RENZO BOSSI A VANITY FAIR:
Renzo BossiIl padre è Umberto Bossi e lui, Renzo, 22 anni, è il primogenito della maestra elementare Manuela Marrone e del leader della Lega (che aveva già Riccardo, dal primo matrimonio). È uscito vincitore, anche morale, dalle ultime Regionali: dopo tutte le polemiche che la sua candidatura aveva suscitato - anche all\'interno del partito - ha preso 13 mila preferenze nella provincia di Brescia, ed è il più giovane consigliere regionale mai eletto in Lombardia. Questa intervista a Vanity Fair, in edicola dal 21 aprile è la prima in cui parla davvero di sé.
Anche lei, come suo padre ai tempi d\'oro, fa le ore piccole e dorme poco?
Umberto Bossi con la statua di Alberto Da Giussano nella Sede della Lega«Uguale. Mi bastano pochissime ore di sonno. E, come lui, bevo litri di Coca-Cola».
Vi assomigliate molto anche fisicamente.
«È sempre stato il mio modello. Quando lo vedevi passare a Gemonio, dietro c\'ero sempre io, con le mani in tasca come lui».
La sua candidatura ha fatto discutere: si è parlato di una concezione nepotistica della politica.
«È come dire che il figlio di un artigiano, dopo aver sempre visto suo padre fare sacrifici e metterci l\'anima, non può fare lo stesso mestiere. Ho deciso io di candidarmi, e so che dovrò dimostrare il doppio proprio per il cognome che porto. Ma volevo finalmente mostrare chi sono davvero. In questi anni sono stati costruiti miti negativi sul mio conto: è passato il messaggio, falso, che fossi un ignorante pluribocciato con 12 mila euro al mese di stipendio».
bossi padre figlioNon è vero che è un pluribocciato?
«Mi hanno bocciato due volte. La prima avevo 15 anni, ed era il periodo della malattia di mio padre. Ero confuso, stordito. La seconda è stata alla maturità nel 2008. Il mio esame era viziato: la prova di matematica era diversa da quella degli altri. Infatti ho fatto ricorso al Tar e l\'ho vinto. La scuola mi ha consentito di ridare l\'esame orale da privatista, ma era ovvio a quel punto che volevano bocciarmi: sono andato demotivato».
FORMIGONI MORATTIOra ha smesso di studiare?
«No, sono iscritto all\'università, a Economia. Non in Italia, perché non voglio trovarmi i giornalisti in aula quando faccio gli esami».
La storia dei 12 mila euro, e del posto di lavoro collegato all\'Expo di Milano?
«Inventata. Neanche ho mai ricevuto alcuno stipendio».
Quando ha deciso di candidarsi, suo padre ha cercato di dissuaderla?
«Aveva paura, visto il clima politico, che mi facessero a pezzi. Ma gli ho detto che sarei andato in mezzo alla gente e mi ha risposto: \"Ok, prova\"».
Veniva ai comizi con lei?
APICELLA CANTA CON BERLUSCONI«Voleva. Mi chiamava tutti i giorni, per sapere come era andata, ma io gli ho chiesto di farne solo uno, come per gli altri candidati. Ed è stato il momento più bello di questa avventura, perché dopo che io avevo parlato, è venuto da me e mi ha abbracciato».
Ha fama di attaccabrighe?
«Tanti anni di arti marziali mi hanno insegnato che ci si difende, non si attacca. Se però sono aggredito o, peggio, attaccano mio fratello Roberto (20 anni, poi c\'è Sirio di 14, ndr), non ci vedo più».
Ha fatto spesso a botte?
«Dai 17 anni in poi, per motivi politici. Capita ancora adesso».
La fidanzata ce l\'ha?
«Da poco. Una studentessa bresciana di 20 anni che ho conosciuto a un incontro di campagna elettorale. Il giorno dopo mi ha chiesto l\'amicizia su Facebook».
Leghista?
jro17 marcello lippi«Vota Lega, ma non è una militante».
Pensa già al matrimonio?
«Anche a un figlio: senza troppa differenza d\'età ci si capisce di più. Io poi vado pazzo per i bambini».
Si sposerebbe con rito celtico?
«No, in chiesa».
Mai provato droghe?
«Nella vita penso si debba provare tutto tranne due cose: i culattoni e la droga».
Come è cambiato, suo padre, dopo la malattia?
«Sta più a casa. E io, da quando è tornato, mi sono rimesso a suonare il pianoforte».
Prima era stato un padre assente?
«Ci ha sempre seguito, a suo modo. Per esempio, ci ha spinto a fare sport».
Seguirà gli azzurri al Mondiale di Sudafrica?
«No, non tifo Italia».
Non si sente italiano?
«Bisogna intendersi su che cosa significa essere italiano. Il tricolore, per me, identifica un sentimento di cinquant\'anni fa».
Conosce l\'Italia meridionale?
«Mai sceso a Sud di Roma».
L\'hanno accusata di razzismo per «Rimbalza il clandestino», un videogame che avrebbe creato e lanciato sulla pagina Facebook della Lega.
«Non l\'ho pensato né creato io. Come tutti, però, sono andato a vedere di che cosa si trattava, e onestamente non ci ho trovato nulla di razzista. C\'è la cartina dell\'Italia e, quando arriva una barca di clandestini, cliccando sulla costa puoi mettere una rete che la rimbalzi. Non spari mica».
Le piace la Moratti come sindaco di Milano?
«Sì, secondo me è brava».
E Formigoni alla Regione?
«Ci si lavora».
Nella Lega con chi si trova meglio, umanamente?
«Con Marco Reguzzoni».
Pensavo dicesse Maroni, vista la comune passione per la musica.
«E non escludo che prima o poi faremo un concerto insieme. A me la musica piace tutta».
Compreso Apicella?
«Fatico a capire quello che dice: il napoletano non lo capisco».
Da trota, come l\'ha soprannominata suo padre, sogna di trasformarsi in delfino?
«Trota va benissimo, mi piace. Mi sono fatto fare persino la maglietta».