DAGOREPORT - ATTACCO PREVENTIVO
Centinaia di avvocati, attivisti dei diritti umani e dissidenti cinesi sono stati arrestati, bloccati in casa, deportati (le chiamano \"vacanze forzate\") in altre città, per impedire la loro partecipazione a una manifestazione indetta per domenica scorsa, 20 febbraio.
Lo riporta il movimento per i diritti umani Chinese Human Rights Defenders (CHRD), che in un appello on-line chiede al governo di liberare gli attivisti detenuti e di dare notizie delle persone che le famiglie non riescono a rintracciare.
Manifestazioni in CinaVenerdì scorso, la rete dei dissidenti cinesi aveva lanciato dal sito Boxun.com la proposta di una manifestazione, per promuovere anche in Cina la \"Rivoluzione del Gelsomino\" sull\'esempio delle proteste che stanno scuotendo il mondo arabo dal torpore di regimi decennali.
I movimenti si erano dati l\'obiettivo di radunarsi pacificamente in 13 città. La protesta era stata decisa per domenica 20 febbraio, solo due giorni dopo, al fine di evitare che le forze di sicurezza del governo riuscissero a ostacolarla.
Obama si inchina a Hu JintaoDetto, fatto. Tra venerdì e sabato, decine di case, uffici e associazioni sono state perquisite, computer, libri e cellulari sequestrati, e gli attivisti trascinati a forza nelle stazioni di polizia, trasferiti in altre città, bloccati in casa, picchiati.
Un gran numero siti internet, provider, e network virtuali privati (VPN, creati per oltrepassare la censura) sono stati bloccati nelle ultime ore. Addirittura, come riporta il \"Financial Times\", la Deutsche Bank ha abbassato il rating di Sina, la società che gestisce il più grande sito di microblog (una versione cinese di Twitter). Da oggi, la banca suggerisce ai suoi clienti di vendere le azioni di Sina, prevedendo che il governo comincerà a disabilitare uno dopo l\'altro i pochi social network autorizzati, per paura del diffondersi delle proteste.
A oggi, si legge nell\'appello di CHRD, di sei dissidenti non si hanno notizie:
* Tang Jitian: Tang è stato portato via la sera del 16 febbraio, dopo un pranzo con una dozzina di attivisti in cui si è discusso su come aiutare l\'attivista Chen Guancheng e la sua famiglia. La sua casa è stata perquisita il giorno dopo, raccontano i familiari
* Jiang Tianyong: Il pomeriggio del 19 febbraio, mentre era a casa del fratello, è stato preso in custodia e buttato in una macchina dalla polizia di Pechino. La sera stessa, la polizia è tornata e ha sequestrato il suo computer
Manganellate* Teng Biao: scomparso dopo essere uscito di casa il pomeriggio del 19 febbraio. A quanto risulta all\'associazione, il giorno dopo gli agenti dei servizi segreti cinesi hanno perquisito la casa di Teng, confiscando due computer, una stampante, riviste, libri, dvd e foto del dissidente Chen Guangcheng
* Gu Chuan: Due dozzine di poliziotti hanno perquisito la sua casa di Pechino nel pomeriggio del 19 febbraio e lo hanno poi portato via. Sono stati sequestrati due computer, due cellulari, e alcuni libri. Sua moglie, Li Xinai, è stata messa sotto \"detenzione dolce\" (arresti domiciliari senza la possibilità di avere contatti con il mondo esterno)
Esercito contro i monaci tibetani* Chen Wei: di Suining (provincia del Sichuan). La mattina del 20 febbraio la polizia lo ha \"invitato a prendere il tè\". Lo stesso pomeriggio, una dozzina di poliziotti e agenti dei servizi sono piombati nel suo appartamento; dopo una perquisizione, hanno portato via un computer, due dischi rigidi, e una memoria USB.
Una manifestante pro Tibet* Ran Yunfei: Anche Ran è stato convocato \"per prendere un tè\" dalla polizia della provincia Sichuan il 20 febbraio. La sera è stato riaccompagnato a casa dalla polizia, che ha sequestrato il suo computer. Poco dopo, gli agenti sono tornati e lo hanno portato via.
Questi casi sono solo la goccia più recente nel decennale oceano della repressione cinese. Migliaia di altri attivisti sono rinchiusi in prigione (primo fra tutti il premio Nobel per la Pace 2010 Liu Xiaobo), isolati dai familiari e dalla società, solo per aver manifestato le loro idee e per essersi organizzati e incontrati con altri cittadini.
