata zitta, questa è la sua prima intervista: «Voglio raccontare la verità. Si sono dette troppe bugie». Perché proprio a Novella? «Perché voi mi avete seguito dall'inizio, per più di una settimana vi siete presi anche i miei insulti, le grida, ma mi avete aspettato».
Natalie - trans marrazzo - foto Ferrario-GMTNatalie - trans marrazzo - foto Ferrario-GMT
L'INCONTRO CON PIERO
Niente sesso, dicevamo. Perché non era quello a spingere Piero verso Natalì. Incredibile? Non dopo il racconto di questa ragazzona di 1 metro e 80 abbondanti, che la storia vuole ripercorrerla dall'inizio. «Ci siamo conosciuti ai primi del 2001. Allora vivevo in via Courmayeur, vicino casa sua. Ma la prima volta che i nostri sguardi si sono incontrati è stata in via del Corso, in centro».
Cosa ci faceva lì?
«Compravo delle scarpe, da Michelle».
E Marrazzo era lì?
«È entrato accompagnato da una donna bionda. L'ho guardato, lui mi ha guardata ed è finita lì. Qualche giorno dopo ci siamo incontrati di nuovo, a due passi da casa».
Vi siete riconosciuti?
«Sì, ma non ci siamo detti nulla. Poi lui mi ha cercato su un sito di trans. E ha trovato il mio numero».
Quindi aveva capito che era una trans?
«Al primo incontro no. Pensava fossi una donna. Quando ci siamo rivisti, ha capito».
E che fa? La chiama e si presenta come "quello del negozio di scarpe"?
«No. Mi chiama, prende un appuntamento per dopo il lavoro. All'epoca faceva Mi manda Raitre, il mercoledì. Ma io non lo conoscevo perché guardo soprattutto la Tv brasiliana. Non sapevo fosse famoso. Dopo anni, mi ha detto chi era».
E in quegli anni cosa è successo?
«Abbiamo iniziato a vederci regolarmente, ma a volte passavano due o tre mesi tra un incontro e l'altro, anche perché io passo alcuni mesi l'anno in Brasile».
Vi siete mai visti più di frequente?
«No, magari veniva tre volte in una settimana, poi per due mesi mai».
Quando ha scoperto che era una trans, non ha avuto esitazioni?
«I clienti dicono tutti che è la loro prima volta con una trans, ma lui fin dall'inizio mi ha detto che aveva avuto già esperienza. È stato da subito un cliente diverso dagli altri».
Diverso perché?
«Perché veniva, mi pagava e poi parlava della sua vita, senza fare niente».
Si riferisce al sesso?
«Sì».
Non l'avete mai fatto?
«Non sta bene dirlo, non era per quello che veniva. Gli mancava l'affetto. Per qualche mese, cinque-sei volte dopo il primo appuntamento, abbiamo solo parlato. Quando è successo dell'altro, tra noi è nata più complicità. Altrimenti non sarebbe venuto tanti anni sempre da me».
Gli ha mai chiesto perché avesse scelto proprio lei?
«Con i clienti faccio la psicologa, li lascio parlare e non faccio domande. Lui non mi ha mai detto perché e io non l'ho chiesto».
Gli parlava di lei?
«Sì, della mia famiglia, di mio nonno, di mio padre e di quanto mi fossero stati vicini quando ho deciso di diventare una trans».
Discutevate, anche?
«Mai litigato con lui. Parlavamo. Lui, tanto, delle sue figlie, di quanto le amasse. Mi parlava dei suoi matrimoni. Rideva anche, quando gli raccontavo le mie cose. E mi diceva che con me si sentiva libero, si sentiva ascoltato».
Le sembrava felice?
«No. Parlava come un uomo a cui manchi qualcosa».
Che cosa, secondo lei?
«In Brasile si dice: "Più soldi hai più problemi hai". Lui mi ha sempre trattato bene, con rispetto, è una brava persona. Io ero uno sfogo, voleva parlare delle cose con una persona che non c'entrava nulla. E mi raccontava del suo grande amore, quello che non aveva potuto avere».
Quale grande amore?
«Una donna dello spettacolo di cui era perso, con cui aveva avuto una storia qualche anno prima che ci conoscessimo. Voleva sposarla, lei disse no e smisero di frequentarsi. Ma gli è rimasta dentro. Ne parlava spessissimo, non aveva superato quella storia, nonostante il matrimonio. Il nome non glielo dico, non tradirei mai le confidenze di Piero».
