CRISI DIPLOMATICA TRA BRASILE E INDONESIA PER I SEI CONDANNATI PER TRAFFICO DI DROGA - TRA CUI QUATTRO BRASILIANI - GIUSTIZIATI IN INDONESIA – DILMA ROUSSEFF: INDIGNATA E SGOMENTA

I condannati erano in carcere da circa un decennio, per casi diversi - Oltre 138 persone - di cui un terzo sono stranieri - sono tuttora nel braccio della morte in Indonesia, la maggior parte di esse per crimini legati alla droga. Il Paese, il più popoloso stato musulmano al mondo, ha una legislazione in materia tra le più severe al mondo…

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Lastampa.it

 

Sei condannati per traffico di droga - tra cui cinque stranieri - sono stati giustiziati nella notte mediante fucilazione in Indonesia, in un caso che ha già portato Brasile e Indonesia a ritirare i loro due ambasciatori per «consultazioni», dopo che appelli dell’ultimo minuto per risparmiare i loro concittadini erano stati respinti dal presidente Joko Widodo. 

 

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I condannati - quattro uomini da Brasile, Olanda, Nigeria e Malawi, una donna vietnamita e una donna indonesiana - sono stati giustiziati poco dopo mezzanotte; a parte la vietnamita, fucilata nella località di Boyolali, gli altri cinque sono stati fucilati simultaneamente in coppia vicino a un carcere di alta sicurezza sull’isola di Nusakambangan. 

DILMA ROUSSEFF E LULA DA SILVA DILMA ROUSSEFF E LULA DA SILVA

 

In un comunicato, la presidente brasiliana Dilma Rousseff ha dichiarato di essere «indignata e sgomenta», aggiungendo che l’esecuzione del suo cittadino Marco Moreira (53 anni) ha «colpito le relazioni tra i due Paesi». L’Olanda, tramite il suo ministro degli Esteri Bert Koenders, ha definito l’accaduto «un’inaccettabile negazione della dignità e integrità umana». I condannati erano in carcere da circa un decennio, per casi diversi; Moreira era stato arrestato nel 2003 all’aeroporto di Giakarta mentre trasportava 13 chili di cocaina. Il procuratore generale indonesiano, Muhammad Prasetyo, ha affermato di sperare che le esecuzioni avranno «un effetto deterrente» contro il traffico di stupefacenti. 

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Oltre 138 persone - di cui un terzo sono stranieri - sono tuttora nel braccio della morte in Indonesia, la maggior parte di esse per crimini legati alla droga. Il Paese, il più popoloso stato musulmano al mondo, ha una legislazione in materia tra le più severe al mondo, e ha reintrodotto la pena di morte nel 2013 dopo cinque anni di sospensione delle esecuzioni.  

 

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