Marco Ansaldo per "la Repubblica"
PAPA BENEDETTO XVI A MILANO jpegI divorziati risposati non possono essere ridotti a una «realtà peccatrice». E la Chiesa «deve trovare soluzioni» al loro caso. C'è una buona notizia che viene dal Sinodo dei vescovi in corso in Vaticano. Ed è la significativa apertura, da parte della Chiesa ufficiale, alle coppie divorziate e risposate, con una riflessione sui loro figli e l'accesso a comunione e sacramenti. Monsignor Felix Gmur ha 46 anni, ed è uno dei più giovani fra i vescovi partecipanti ai lavori.
papa ratzinger benedettoXVI lap01L'altro ieri, in un'aula che lo ascoltava con attenzione, e molte teste che annuivano, diceva: «Io conosco una coppia: sono sposati da 50 anni e tutti e due hanno alle spalle brevi esperienze matrimoniali. Questi 50 anni non contano nulla? È solo una realtà peccatrice? Forse qui la Chiesa deve immaginare un nuovo trattamento».
Così, il giovane episcopo Gmur è andato in profondità: «Pensiamo a una ragazza che vive con sua madre e con il compagno della madre - si è chiesto ancora - allora bisogna ripensare le relazioni del corpo della famiglia, del corpo della Chiesa e anche del corpo umano, della sessualità». Il suo appello non è stato il solo a risuonare nell'aula. Qualche giorno prima ne aveva accennato un monsignore di Malta, il vescovo Mario Grech: «Per le coppie di fatto che sentono l'insegnamento del Magistero come un macigno sulla loro testa e sui loro cuori - aveva detto - e trovano difficoltà a riconciliarsi con la Chiesa e forse con Dio, l'avere la Chiesa che cammina accanto a loro si rivela veramente come una buona notizia».
1 papa benedettoXVI repubblicaE il presule maltese ha poi continuato: «Direi che queste coppie oggi aspettano dal Sinodo un "messaggio imperiale", una parola illuminante come quella che ha pronunciato il Santo Padre a Milano. Cioè che "questo problema dei divorziati risposati è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi", e che "a queste persone dobbiamo dire che la Chiesa le ama, ma esse devono vedere e sentire questo amore"».
Così l'altro giorno, uno dei big alla riunione, l'arcivescovo Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca, si è espresso a favore di una soluzione: «Questo non è un tipico problema dell'Europa centrale» ha precisato, sottolineando che il tema «è sentito anche tra vescovi latinoamericani e africani».
MONSIGNOR FELIX GMUR jpegGli italiani non si sono tirati indietro. Un teologo riconosciuto come Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, ha caldeggiato «una decisa svolta nel senso della carità pastorale» sul tema dei divorziati risposati, ai quali è negata la comunione e, in particolare, dei loro figli, «che spesso vengono resi estranei ai sacramenti dalla non partecipazione dei loro genitori». E ieri mattina un altro nome importante, il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, rilevava alla Radio Vaticana che «nessuno è buttato fuori dalla comunità per una sua irregolarità di situazione familiare». Si tratta anzi di «creare spazi in cui ci sia accoglienza rispetto all'immagine del matrimonio che Gesù ci ha affidato ».
MONSIGNOR ROBERT ZOLLITSCH jpegBetori è anche il presidente della commissione per il messaggio conclusivo del Sinodo. Un testo che sarà emendato e messo ai voti venerdì. Data la rilevanza del tema e le posizioni più volte espresse da Papa e vescovi, non si esclude che l'argomento entri nel documento finale al voto. Due segnali di attenzione giungono in proposito.
La pubblicazione sull'ultimo numero di Civiltà cattolica, rivista che esce con l'imprimatur della Segreteria di Stato vaticana, di un approfondito articolo dal titolo "Separazioni e divorzi in Italia". E il fatto che lo stesso pezzo sia riportato sull'Osservatore Romano di ieri. Il Papa, dicono i bene informati, «forse sta preparando qualcosa su questo tema».