CHI È NATALÌ
Il 20 dicembre prossimo Natalì compirà, a suo dire, 30 anni. Forse ne ha qualcuno in più, nei verbali ne risultano 37. È nata a Valença, città subito fuori Rio, da Pedro e Aparecida. Pedro è il proprietario del giornale Tribuna da Serra, dove lavora anche la moglie. Natalì, ovvero Alejandro, è il più piccolo di casa, ha due sorelle, due fratelli e pure due nipoti, «che per me sono i figli che non avrò. Li vizio, gli compro tutto quello che vogliono».
01 - Annozero - 29 ott 09 - Santoro mostra una videoricostruzione che simula quanto ripreso all'interno della casa del transessuale alla base del Caso Marrazzo
Milena ha nove anni e fa smorfie nelle foto che Natalì ci mostra sul suo computer. Col nipote Breno, invece, comunica attraverso orkut.com, un social network simile a Facebook in voga in Brasile, dove Natalì torna ogni anno, per qualche mese, a cavallo del Carnevale, per salire sul carro della sua scuola di samba, la Magueira. A 13 anni Natalì, che allora si chiamava ancora Alejandro, approfitta di un pranzo per dire ai suoi: «Mi piacciono gli uomini». Ma non lo aveva scoperto allora: «Ho sempre saputo quello che volevo». Compiuti 18 anni, dice ai suoi che sarebbe andata a Rio a trovare un'amica. Richiama casa dall'Italia.
Natalie - trans marrazzo - foto Ferrario-GMTNatali
Come reagirono i suoi?
«Papà mi disse: "Fai quello che vuoi, ma sempre in modo da poter camminare a testa alta". Mamma la prese malissimo».
Reazione atipica.
«Papà mi è sempre stato vicino, e più ancora nonno Antonio, suo padre, morto tre anni fa. Se decidessi di tornare in Brasile la mia famiglia mi accoglierebbe a braccia aperte. Mio padre con me è splendido. Io credo ai segni, e papà è nato lo stesso giorno di Piero, il 29 luglio. Si chiama Pedro, come lui».
Come va con sua madre, oggi?
«Tutto si è risolto»
Loro sanno che in Italia lei si prostituisce?
«No. Sanno che faccio la parrucchiera e che ho un fidanzato famoso».
Marrazzo?
«Non sanno chi sia».
Suo padre è editore. Sa già di quello che sta succedendo?
«Fino a ieri (il 30 ottobre) avevano saputo dello scandalo di un politico con una trans brasiliana, ma lì non erano ancora uscite le foto. Sono uscite oggi, ma io avevo già avvertito mia sorella».
Teme la loro reazione?
«Certo».
Perché ha deciso di trasformare il suo corpo invece di vivere solo l'omosessualità?
«Mi piace il seno, essere una donna».
Intende operarsi?
«No, no! (ride), io così sono felice».
UN MONDO ALLA OZPETEK
Che Natalì, silicone a parte, si senta una donna è evidente. Da quanto ci mette a prepararsi per uscire, e dalle sue preoccupazioni per il servizio fotografico da realizzare per noi. Nel pieno dello scandalo e dell'inchiesta in cui è coinvolta in qualità di testimone, il suo pensiero va non a quel che potrà o non potrà raccontarci di Marrazzo, ma agli abiti e alle scarpe che dovrà indossare, alla manicure, ai capelli. Preoccupazioni che si traducono in altrettanti ostacoli alla tabella di marcia del servizio.
Ci tocca seguirla nei preparativi. La prima tappa è all'Oviesse di Corso Francia, poco lontano da via Gradoli. Natalì si fa scortare da Zafira, amica più anziana di lei, sui 50 anni. Sceglie gli abiti per le foto. Un uomo con un telefonino la segue. L'ha riconosciuta, forse pensa di poter guadagnare qualcosa vendendo lo scatto ai giornali. E mentre Natalì si gira e rigira davanti allo specchio del camerino per controllare le pences della gonna, se ne avvicina un altro. Stavolta è il commesso, informa che ha sbagliato camerino: è in quello degli uomini. Natalì sorride e camminando scalza nella nuvola del paradosso trasloca grucce e vestiti in quello per le donne.