LA SETTIMANA SCORSA, L\'AVVOCATO DI LIU XIAOBO AVEVA PERÒ AVVERTITO: LA DEMOCRAZIA È UN TEMA LONTANO
Il Nobel Liu Xiaobo ha spesso preso in giro il suo amico, l\'avvocato Teng Biao: \"Tu sei bravo, riesci a non farti mai arrestare, così puoi continuare il tuo lavoro per la causa dei diritti umani\".
La moglie di Teng non ha notizie del marito da sabato, quando è stato portato via dalle forze di sicurezza.
Manifestazioni in CinaLa settimana scorsa, Teng aveva dato un\'intervista al \"Financial Times\" (disponibile qui: http://bit.ly/gPtakX ) nella quale spiegava che l\'eco delle proteste egiziane e tunisine era arrivata fino all\'Impero del Dragone, ma che era attutita e assorbita da un micidiale mix, \"fatto di di censura, paura, apatia e crescente ricchezza. Ci sono 80-90.000 proteste ogni anno in Cina (secondo uno studio di un ente statale cinese, sono addirittura il doppio, NdDago).
Questo significa che il popolo non è completamente assuefatto. Ma i manifestanti non si lanciano alla conquista della democrazia, preferiscono affrontare temi più concreti come espropri di terreni, corruzione, ingiustizie processuali, salari, ambiente. In parte perché il governo spesso chiude un occhio su queste proteste, ma anche perché molti le vedono come questioni più urgenti\".
Esercito contro i monaci tibetani(Il sito dell\'Encyclopædia Britannica ha pubblicato gli estratti dello studio della Chinese Academy of Social Sciences in cui si calcola che gli \"incidenti di massa\" - così vengono chiamate le manifestazioni di protesta, sono raddoppiati tra il 2004 e il 2010, arrivando alla cifra record di 180.000: http://bit.ly/e3JZ8Y )
Zapatero e Wen JiabaoIl realismo di Teng era sensato, ma non dimentichiamoci che le sue frasi sono simili a quelle pronunciate dagli analisti occidentali sulla Libia, e prima ancora sull\'Egitto: \"...lì la situazione è diversa, Gheddafi e Mubarak hanno un\'altra presa sulla popolazione, non ci sarà l\'effetto domino\". La velocità e la durezza, con cui il governo cinese lo scorso weekend ha reagito al primo vento di protesta, dimostrano come le cose, nei regimi di tutto il mondo, possono cambiare anche nel giro di 24 ore.
I prezzi di alimenti, case, beni di sussistenza, sono aumentati enormemente nella Cina degli ultimi anni, in particolare negli ultimi mesi. IUna piccola crepa nella Grande Muraglia si è aperta.
\"LE MANIFESTAZIONI DI DOMENICA SONO STATE UN SUCCESSO\"
Con \"Focus Taiwan\", un canale televisivo che trasmette da Taipei e dal quale trapelano notizie più attendibili sulla situazione cinese, ha parlato Wang Dan, dissidente cinese in esilio dai tempi della protesta a piazza Tien An Men del 1989, descrivendo le proteste di domenica scorsa \"un gran successo\". Non c\'è stata la rivoluzione, ma \"il nervosismo delle forze di sicurezza cinesi era sotto gli occhi di tutto il mondo.
In tutte le 13 città in cui si sono svolte le manifestazioni le autorità hanno disposto un numero insolitamente elevato di poliziotti. Questo è un segnale fortissimo: perché un governo che ha più informazioni sul suo popolo, del popolo stesso, si convince che forti movimenti popolari sono dietro l\'angolo? Le cose stanno cambiando, evidentemente \". Su Facebook ha poi scritto che si è trattato di un \"ottimo test, la prova generale di future proteste popolari\".
Manifestazioni cinesi del 20 febbraio Un poliziotto intima ad anziani manifestanti di allontanarsiMolti dissidenti cinesi negli anni scorsi si sono rifugiati a Taiwan. La CNN ha intervistato Cal Lujun, uno dei primi a finire in prigione per aver pubblicato su internet le sue critiche al regime (3 anni di galera, dal 2003 al 2006. È scappato a Taipei per evitare le persecuzioni che ha subito dopo la sua liberazione). Qui il video, http://bit.ly/hxu67x , in cui Cal si unisce alla gioia di attivisti e blogger per la mobilitazione di domenica.
LA VERSIONE DEL GOVERNO È (CHIARAMENTE) DIVERSA
La corrispondente a Pechino del network americano CBS racconta una storia diversa. Di proteste che hanno raccolto poche centinaia di persone, e di un numero impressionante di giornalisti e forze dell\'ordine. I primi speravano di testimoniare la nascita della rivoluzione cinese, i secondi pregavano di non doverla reprimere (ma erano prontissimi a farlo).
