BAFFINO TRICOLORE - LA CROCIATA DI D'ALEMA CONTRO LE INGERENZE ESTERE SUL REFERENDUM: “IL PSE SI È SCHIERATO PER IL SÌ, COME L'AMBASCIATORE USA, JP MORGAN E LA MERKEL. DOVREBBERO FARSI I FATTI LORO E RISPETTARE IL POPOLO ITALIANO” - “SE VINCE IL SÌ VERDINI ENTRA NEL GOVERNO” - LA REPLICA DI “ALA”: “TU HAI GOVERNATO CON MASTELLA E BUTTIGLIONE”

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DALEMA RENZI DALEMA RENZI

D.MArt. per il “Corriere della Sera”

 

Il Tribunale amministrativo del Lazio (Tar) oggi decide - Seconda sezione bis presieduta da Elena Stanizzi - sui ricorsi di Sinistra italiana e del M5S (patrocinati, tra gli altri, dall'avvocato Enzo Palumbo) che mettono in dubbio la legittimità del decreto con cui è stato convocato dal governo il referendum costituzionale del 4 dicembre.

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A seguire, giovedì 20 ottobre il giudice ordinario ha fissato al Tribunale di Milano l' udienza sollevata dai ricorsi degli avvocati Bozzi, Tani e Besostri che praticamente viaggiano in parallelo con il ricorso dell' ex presidente della Consulta Valerio Onida che sarà discusso il 27 ottobre: davanti al Tribunale viene contestata la violazione del diritto riservato all' elettore di poter votare liberamente per esprimersi su quesiti referendari chiari e completi.

 

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Il calendario delle udienze, dunque, è fitto. Ma già stasera potrebbe esaurirsi il primo filone. Nel 2008, infatti, il Tar e il Consiglio di Stato dichiararono inammissibile il ricorso contro la legittimità del decreto di indizione dei comizi elettorali del «Porcellum» con la seguente motivazione: «L' atto non è impugnabile perché è a contenuto vincolato». Dunque, anche con il decreto che convoca il referendum (che si può scrivere in un solo modo, a parte la data della consultazione), il giudice amministrativo potrebbe scegliere di non pronunciarsi in via incidentale tanto da ritenere più che remota l' ipotesi di una sospensione degli effetti del decreto di convocazione del referendum con rinvio degli atti alla Corte costituzionale.

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Si vedrà, poi, cosa succederà al tribunale di Milano dove le probabilità teoriche che il giudice entri nel merito del ricorso sono più alte. Tutto questo succede mentre si è consumata l' ennesima domenica di campagna referendaria (ne mancano ancora sei) con scambi di accuse tra il fronte del Sì e del No.

 

Massimo D' Alema è tornato far sentire la sua voce: «Il Pse si è schierato per il Sì al referendum costituzionale, buon ultimo dopo l' ambasciatore americano, Jp Morgan, Confindustria e la signora Merkel. Tutti questi signori, compreso il Pse, dovrebbero farsi i fatti loro e rispettare il popolo italiano», ha detto l' ex premier a «In ½ Ora» di Lucia Annunziata. D' Alema ha aggiunto che, se vince il Sì, «Verdini entra nel governo» e si «consolida» il partito della Nazione. La replica di Ala: «Lui ha governato con Mastella e Buttiglione».

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Dal fronte del Sì, invece, si continua a insistere sull' utilità della riforma: «Bisogna ridare credibilità alle istituzioni e ridurre costi della politica, anche per questo il 4 dicembre al referendum sulla riforma costituzionale basta un Sì», ha detto a Milano il senatore del Pd Franco Mirabelli. C' è poi la campagna renziana per pescare voti a destra con il corredo di repliche da Forza Italia. «Se vince il Sì - ha detto Mara Carfagna - passa una riforma profondamente sbagliata».

 

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