Alla fine di questa prima tappa è più serena, lascia andare via Zafira. Sale in macchina con noi, facciamo rotta verso via Merulana, vicino San Giovanni. Qui c'è il mondo di Natalì, quello che va al di là di via Gradoli. Entriamo nel negozio di scarpe, in cui tutti sanno già che calza il 42 e che ama i tacchi molto alti. Poco lontano, c'è il salone di bellezza di Graziella, una bella signora romana sui 45 che ormai parla portoghese: «Le trans vengono tutte qui, alla fine l'ho imparato».
Il trans Natalì - per gentile concessione di Novella 2000 Il trans Natalì - per gentile concessione di Novella 2000«Io ci vengo da 14 anni», dice Natalì, mentre esibisce trionfante il suo permesso di soggiorno giudiziario alle altre clienti, che conosce una per una. «Vengo da lei tre volte la settimana, però ogni tanto ricambio: Graziella viene a farsi tagliare i capelli a casa mia». Una comunità sorridente e colorata, sembra di essere tra le Fate Ignoranti di Ozpetek. La famiglia romana di Natalì. Le extension sono ormai quasi montate. Finalmente Natalì sentirà di esser pronta per il fotografo.
GLI AMORI E LE NOZZE
Ora si parla solo di Marrazzo. Ma nel cuore di Natalì c'è stato anche un altro uomo. E una donna: «È una mia amica italiana che nel 2000 mi ha fatto un grande regalo, sposandomi», ci spiazza lei. La trans del caso Marrazzo è quindi sposata. "Ovviamente" con una donna. «Del giorno del matrimonio vorrei non ricordare nulla. Mi sono dovuta vestire da uomo, tirare indietro i capelli per farli sembrare corti...».
Il trans Natalì - per gentile concessione di Novella 2000
E con il seno come ha fatto?
«Non era ancora così grande. Non si vedeva molto sotto il completo blu e la cravatta nera».
Ci racconta la cerimonia?
«Era l'8 settembre del 2000, le 10 di mattina. La sera prima io e la mia promessa sposa siamo andate a fare una specie di addio al celibato. Abbiamo cenato fuori, tirato tardi. Poi siamo andate in comune e abbiamo detto "Sì". Sono rimasta a casa di mia moglie per circa otto mesi, poi sono venuta a vivere a Roma».
E sua moglie?
«Ci vediamo ogni tanto e ci sentiamo. Siamo in ottimi rapporti, ma ognuna fa la sua vita».
IL MIO FAVOLOSO 2001
Nel 2000 le nozze, quindi. L'anno dopo invece l'incontro con i due uomini più importanti nella vita di Natalì. «Prima ho conosciuto Piero, poi sono partita per il carnevale di Rio e ho incontrato il mio più grande amore, Marcelo».
Quanti anni ha?
«Oggi 28. Ci siamo visti al carnevale, ci siamo piaciuti. Lui pensava fossi una donna, e quando ci siamo appartati e ha scoperto la verità è rimasto spiazzato».
Il trans Natalì - per gentile concessione di Novella 2000
Che cosa ha fatto?
«A carnevale, a Rio, vale tutto. Siamo stati insieme lo stesso. E abbiamo continuato a vederci per quattro anni, ogni volta che tornavo da lui, in Brasile».
Quindi durante la sua relazione con Marrazzo.
«In Italia c'era Piero, in Brasile Marcelo. Nessuna gelosia, se è questo che vuole sapere».
Che lavoro fa Marcelo?
«Insegna Jujitzu, un'arte marziale giapponese, può immaginare il fisico... È bellissimo, alto, moro...».
sidney_rome
Vi vedete ancora?
«Nel 2004 entrò in crisi. Diceva di volere una famiglia, dei figli. Ci siamo lasciati. Oggi lui è sposato, ha una bambina di quattro anni, che ha chiamato Natàlia, e un bimbo di due. Non ci sentiamo più. In quel periodo ho preso una decisione molto importante: lasciare la strada e lavorare soltanto in casa».
marrazzo
Poi, il 25 settembre 2005, si è sposato pure Piero.
«Sì, dopo l'elezione e il matrimonio per un anno non ci siamo visti. Voleva essere prudente, c'era stata quella cosa che avevano provato a incastrarlo con una transessuale, quella tale Veronica di cui hanno parlato i giornali... Poi abbiamo ricominciato».
