Dagonota
Il bello di queste elezioni americane è che le previsioni sono nel migliore dei casi esercizio speculativo, spesso aria fritta, a volte dei bidoni senza precedenti. Trump il candidato impossibile che ora viaggia sereno verso la nomination, Clinton la candidata inevitabile che non riesce a evitare i pugni in faccia dell'arzillo vecchietto Bernie. Può questo ribaltone ribaltarsi ancora? Certo che sì. Possiamo noi poveri giornalisti prevedere cosa ci riserva il futuro prossimo delle primarie? Certo che no. Ma ci proviamo.
bernie sanders hillary clinton
Per azzoppare il palazzinaro che vola come un'aquila calva – simbolo americano e del suo costoso toupet – l'ultima cartuccia dei suoi nemici è un candidato indipendente, possibilmente repubblicano, sicuramente milionario. Per settimane si è parlato di Romney, nome che a qualunque persona sensata non può che suonare ridicolo.
Lo è, peccato che l'idea non sia di trovare un cavallo vincente, ma solo in grado di far perdere Trump. Uno che non abbia il timore di ''bruciarsi'' (e dopo aver perso le primarie 2008 e le elezioni 2012, Romney è perfetto), con un patrimonio personale e ricchi sostenitori in grado di condurre una battaglia decente.
bill clinton bernie sanders con la moglie jane
L'ultimo a rilanciare l'ipotesi del terzo incomodo è Bill Kristol, guru repubblicano, direttore del ''Weekly Standard'' e storico sodale di quel Robert Kagan che sul ''Washington Post'' ha chiamato Trump prima Frankenstein, poi Napoleone, infine direttamente fascista. Due vecchi volponi neoconservatori sguinzagliati da chi non vuole farsi soffiare il Grand Old Party da un liberal mascherato, che forse non aveva neanche messo in conto di arrivare così lontano nella corsa.
Kristol sabato sera aveva lanciato un tweet che apparentemente era una bomba: ''Occhio a questo weekend di vacanza: apparirà un candidato indipendente - uno convincente, con una squadra forte e una vera chance di farcela''. Il Memorial Day è passato, e l'unica cosa che per ora ha fatto seguito al cinguettio di Kristol è una mitragliata di contro-tweet di Trump, con il solito bouquet di ''perdente imbarazzante, sfigato, pupazzo'', corredato da appelli al partito repubblicano di deporre l'ascia e di sostenerlo.
Kristol ha risposto gongolando: ''Ero in viaggio, non mi ero accorto di aver sconvolto Donald. Mi dispiace che la sola menzione di un candidato indipendente sia in grado di innervosirlo così''. Fatto sta che il misterioso personaggio (ancora?) non si è palesato. Ma se lo facesse, il discourse sulla campagna di Trump passerebbe dall'euforico al funereo. Anche se per Donald potrebbe essere una doppia vittoria: evitare le rogne della presidenza e impersonare vita natural durante il ruolo di vittima scippata.
Saltando al di qua dello schieramento, cosa potrebbe far uscire Hillary dal funk (non nel senso del ritmo, ma di morale sotto i tacchi) in cui annaspa da mesi? La risposta è relativamente semplice: un ticket con Bernie Sanders. Il marpione Bill ha incontrato il rivale della moglie in privato, e gli avrebbe promesso una grande spinta in senso 'socialista' delle politiche clintoniane. In fondo, se non puoi batterli, unisciti a loro, cantavano i Queen.
Sanders ha vinto 20 Stati ed è ancora pieno di soldi e sostenitori, non è uno che sparisce da un momento all'altro. Pure Obama fu costretto a nominare Hillary Segretario di Stato, un ruolo più rilevante di quello di vice-presidente, che – salvo decessi improvvisi alla Casa Bianca – ha compiti piuttosto marginali, peraltro vincolati alla libertà che il Presidente gli accorda. Un ruolo istituzionale, fatto di cerimonie solenni, strette di mano e sessioni al Senato, che potrebbe spegnere i bollenti spiriti del socialista (finto) ribelle.
Sondaggi riservati commissionati dalla campagna Clinton vedono la strana coppia davanti a Trump di ben 9 punti. Naturalmente, si tratta di carta straccia, visto che il repubblicano non ha ancora un compagno di corsa (sarà una donna, quasi sicuramente). Però la dicono lunga sulla resa della Clinton all'ultimo arrivato Sanders, tanto che sarebbe già partita un'opera di 'digestione' da parte dei settori più conservatori del partito democratico.
Se ticket sarà, l'annuncio avverrà subito dopo le primarie in California, il prossimo martedì, proprio perché non pare più realistico il landslide, la valanga di voti per Hillary. Occhio, siamo sempre nel mondo del probabile, che in queste elezioni è poco più affidabile dei fondi di caffè...