Racconta la CBS che nelle 13 città sono mancati i leader del movimento (e ti credo, li stavano arrestando), e che le forze di polizia si erano immaginate ben altri numeri. Sono impressionanti i resoconti delle forze di polizia. Il capo della sicurezza Zhou Yongkang non fa neanche finta di appartenere a un governo che permette la libertà di espressione. Nel suo comunicato alla stampa di regime ha affermato che \"bisogna sforzarsi per sopprimere ogni conflitto e protesta finché sono a un livello embrionale\".
Sui giornali e telegiornali cinesi, tutti controllati dal Partito Comunista, il messaggio sulle proteste in Medio Oriente è univoco: \"Attenzione. In quei paesi le sommosse hanno portato disordine economico e caos sociale\", e dappertutto si sottolinea il numero di morti registrato nelle sommosse. \"Una cittadinanza matura aspetta pazientemente il progresso\".
Forze antisommossa cinesiNon solo, si invita la popolazione a un maccartismo esplicito e capillare, a denunciare chi si oppone al regime. Sul \"Global Times\" si legge: \"è la responsabilità di ciascun patriota di contribuire agli sforzi fatti dal governo per gestire il dissenso, cooperando con le autorità per raggiungere la stabilità sociale\".
Liu Xiaobo e Julian AssangeEVITIAMO UNA FIGURACCIA?
Questo è il clima in cui si vive in Cina, un paese i cui leader, a dicembre, hanno minacciato tutte le ambasciate straniere di Oslo, ordinando ufficialmente ai diplomatici di non presenziare alla consegna del Nobel per la Pace (alla sedia vuota) di Liu Xiaobo. Leader che però sono stati accolti con tutti gli onori (non è un modo di dire: alla Casa Bianca, all\'Eliseo, a Villa Madama, alla Moncloa, sono stati osservati i cerimoniali riservati ai più stretti e rispettati alleati) da nazioni con solide tradizioni democratiche che avevano un disperato bisogno di vendere miliardi di euro in obbligazioni, e di avere miliardi di Yuan iniettati nelle loro economie sotto forma di investimenti.
Qualunque cosa succederà in Cina nelle prossime settimane, sia che le proteste riescano a scuotere - abbattere è davvero improbabile - il regime, sia che invece vengano arrestate e deportate altre centinaia di semplici cittadini, non bisogna dimenticare la condizione dei dissidenti cinesi.
la sedia vuota di liu xiaobo al NobelSui giornali occidentali continueranno a fioccare le \"photo opportunity\", in cui i dittatori oggi detronizzati sbaciucchiavano Berlusconi, Blair, Sarkozy, Obama e Bush. I media e l\'opinione pubblica criticheranno giustamente il Cavalier Pompetta per la sua \"relazione speciale\" con il Sultano di Tripoli; il governo francese per l\'amicizia offerta a Ben Alì fino a poche ore prima della sua caduta; l\'amministrazione americana di ieri e di oggi per i miliardi versati al morente faraone Mubarak.
Gheddafi con Beppe PisanuOcchio, però: il discorso \"la Cina ci serve economicamente e politicamente, non possiamo non mantenere buoni rapporti\", è esattamente lo stesso fatto con i suddetti dittatori negli ultimi 40 anni.
Allora delle due, l\'una. O smettiamo di scandalizzarci per l\'eccesso di realpolitik adottata dai governi di mezzo mondo con i regimi nordafricani, oppure bisogna sollevare davvero la questione dei diritti umani in Cina, smettendo di mascherare il silenzio con una pelosa condiscendenza (\"Eh, ma loro non sono pronti per la democrazia, per autodeterminarsi. Solo il regime funziona in quei posti. Figurati quando svegli le loro coscienze\").
Gheddafi nel con BerlusconiLa stessa condiscendenza è stata per anni riservata ai popoli arabi, condita dalla paura dell\'Islam radicale. Non sappiamo come finirà in Medio Oriente, ma finora le proteste ci hanno mostrato popoli che se anche non sono pronti, hanno una voglia disperata di autodeterminazione e cambiamento.
Gheddafi abbraccia DAlemaLe violenze contro i tibetani e le altre minoranze etniche e religiose, il sostegno incondizionato alle dittature birmana, nordcoreana e sudanese (e sono solo alcune), la continua soppressione di diritti civili e politici: sono fatti gravi quanto - se non di più - la corruzione e la repressione di Gheddafi e Mubarak. Gli abusi del regime cinese devono essere raccontati e combattuti, nonostante i soldi investiti in Occidente, nonostante il controllo sui media.
Quantomeno per non fare una figuraccia quando (semmai) ci indigneremo, o rideremo sarcastici, guardando le foto delle faccione sorridenti di Obama e Hu Jintao, di Zapatero e Wen Jiabao.