L'ELITE DI VIA GRADOLI
La casa dove dal 2004 vive e lavora Natalì è nell'ormai celebre via Gradoli, al secondo piano seminterrato del civico 96, ma è su una collinetta e quindi ha anche un balcone. Nel palazzo vivono altre tre trans: Maira al piano terra, Fabiola e Tiffany al secondo, insieme. «Noi quattro siamo inseparabili, andiamo a fare la spesa, usciamo. Le altre, quelle di via Due Ponti e di Largo Sperlonga, dicono che ce la tiriamo, ma solo perché a loro non diamo confidenza. E sono invidiose».
Di cosa?
«Loro stanno in un posto brutto, sporco. Noi qui viviamo in un palazzo con gente per bene, a cui non diamo fastidio, che ci rispetta. Non facciamo il casino che fanno loro, che pensano solo a bere, a drogarsi e non mandano un soldo in Brasile. Loro neanche ci tornano in Brasile, si vergognano».
Due modi di essere trans, quindi.
«Le trans non sono mai amiche tra di loro. Ci riescono con pochi, ma ognuna pensa per sé. Come mi voglio bene io, non mi vorrà mai bene nessuno».
Ci sono protettori? Lei ne ha uno?
«I trans non hanno protettori. Li hanno le prostitute donne, perché sono schiave e non scelgono questo lavoro. Io l'ho scelto. I miei non sono ricchissimi, ma benestanti sì. Se avessi voluto, avrei avuto un lavoro con mio padre».
E perché non lo ha fatto?
«A me questa vita piace».
Non pensa mai di smettere?
«Guadagno tanto. Quando gallina vecchia non farà più buon brodo, prenderò le mie ali e tornerò in Brasile».
PIERO E IO
Per capire quanto sospetto sia stato il blitz dei carabinieri nell'appartamento di Natalì lo scorso 3 luglio bisogna raccontare la routine della relazione tra Marrazzo e la sua trans. «Lui è un uomo speciale, gli voglio bene, soffro per lui».
Come avvenivano i vostri incontri?
«Ci vedevamo sempre dopo mezzanotte. Mi chiamava, diceva che stava arrivando e io avvertivo la guardia di aprire la sbarra che chiude via Gradoli. Usava una Smart bianca, mai l'auto blu. Io mi facevo trovare fuori dal palazzo, salivo in auto e andavamo a casa sua, poco lontano».
Sicura fosse casa sua?
«Sì, anche se non è la casa fuori Roma dove vive con la moglie. Quando arrivavo, mi offriva da bere un succo di frutta, perché non bevo alcolici e neanche lui. Poi andavamo a letto, parlavamo, ci facevamo le coccole».
Coccole?
«Lui voleva essere abbracciato, mi accarezzava i capelli. Quello di cui aveva bisogno era soprattutto l'affetto. Poi apriva la cassaforte dove teneva i contanti e mi pagava. Anche il taxi per andar via».
A che ora andava via?
«Mi sono fermata al massimo quattro ore, mai una notte intera».
Vi siete mai incontrati di giorno?
«No, fino all'irruzione».
Lei dice che vi vedevate sempre di notte e sempre a casa di Marrazzo. Ma il giorno del video era pomeriggio ed eravate in via Gradoli.
«Nel mio appartamento, in passato, era venuto solo un paio di volte. Era arrivato nervoso e gli avevo preparato un bagno caldo. Ma non gli piaceva stare da me, aveva paura. Passava a prendermi e andavamo da lui. A volte succedeva che arrivasse e io non ero ancora pronta: entrava e mi aspettava, poi andavamo da lui».
Guardavate film, ascoltavate musica?
«Ascoltavamo musica».
Avete una vostra canzone?
«Sì, ma non voglio dirle qual è, è una cosa nostra».
Una che lei associa a Piero?
«Che tesoro che sei, di Antonello Venditti. Quella che dice: "Che tesoro che sei quando mi guardi... Io non ti cambierei/perché sei bella bella bella/bella come sei/sei bella come ti vorrei"».
Perché la associa a lui?
«Piero mi diceva che ero bella, anche senza trucco. D'altra parte, ho vinto addirittura due concorsi di bellezza: Miss Transex International, a Firenze, nel 2004, ed Escala Gay 2006 a Rio, che è un concorso mondiale».
Marrazzo sapeva dei suoi successi?
«Sì, era felice per me».
01 - Annozero - 29 ott 09 - Santoro mostra una videoricostruzione che simula quanto ripreso all'interno della casa del transessuale alla base del Caso MarrazzoPerò, all'epoca era più magra...
«Ora ho 8 chili in più, ma sono a dieta».
