Giusy Franzese per “Il Messaggero”
Da un lato le assemblee, le proteste, i cortei e le manifestazioni. Dall'altro la ricerca di una sponda politica. Ieri il Pd, ma il raggio di azione dei sindacati che rappresentano i lavoratori Alitalia non si pone limiti. Sinistra o destra va bene tutto, purché sia di aiuto alla causa che - di questo tutti sono coscienti - non è per nulla facile.
Il giorno dopo lo strappo con i vertici della newco Ita, i sindacati non si fermano e di certo non si rassegnano. In ballo ci sono migliaia di esuberi, migliaia di famiglie che tra un anno rischiano di trovarsi senza sostegno al reddito.
Nella trattativa con la newco c'è la richiesta di applicare il contratto nazionale per i 2.800 che saranno assorbiti da subito, ma c'è anche la questione ammortizzatori per tutti gli altri che invece non si sa ancora che fine faranno. La garanzia di un solo anno è troppo poco.
I TIMORI
Lo spettro della parola esodati torna a fare paura. Sono tantissimi quelli che temono di rimanere a breve senza lavoro, senza ammortizzatori sociali e senza i requisiti per ottenere la pensione. Oggi la protesta si trasferirà davanti alla Camera dei deputati, in piazza Montecitorio. L'hanno organizzata le sigle che l'altro ieri non hanno firmato l'accordo con i nuovi vertici: Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto aereo.
Si prevede una presenza massiccia di migliaia di lavoratori. La richiesta: intervenga il governo. «L'impostazione data a questo negoziato è inaccettabile, si parla soltanto con chi fa comodo», sottolinea Stefania Fabbri, segretaria regionale per il trasporto aereo della Fit Cisl Lazio.
Nello specifico i sindacati chiedono la proroga della cigs fino al 2025, il rispetto del contratto nazionale di lavoro, un confronto sulla definizione dei bandi di gara per manutenzione e handling con la conseguente tutela dei lavoratori coinvolti, l'aumento del Fondo di solidarietà del trasporto aereo.
«I nostri punti irrinunciabili sono la cassa integrazione fino al 2025, rispetto del contratto collettivo di lavoro e un accordo che garantisca il progressivo assorbimento di tutti i lavoratori di Alitalia da qui al 2025» spiega Fabrizio Cuscito, segretario Filt Cgil.
Poi in serata fa sentire la sua voce anche il numero uno Cgil, Maurizio Landini: «Intervenga il governo. La nuova società non può pensare di dare un calcio ai contratti nazionali e addirittura di non prendersi impegni precisi sia sul piano industriale che sulle assunzioni che devono essere fatte. Non abbiamo alcuna intenzione di usare soldi pubblici per firmare licenziamenti».
Mentre davanti alla sede di Ita i lavoratori continuavano a protestare, i sindacati sono andati ad esporre le loro ragioni e a chiedere sostegno alla sede del Pd al Nazareno. Missione riuscita, almeno nelle promesse e nelle dichiarazioni: «È urgente la convocazione di un tavolo nazionale in cui l'intero Governo si assuma la responsabilità politica del futuro della compagnia» scandisce al termine dell'incontro il vicesegretario del Pd, Giuseppe Provenzano, chiedendo «piena chiarezza sul percorso di riassorbimento in Ita del personale».
LO SFONDO
La discesa in campo del Pd produce subito un primo effetto domino: l'interessamento degli altri partiti, dalla Lega ai Cinquestelle fino a Leu. Sullo sfondo d'altronde ci sono le prossime elezioni amministrative nella Capitale e il bacino di voti dell'esteso mondo che gira attorno ad Alitalia fa comodo a tutti.
E infatti Virginia Raggi annuncia la convocazione dei sindacati. Per i sindacati l'importante è che le forze politiche si mobilitino: «Siamo fiduciosi che una parte del governo ha preso coscienza di un problema reale che cè su Alitalia, soprattutto su un'amministrazione dirigenziale aggressiva e su un mandato che neanche qualcuno allinterno del governo sa esattamente quale sia» afferma il responsabile nazionale Piloti Fit Cisl, Stefano Di Cesare. Il governo comunque non resta in silenzio.
È il ministro dei Trasporti, Enrico Giovannini, a riferire che «sul futuro delle persone che resteranno nella vecchia Alitalia, il ministro Orlando ha già individuato possibili soluzioni non solo per ammortizzatori sociali di breve termine, ma anche per una formazione continua».