IL BLITZ
Quel 3 luglio Piero e Natalì non avrebbero dovuto incontrarsi. «Ci eravamo visti due settimane prima, mi aveva detto che mi avrebbe richiamata, che voleva farmi un regalo, ma non c'era un appuntamento preciso», racconta lei.
E invece ha chiamato.
«Alle 14, forse prima, ha telefonato dalla macchina di servizio. Era agitato, aveva un problema sul lavoro e ha chiesto se poteva venire. Gli ho detto di sì. E dopo cinque minuti era qui».
Cosa accade dopo il suo arrivo?
«Mi ha detto che poteva rimanere solo 20 minuti. Si è tolto cravatta, giacca, pantaloni. A quel punto hanno bussato alla porta urlando: "Aprite, carabinieri, sappiamo che c'è un festino con trans e droga"».
Quanto è passato dall'arrivo di Marrazzo a quello dei carabinieri?
«Al massimo 10 minuti. Piero mi ha detto di aprire, che tanto ero l'unica trans e di droga non ce n'era. Ho aperto».
E poi?
«I carabinieri hanno iniziato a dire che lo avrebbero arrestato perché andava a trans, poi mi hanno mandata sul balcone e non so cosa sia successo dopo».
E quando è rientrata?
«Ho sentito i due chiedere a Piero due assegni da 50 mila euro l'uno, ma lui gli ha detto che non li aveva. Loro mi hanno ricacciata sul balcone».
Vi minacciavano fisicamente?
«Erano aggressivi, ma non ci hanno messo le mani addosso né ho visto pistole».
Quindi?
«Sono rientrata, loro sono andati via e Piero mi ha detto che avevano preso 2 mila euro dal suo portafogli. Non c'erano più neanche i 5 mila euro sul tavolo per me. Posso però dire una cosa, a casa mia non è mai entrata droga, prima di quel giorno. Appena ci siamo conosciuti, Piero mi ha chiesto se bevevo, fumavo o mi drogavo, perché lui non voleva avere a che fare con quelle cose».
Ma Marrazzo ne ha ammesso l'uso.
«Io mi accorgo se un cliente è drogato o no. Crederò che Piero usa cocaina solo quando me lo dirà lui guardandomi negli occhi. Non posso dire cosa facesse fuori da casa mia, le persone non le conosci mai abbastanza, ma giuro sui miei nipoti e su mia madre che in otto anni con Piero non c'è mai stata cocaina».
Marrazzo girava sempre con tutti questi contanti?
«Non lo so, di solito ci vedevamo da lui».
La pagava sempre in contanti?
«Una volta mi ha dato un assegno, perché non aveva cash. Ma il giorno dopo è tornato con i soldi e se l'è ripreso».
Dopo otto anni, non poteva fidarsi senza farsi lasciare la cauzione?
«Non ha voluto, è sempre stato preciso».
La pagava sempre così tanto?
«Di soldi non posso parlare».
Lui non ha sospettato che fosse stata lei a informare i carabinieri?
«No. Mi ha detto subito che sapeva chi poteva esser stato a organizzare tutto».
E a chi si riferiva?
«Non saprei dirlo».
Che è successo dopo l'irruzione?
«È rimasto dieci minuti, poi ha chiamato l'autista ed è andato via».
Vi siete rivisti?
«Mezz'ora dopo mi ha telefonato e mi ha detto di andare a casa sua».
Quella dove vi eravate sempre incontrati?
«Sì. Ci sono rimasta circa 40 minuti. Mi ha detto delle sue ipotesi su come potevano essere andate le cose. Diceva che forse l'avevano seguito fino a casa mia: venire da me era stato un fuoriprogramma, l'unica spiegazione che sapeva darsi era di essere stato seguito. E si sentiva in colpa per essersi messo nei casini. Ho avuto la sensazione che volesse dirmi qualcosa, ma ero nervosa, lui sconvolto e sono andata via».
Vi siete più sentiti?
«L'8 agosto mi ha telefonato per dirmi che partiva per le vacanze e che ci saremmo visti a settembre, poi più nulla».
Neanche dopo lo scandalo?
«No. Ma penso sempre a lui e spero che riesca a sostenere tutto».
Lei non l'hai mai cercato?
«No. Ho i suoi cellulari ma non ho mai chiamato né mandato sms in otto anni».
Il trans Natalì - per gentile concessione di Novella 2000brenda_marrazzo.jpg